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Stanisław Mossakowski
della cultura artistica e ideologica della casa natale
di Beatrice non pote non influire sulle scelte
stilistiche di Mattia Corvino. Si deve notare inoltre
che Mattia Corvino era homo novus fra i monarchi
europei.
In questi due casi, e poi anche a Buda, a Praga e
alla fine a Cracovia, si trattava della trasformazione
di edifici medioevali nelle residenze della prima eta
moderna in cui il nuovo aspetto artistico era dovuto
alle forme architettoniche decorative ereditate
dall'antichita romana. All'antica erano perció
i portali e gli stipiti delle finestre, i camini e le volte
a cassettoni con rosoni e, per quanto riguarda Castel
Nuovo, il portale a piu piani, magnificamente
scolpito che raffigurava 1'ingresso trionfale a Napoli
del primo monarca della nuova dinastia, Alfonso I
(1443) e sul portale interno 1'incoronazione di suo
figlio, Ferrante I (1458).
In tutti questi edifici vennero usate forme
architettoniche tardomedioevali, anche se ognuna di
esse in misura differente. Per tale motivo sia la
struttura della mole del Castel Nuovo di Napoli che
fungeva inoltre da fortezza medievale, sia la volta
gotico-catalana del vestibolo e della stupenda Gran
Sala (Sala dei Baroni, 1452-1457) non avevano
niente in comune con 1' antichita. Pure tardogotiche,
anche se in maniera diversa, erano le volte degli
interni del palazzo di Hradcany fra cui 1'enorme Sala
di Ladislao (1493-1500). E indubbio che le ali del
palazzo di Buda modernizzate da Mattia Corvino
(1470-1490) erano caratterizzate dall'analoga
coesistenza fra le forme medievali e quelle rina-
scimentali. Perció la ricchezza e la varieta dei portali
tardogotici e delle finestre del pianterreno e del
primo piano (1504-1529) del palazzo di Wawel, le
quali determinarono 1'originalita della residenza
cracoviana, non possono essere considerate come
qualcosa di completamente nuovo.
Nonostante la diversa genesi - "contemporanea"
e "antica" - delle forme utilizzate, agli occhi dei
destinatari gli edifici in questione costituivano un
insieme omogeneo, venivano paragonati con opere
antiche e, come tali, ammirati. Lo confermano le
opinioni degli umanisti. E cos! per esempio Pier
Andrea da Verrazzano, nell'operetta scritta in
occasione delle nozze di Beatrice d'Aragona con
Mattia Corvino (1476) termind la descrizione della
Gran Sala del Castel Nuovo, coronata dalia
splendida volta gotico-catalana, con le parole
secondo le quali e una mirabile opera d'architet-
tura, che non credo simile edificio si trovi oggi nel
mondo. Un altro umanista italiano, Antonio Bonfini
(1427-1505), segretario della regina Beatrice e
storico di corte di Mattia Corvino, insignito nel 1492
del titolo nobiliare da Ladislao Jagellone,
descrivendo il castello di Buda affermo che re Mattia
palatium instaurare coeperat, quod, si praestare
potuisset, plurium de superba vetustate referebat.
Anche il canonico Jan Konarski (1486-1522) nel
discorso di benvenuto diretto a Cracovia (il 4
febbraio 1515) al re Sigismondo che tornava dalia
spedizione di Moscovia pose una domanda retorica:
Ejus vero sacram et excelsam regiam, admirando
opere excrescentem, suspiciens, quis est, obsecro,
qui non secum cogitari possit, aut Janiculum suo
relicto Tyberi in ripis Istule concedisse, aut arcis
Tarpeje culmina in vostre Maiestatis hanc inclytam
urbem, et quidem cum ipso Marte demigrasse.
