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Instytut Sztuki (Warschau) [Editor]; Państwowy Instytut Sztuki (bis 1959) [Editor]; Stowarzyszenie Historyków Sztuki [Editor]
Biuletyn Historii Sztuki — 78.2016

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Nr. 1
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Mossakowski, Stanisław: Europejski kontekst renesansowej przebudowy królewskiego pa³acu na Wawelu: Neapol - Urbino - Buda - Praga
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https://doi.org/10.11588/diglit.71008#0037

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Europejski kontekst renesansowej przebudowy królewskiego pałacu na Wawelu

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possis; ne quid nimis; moderata durant, e secondo
il loro significato ogni azione dovrebbe essere
efficace: respice finem; exitus acta probat. Non
mancano dei consigli puramente pratici: occasionem
nosce; quod ratio nequid saepe sanavit mora; digito
compesce labelum. Alcune iscrizioni, alla fine, si
riferiscono all'atteggiamento verso il prossimo e in
particolar modo verso i sudditi: cunctis esto
benignus, nernini blandus; mores amici noveris non
oderis; paucis familiaris, omnibus aequus, e perfino
ama osurus odi amaturus.
Tenendo presente che le nuove ali del palazzo
furono costruite dopo la nascita dell'erede al trono -
Sigismondo Augusto (1520) - e che la decorazione
dell'edificio, destinato soprattutto alla sua dimora,
venne rifinita dopo la sua incoronazione vivente rege
(1530), diventa ovvio che proprio il giovanissimo
monarca era il principale, pur non unico, destinatario
degli ammonimenti contenuti nelle sentenze latine.
Si pud inoltre supporre che anche Bona abbia
contribuito alla scelta delle iscrizioni visto che
vantava di un'istruzione umanistica eccellente. Basti
ricordare le significative parole del suo precettore
Crisostomo Colonna, letterato e poeta (1516): dna
dux Bona Sfortia [...] doctissima est,[...] 4 libros
Vergilii, multas Ciceronis epistulas, epigrammata
varia, italica multa, Petrarche scit memoriter,
doctissime scribit et loquitur. Fu proprio la regina,
nel 1529, a designare Giovanni Silvia de Mathio
(morto nel 1537) insegnante del suo figlio unico. Il
famoso grecista e giurista siciliano (chiamato anche
Joannes Silvius Siculus Amatus), che si e laureato a
Padova e che dal 1499 abitava a Cracovia, ebbe un
ruolo attivo nel far venire da Venezia in Polonia
delle stampe degli autori classici e, come alcuni
sospettano, compartecipo su commissione di Elisa-
betta d'Asburgo, vedova del re polacco Casimiro
Jagellone, alla redazione di uno scritto pedagogico
De institutione regii pueri (1502), che conteneva
una serie di ammonimenti simili a quelli racchiusi
nelle sentenze che decoravano il palazzo di Wawel.
E a lui che Sigismondo Augusto doveva la sua
educazione piu libresca e laica che casta e timorata
di Dio, il che divenne oggetto di un severo monito
da parte del vescovo di Cracovia Piotr Tomicki nel
1535.
Senza pregiudicare definitivamente a chi va
attribuita 1'idea di inserire le iscrizioni latine dal
contenuto educativo-morale nella decorazione della
residenza di Wawel, si deve notare che questa
insolita decisione, se veramente presa dalia regina,
poteva essere ispirata alla sua citta natale. Uno dei
pochissimi, se non addirittura quasi unico, palazzo
nobile nel quale sulle finestre della facciata e in
alcuni interni si trovano testi latini dal contenuto
didattico-moralizzante e il palazzo di Diomede

Carafa, conte di Maddaloni (circa 1406-1487),
molto ammirato in quell'epoca, edificato a Napoli
intorno al 1466. Diomede Carafa, che partecipo
all'assedio della citta da parte degli Aragona e
divento in seguito il piu stretto collaboratore del
bisnonno di Bona, Ferdinando I, e percio sopra-
nnominato da alcuni il secondo re, era anche un
collezionista eminente di iscrizioni e di sculture
antiche. Avendo ricevuto un'educazione umanistica
fu, fra l'altro, insegnante di Beatrice d'Aragona (la
futura moglie di Mattia Corvino e successivamente,
per un breve periodo di tempo la moglie di Ladislao
Jagellone) e l'autore, fra l'altro, del trattato peda-
gogico De regis et boni principis officio (circa
1480). E percio difficile supporre che la sua celebre
residenza di Napoli e i particolari della sua decora-
zione siano sfuggiti all'attenzione della futura
sovrana di Polonia che a lungo abito nella stessa
citta.
Grazie a tutte le informazioni qui riportate ci
rendiamo conto che le cose fondamentali per
comprendere 1'origine delle opere d'arte sono: la
conoscenza della formazione intellettuale dei
committenti, la comprensione del mondo delle loro
nozioni, nonche il ruolo delle loro esperienze
personali svolto nella scelta degli obiettivi delle
imprese artistiche. Tale problematica non viene di
solito scorta dagli storici dell'arte che concentrano
la propria attenzione soprattutto sull'opera stessa,
sugli artisti che la realizzarono, sulla loro pre-
parazione tecnica e sul loro talento personale. Le
ricerche in questo campo sono invece particolar-
mente importanti per poter comprendere 1'architet-
tura residenziale della prima eta moderna in quanto
la conoscenza del mondo delle idee dei fondatori,
del resto difficilmente reperibile nelle fonti, pud
facilitare a capire da cosa si lasciavano guidare -
consapevolmente o inconsciamente - scegliendo
i propri consiglieri e accettando le idee e i modelli
proposti dagli architetti e da altri artisti impiegati
nella realizzazione dell'opera.
Esaminando 1'architettura residenziale e indis-
pensabile riconoscere anche le funzioni primitive
degli interni dei palazzi in questione. Con il passar
del tempo esse diventavano spesso poco decifrabili
nonostante che una volta fossero importantissime
per i fruitori di questi edifici. E una questione di
grande rilevanza soprattutto per le residenze
monarchiche in quanto sarebbe un vero equivoco
paragonarle a costruzioni, pur stilisticamente affini,
ma destinate ad altri fruitori, come per esempio
edifici pubblici o quelli innalzati per i rappresentanti
di altri ceti sociali quali nobili minori o patrizi.
Le considerazioni effettuate hanno dimostrato in
che misura i sovrani della nostra parte latina
dell'Europa nella prima eta moderna, nonostante
 
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