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Bullettino di archeologia cristiana — 5.1867

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Nr. 6 (Novembre e Decembre 1867)
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Secchia di piombo trovata nella Reggenza di Tunisi
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https://doi.org/10.11588/diglit.17354#0087

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— 81 —

manifestamente analogo a quello delle rappresentanze
solenni nelle absidi delle basiliche. Il quadro è chioso
da una fascia adorna di pampini e di grappoli. L'evan-
gelica parabola della vite è notissima; e per dichiarare
la convenienza di siffatto ornamento attorno alla scena
del campo inaffiato dalle acque vivificanti citerò la col-
letta della messa metrica scritta nel secolo in circa
quinto, testé scoperta dal eh. Mone (1).

Summe sator rerum, qui spinis cultor ademptis
Catholicae ecclesia? piantana fida locasti,
Flecte oculos ad vota pius, age mente serena
Haec ut apostolico fodiatur vinea rastro,
Adridens foliis, vivaci palmite vernans,
Roscida fonte tao, nullo cruciata vapore,
Nutriat aeternos felici genuine fructus,
Fertilis et placcai largo vindemia partii.

Non così chiara è la convenienza delle lotte di
animali frapposte ai principali gruppi simbolici. Ben-
ché non sia difficile il trovare sensi allegorici appli-
cabili a siffatte rappresentanze, pure io non sono punto
persuaso che V intenzione dell' artefice sia stata, in
ogni accessoria parte, simbolica e spirituale. Gli ar-
cheologi sanno, che Olimpiodoro consultò s. Nilo di-
scepolo del Crisostomo, se conveniva coprire le pareti
delle basiliche di immagini d'animali 'diversi e delle
loro cacce e pesche ; e il santo rispose biasimando
siffatte puerili decorazioni, che tolgono il luogo pro-
prio delle sacre storie dei due testamenti (2). Se era
invalso nel secolo quinto l'abuso di empire le pareti
delle chiese di siffatte scene d'animali senza scopo ve-
runo di simbolica significazione ed istruzione, molto
più ciò crederò fatto dall'artefice del nostro vaso. Il
quale non cesellò a suo talento le immagini quivi Ri-
levate ; ma le impresse con stampe diverse e Y una
dall'altra separate. Potè egli adunque adoperare im-
pronte di tipi sacri per le immagini principali, e di
tipi indifferenti, o tollerati nelle decorazioni di edifici
e di arnesi ecclesiastici, per empire gli spazii vuoti,
per i quali non aveva in pronto sufficiente copia di
punzoni ritraenti figure proprie del ciclo cristiano.

Molto più queste osservazioni applicherò all' im-
pronta d'una Nereide seduta sopra un ippocampo
stampata al fine della fascia dell'iscrizione. Vero è,
che gli antichi Cristiani assai predilessero le immagi-
ni del ciclo marino; e molte ne adoperarono nei par-
titi decorativi ed accessorii delle loro pitture; di al-
cune ( per esempio della testa dell'Oceano ) qualche
rara volta adottarono il medesimo tipo profano in
senso simbolico allusivo all' acqua spirituale. Se ne
veggano le prove nel tomo li della Roma sotterranea
pag. 357 e segg. ; e si pongano a confronto con la

(1) Lateinisclie und Griechische Messeri p. 31. L'ortografia del co-
dice è conforme alla pronuncia gallicana del latino nel secolo quinto: io
l'ho ridotta alla ordinaria ortografia per commodo dei lettori.

(2) Vedi Boldetti, Osserv. sui cemeteri p. 25, 26; Borgia, De cruce
velit. p. CXXI1 e segg. Martigny, Dictionnaire art. Animaux.

scoperta d'un musaico di Diè in Francia , che è an-
nunziata in questi fogli. Ma in niuna opera dell'arte
cristiana ricordo avere visto giammai le Nereidi sia
in luogo cospicuo, sia in alcuna parte accessoria. Nè
mi si opponga la cassettina ]d' argento illustrata da
Ennio Quirino Visconti (1); imperocché quivi la [soh
iscrizione dedicatoria ai due sposi è cristiana, l'arte-
fice però (non sappiamo se pagano o cristiano) , che
fece quel lavoro, non ebbe in mira in guisa veruna
l'arte cristiana , e ideò ed eseguì semplicemente un
arnese di mondo muliebre ornato di immagini al tutto
profane. La secchia adunque di Tunisi ci offre un
esempio fino ad oggi forse unico della licenza presa
da un artista di porre in un angolo della cornice
racchiudente scene di tipo simbolico cristiano l'imma-
gine d'una Nereide. Questa licenza però non è al tutto
arbitraria nè senza ragione veruna. La testa dell'Oceano
e le figure chimeriche di mostri marini furono tollerate
nelle decorazioni delle pitture cemeteriali e nelle scul-
ture scelte dai primi fedeli nelle officine pagane. Co-
teste fantastiche immagini nelle opere dell' arte pa-
gana solevano essere accompagnate con Tritoni e Ne-
reidi ; personificazioni spettanti assai più al ciclo co-
smico, che all'idolatrico. Laonde benché gli antichi
Cristiani nelle loro pitture e sculture abbiano di legge
oodinaria evitato cotesle rappresentanze dei dèmoni
marini, pure essendosi essi, per così dire, famigliarizza'i
coli'Oceano , cogli ippocampi e con altre simili im-
magini del corteggio di Nettuno, facile fu agli artisti
l'ardire un passo di più. In fatti i Tritoni sono ra-
rissimi nei cristiani sarcofagi, ma pure qualche volta
quivi appariscono nelle parti accessorie (2); ed ecco
oggi scopriamo una Nereide in vaso cristiano , im-
pressa però con una stampa certamente preparata per
uso di lavori d'arte profana.

Il gruppo , che adorna l'altra estremità della fa-
scia con lettere , è tanto nolo e frequente , che può
sembrare quasi inutile il ragionarne. Pure la molti-
plicità dei sensi mistici di quella composizione vuole
che io dia almeno un cenno intorno ad essa. I pa-
voni , che appressano il becco al collo d' un vaso ,
assai prima del secolo quarto furono aggregati agli
emblemi del ciclo simbolico cristiano: e per provarlo
basta citare la bellissima pietra sepolcrale trovata sotto
i miei occhi nel cimitero di Pretestato in mezzo a
sepolcri del secolo secondo o degli esordii del terzo,
ora nel museo lateranense ; ove alle due estremità
guizzano sull'acqua un delfino per parte, che spicca
il salto verso l'ancora eretta simboleggiante la croce.
Quivi nel mezzo due pavoni sono aggruppati col vaso
ansato, sulla cui bocca vediamo disposti i pani a for-
ma di ciambelloni, come più volte essi sono effigiati
in pitture ed in sculture pagane e cristiane. Quei
ciambelloni rappresentano le coronae consecratae, sulle
quali si consulti il testo storico della vita di Zefirino

(1) Visconti, Opere varie T. 1. pag. 216.

(2) Vedi Piper, Mylhologie und SymbolikJT. I p. 22i-
 
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