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Belvedere: Monatsschrift für Sammler und Kunstfreunde — Band 3.1923

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Casella, Giorgio: Dante ed i maestri Comacini, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.52317#0342

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I frati salvarono tanto tesoro a Ravenna rompendo dallo interno del chiostro
il muro cui stava appoggiato il sarcofago e forandone il lato posteriore.
Ecco come Corrado Ricci ricostituisce la commovente scena.
„Come i francescani apprendono ehe il papa permette ai fiorentini di levare
le ossa dall’arca e di trasferirle a Firenze, cauti e secreti, nella oscuritä della
notte, quando la cittä dorme nel silenzio, scendono dalle remote celle al
chiostro maggiore. Rischiarati da poche torcie si fermano di contro al muro
cui corrisponde l’arca lapidea e cominciano a battere e levare le pietre. Le
martellate echeggiano sotto le volte e come una angoscia stringe l’animo di
chi assiste al lavoro.
Finalmente risuona il marmo sepolcrale. I monaci colla mano tremante ac-
costano le torcie e illuminano piü da presso colui ehe scava. I primi colpi
di scalpello intaccano giä l’arca e il silenzio dei circostanti aumenta mentre
i cuori battono piü forte. Lo scalpello e penetrato e conviene allargare il foro.
L’opera continua e l’ansia cresce. La mano dell’artefice puö una buona volta
insinuarsi nell’urna e trarre fuori qualche piccola parte dello scheletro.
La presenza dei resti mortali del divino poeta desta sul labbro dei frati la
preghiera dei morti ehe sommessa mormora fra gli archi. Con una pertica
sottile o con un ferro si traggono al pertugio le ossa piü lontane. Finalmente
ecco afferrato il teschio; ma il teschio non passa pel troppo angusto forame
e converrebbe romperlo. Mai piü. Si allarghi pure il pertugio, si spezzi il
sarcofago, ma resti intatta la scatola anzi ,il preziosissimo scrigno‘ nel quäle
visse il cervello ehe fantasticö i regni di oltretomba nel poema immortale!
II lavoro dello scalpello ritorna di nuovo; la mano rientra e mentre tutti
attendono, quasi rattenendo il respiro, il cranio esce dal bujo ed umido loculo!
L’opera di salvataggio e compiuta; il monastero ricade nel suo silenzio e
a Ravenna sono conservate le ossa di Dante Älighieri.“
Nell’aprile del 1890 la parete del chiostro venne esaminata, e, riconosciuto
il rappezzamento del pertugio, a perpetua memoria vi fu murata una iscrizione.
Ma si noti ehe il nascondiglio dove i frati riposero in seguito i resti di Dante
doveva costituire esso pure un mistero. Probabilmente doveva essere il
segreto del guardiano. Ma il segreto se ne parti coi frati quando furono
soppressi nel 1810 e poi si smarri per via.
Alludeva a questo segreto quando uno dei frati nel dipartirsene avvertiva
ehe in Braccioforte doveva trovarsi un gran tesoro? E probabile ehe Dante
emigrasse in quel convento di nascondiglio in nascondiglio sempre pellegrino
anche dopo la morte.
Intanto il mistero durava.

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