Quali erano dunque i motivi che spingevano
i monarchi della prima eta moderna a cercare
i modelli per la decorazione delle loro residenze
proprio negli edifici antichi? Il primo posto spetta
all'educazione di carattere umanistico, diffusa non
solo fra le elite intellettuali. Non va infatti dimen-
ticato che in tutta 1'Europa latina si insegnava a
leggere e a scrivere generalmente nella lingua degli
antichi romani servendosi sempre piu spesso delle
opere degli scrittori dell' antichita. Un buon esempio
in questa materia viene costituito dai consigli relativi
alle letture degli autori classici, racchiusi nel trattato
pedagogico De institutione regii pueri scritto fra il
1502 e il 1503 su commissione della regina Elisa-
betta, vedova di Casimiro Jagellone, e destinato al
figlio nascituro di Ladislao, re di Boemia e di Un-
gheria. Non e pertanto strano che i sovrani italiani
creassero, non solo per il prestigio, ricche collezioni
di libri fra cui spiccavano quelli degli autori greci e
romani. Essi fornivano, fra l'altro, informazioni
sulle opere d'arte e d'architettura della tanto
ammirata antichita stuzzicando 1'interesse per i resti
degli edifici antichi e dei manufatti archeologici che
venivano man mano riscoperti. A quei tempi si
diffuse, anche fra i sovrani, una vera e propria
passione collezionistica nei confronti delle opere
dell'arte antica. Gli oggetti acquistati venivano
sapientemente collocati ed esposti nelle residenze
nuove o modernizzate. Insieme ai dettagli rina-
scimentali, architettonici e scultorei, facevano
ulteriormente assumere a questi edifici semi-medie-
vali il carattere all'antica.
E cos! nel Castel Nuovo, completamente
ricostruito da Alfonso, la decorazione artistica
rinascimentale ispirata all' antichita, in cui spicca il
magnifico arco trionfale, era completata da una
collezione di sculture antiche, non cnservate ai nostri
tempi. Sopra il portale che conduceva dalia scalinata
del cortile alla Gran Sala era incastonata una scultura
della ninfa rievocante "Ariadna dormiente" la quale,
a partire dalia meta del XV secolo, era un motivo
quasi obbligatorio nei giardini letterari adiacenti ai
palazzi romani di quell'epoca. Nella sopra menzio-
nata descrizione di Pier Andrea da Verrazzano
Stanisław Mossakowski
della cultura artistica e ideologica della casa natale
di Beatrice non pote non influire sulle scelte
stilistiche di Mattia Corvino. Si deve notare inoltre
che Mattia Corvino era homo novus fra i monarchi
europei.
In questi due casi, e poi anche a Buda, a Praga e
alla fine a Cracovia, si trattava della trasformazione
di edifici medioevali nelle residenze della prima eta
moderna in cui il nuovo aspetto artistico era dovuto
alle forme architettoniche decorative ereditate
dall'antichita romana. All'antica erano perció
i portali e gli stipiti delle finestre, i camini e le volte
a cassettoni con rosoni e, per quanto riguarda Castel
Nuovo, il portale a piu piani, magnificamente
scolpito che raffigurava 1'ingresso trionfale a Napoli
del primo monarca della nuova dinastia, Alfonso I
(1443) e sul portale interno 1'incoronazione di suo
figlio, Ferrante I (1458).
In tutti questi edifici vennero usate forme
architettoniche tardomedioevali, anche se ognuna di
esse in misura differente. Per tale motivo sia la
struttura della mole del Castel Nuovo di Napoli che
fungeva inoltre da fortezza medievale, sia la volta
gotico-catalana del vestibolo e della stupenda Gran
Sala (Sala dei Baroni, 1452-1457) non avevano
niente in comune con 1' antichita. Pure tardogotiche,
anche se in maniera diversa, erano le volte degli
interni del palazzo di Hradcany fra cui 1'enorme Sala
di Ladislao (1493-1500). E indubbio che le ali del
palazzo di Buda modernizzate da Mattia Corvino
(1470-1490) erano caratterizzate dall'analoga
coesistenza fra le forme medievali e quelle rina-
scimentali. Perció la ricchezza e la varieta dei portali
tardogotici e delle finestre del pianterreno e del
primo piano (1504-1529) del palazzo di Wawel, le
quali determinarono 1'originalita della residenza
cracoviana, non possono essere considerate come
qualcosa di completamente nuovo.
