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Instytut Sztuki (Warschau) [Editor]; Państwowy Instytut Sztuki (bis 1959) [Editor]; Stowarzyszenie Historyków Sztuki [Editor]
Biuletyn Historii Sztuki — 78.2016

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Mossakowski, Stanisław: Europejski kontekst renesansowej przebudowy królewskiego pa³acu na Wawelu: Neapol - Urbino - Buda - Praga
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https://doi.org/10.11588/diglit.71008#0035

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Europejski kontekst renesansowej przebudowy królewskiego pałacu na Wawelu

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realizzazioni comunemente riconosciute e ammirate.
La piu importante di tali realizzazioni era la
magnifica residenza di Federico da Montefeltro a
Urbino costruita in diverse fasi negli anni 1455-
1482. Nel 1481 il marchese Federico Gonzaga, dopo
aver fatto diversi tentativi, riusci a ottenerne i
progetti completi (i disegni; li dui piani del palazzo)
i quali dovevano servire (ad grande instructione)
alla costruzione della nuova ala (Domus Nova) del
palazzo dei Gonzaga a Mantova (dal 1480). Nello
stesso periodo anche Lorenzo de' Medici riusci a
procurarsi le vedute e le misure degli interni della
residenza di Urbino. II 18 giugno 1481 l'architetto
Baccio Pontelli da lui mandato a Urbino informava
il suo committente che, quando i disegni fossero
terminati: habbia el tucto, la qual vedra a stantia
per stantia quanto e stato facto, et quanto se ha a
fare per fornir dicta Casa: la quale se M[agnifi-
cenza] V[ostra] la vedesse, credo li pareria vedere
una bella cosa per respecto a i cunci, intagli et altri
ornamenti che ce sono dentro.
L'insolita popolarita, di cui godevano fra i sov-
rani le soluzioni funzionali e compositive, nonche le
forme decorative applicate nel palazzo di Urbino,
era dovuta sia al valore artistico della costruzione
sia all'elevata posizione politica dello stesso
Federico da Montefeltro, il primo condottiero
d'Italia, e alle sue connessioni politiche. Il signore
di Urbino, inizialmente legato ai duchi di Milano, fu
dal 1451 al 1482, l'anno della sua morte, coman-
dante supremo dell'esercito degli Aragonesi napo-
letani, amico e fedele alleato dei successivi re di
questa dinastia, Alfonso I e suo figlio Ferrante I, il
che non era privo di significato per le questioni
artistiche.
Di grande importanza storico-artistica sarebbe
stato anche il matrimonio della figlia di Ferdinando
di Napoli, Beatrice d'Aragona, con Mattia Corvino
(1476) grazie al quale i rapporti politici fra il
condottiero italiano e il monarca ungherese -
esistenti gia dal 1475 e allacciati in seguito ai
comuni progetti antiturchi - divennero ancora piu
stretti. L'avvicinamento dei due principi, il cui segno
evidente era, fra l'altro, 1'invito diretto a Federico da
Montefeltro a partecipare alle nozze del re svoltesi a
Buda, spianava da se la strada che portava a
conoscere le composizioni e le forme della famosa
residenza di Urbino contribuendo anche alla loro
imitazione durante la modernizzazione del castello
di Buda.
Malgrado la nostra incompleta conoscenza
dell'originale aspetto del castello a Buda, basata su
scarse testimonianze iconografiche, sulle descrizioni
dei cronisti e sugli scavi che portarono alla luce i
resti dei dettagli architettonico-scultorei, e indubbio
che i costruttori delle nuove ali del palazzo presero

spesso a modello le soluzioni e le forme decorative
applicate a Urbino. Avvenne cos! sia con il giardino
"pensile", adagiato su un interno chiuso dalia volta
del primo piano, sia con 1'introduzione nel palazzo
di Corvino delle finestre incorniciate fra i pilastri
(cosiddette Traveefenster,finestra-campata). A quei
tempi era una soluzione unica applicata appunto per
la prima volta dai progettisti del palazzo di Urbino.
E proprio da Urbino, probabilmente attraverso
Buda, la finestra-campata arrivo nella Sala di Ladi-
slao del castello di Hradcany a Praga (1493) per
assumere poi la forma imponente al secondo piano
dell'ala occidentale del palazzo di Wawel, la cui
costruzione comincio nel 1504.
Possiamo supporre che dopo esser arrivato a
Buda alla fine del 1498 il trentunenne principe
Sigismondo sarebbe rimasto abbagliato dallo
splendore della ristrutturata residenza di suo fratello
la quale era cos! diversa dal palazzo di Cracovia
molto modesto a quei tempi. Lo Jagellone sarebbe
stato colpito dalle forme dell' architettura all 'antica,
che gli erano estranee, e da numerose sculture
ispirate alla mitologia che conosceva finora solo
grazie alle letture. Allo stesso tempo la sua
attenzione sarebbe stata attratta dal messaggio
ideologico di tutte queste opere. Nel momento in cui
Sigismondo scopri il mondo che gli era nuovo
nacque probabilmente il suo interesse per 1'archi-
tettura e per 1' arte cosi caratteristico per la sua futura
attivita che svolse sul trono polacco. Il castello di
Buda rappresentava per lo Jagellone anche 1'esempio
di un' armoniosa coesistenza fra le forme dell'archi-
tettura precedente e quelle ispirate all'antichita. La
coesistenza che pud essere considerata tanto natu-
rale per Sigismondo quanto per gli altri committenti
dell'architettura e dell'arte di quell'epoca compresi
gli italiani.
E molto plausibile che durante il suo soggiorno a
Buda (che - con intervalli - duro fino alla fine del
1501) il principe abbia consultato anche la
biblioteca conservata nel palazzo di suo fratello. Il
predecessore di Ladislao sul trono ungherese, Mattia
Corvino, raccolse in essa quasi tutte le opere piu
importanti dedicate alle questioni artistiche
comprese le opere latine di Vitruvio, Alberti e Pom-
ponio Guarico, nonche il trattato di Filarete tradotto
dall'italiano. Li Sigismondo conobbe anche i pro-
getti architettonici, sia disegni che modelli, simili a
quelli che in futuro sarebbero stati eseguiti per lui
dagli artigiani operanti sul colle di Wawel. La traccia
di questi interessi e visibile in una nota contenuta nel
suo libro dei conti datata a Buda il 19 novembre
1502: Italo qui picturas edificiorum dno principi
dedit Vzfl.
Come si accetta da tempo nella letteratura
scientifica polacca 1' arrivo a Cracovia (su 1'invito di
 
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