Nonostante la diversa genesi - "contemporanea"
e "antica" - delle forme utilizzate, agli occhi dei
destinatari gli edifici in questione costituivano un
insieme omogeneo, venivano paragonati con opere
antiche e, come tali, ammirati. Lo confermano le
opinioni degli umanisti. E cos! per esempio Pier
Andrea da Verrazzano, nell'operetta scritta in
occasione delle nozze di Beatrice d'Aragona con
Mattia Corvino (1476) termind la descrizione della
Gran Sala del Castel Nuovo, coronata dalia
splendida volta gotico-catalana, con le parole
secondo le quali e una mirabile opera d'architet-
tura, che non credo simile edificio si trovi oggi nel
mondo. Un altro umanista italiano, Antonio Bonfini
(1427-1505), segretario della regina Beatrice e
storico di corte di Mattia Corvino, insignito nel 1492
del titolo nobiliare da Ladislao Jagellone,
descrivendo il castello di Buda affermo che re Mattia
palatium instaurare coeperat, quod, si praestare
potuisset, plurium de superba vetustate referebat.
Anche il canonico Jan Konarski (1486-1522) nel
discorso di benvenuto diretto a Cracovia (il 4
febbraio 1515) al re Sigismondo che tornava dalia
spedizione di Moscovia pose una domanda retorica:
Ejus vero sacram et excelsam regiam, admirando
opere excrescentem, suspiciens, quis est, obsecro,
qui non secum cogitari possit, aut Janiculum suo
relicto Tyberi in ripis Istule concedisse, aut arcis
Tarpeje culmina in vostre Maiestatis hanc inclytam
urbem, et quidem cum ipso Marte demigrasse.
Quali erano dunque i motivi che spingevano
i monarchi della prima eta moderna a cercare
i modelli per la decorazione delle loro residenze
proprio negli edifici antichi? Il primo posto spetta
all'educazione di carattere umanistico, diffusa non
solo fra le elite intellettuali. Non va infatti dimen-
ticato che in tutta 1'Europa latina si insegnava a
leggere e a scrivere generalmente nella lingua degli
antichi romani servendosi sempre piu spesso delle
opere degli scrittori dell' antichita. Un buon esempio
in questa materia viene costituito dai consigli relativi
alle letture degli autori classici, racchiusi nel trattato
pedagogico De institutione regii pueri scritto fra il
1502 e il 1503 su commissione della regina Elisa-
betta, vedova di Casimiro Jagellone, e destinato al
figlio nascituro di Ladislao, re di Boemia e di Un-
gheria. Non e pertanto strano che i sovrani italiani
creassero, non solo per il prestigio, ricche collezioni
di libri fra cui spiccavano quelli degli autori greci e
romani. Essi fornivano, fra l'altro, informazioni
sulle opere d'arte e d'architettura della tanto
ammirata antichita stuzzicando 1'interesse per i resti
degli edifici antichi e dei manufatti archeologici che
venivano man mano riscoperti. A quei tempi si
diffuse, anche fra i sovrani, una vera e propria
passione collezionistica nei confronti delle opere
dell'arte antica. Gli oggetti acquistati venivano
sapientemente collocati ed esposti nelle residenze
nuove o modernizzate. Insieme ai dettagli rina-
scimentali, architettonici e scultorei, facevano
ulteriormente assumere a questi edifici semi-medie-
vali il carattere all'antica.
E cos! nel Castel Nuovo, completamente
ricostruito da Alfonso, la decorazione artistica
rinascimentale ispirata all' antichita, in cui spicca il
magnifico arco trionfale, era completata da una
collezione di sculture antiche, non cnservate ai nostri
tempi. Sopra il portale che conduceva dalia scalinata
del cortile alla Gran Sala era incastonata una scultura
della ninfa rievocante "Ariadna dormiente" la quale,
a partire dalia meta del XV secolo, era un motivo
quasi obbligatorio nei giardini letterari adiacenti ai
palazzi romani di quell'epoca. Nella sopra menzio-
nata descrizione di Pier Andrea da Verrazzano