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Trombetta, Paolo
Donatello — Roma [u.a.]: Loescher, 1887

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https://doi.org/10.11588/diglit.66195#0123

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— 87 -

II.
I cercatori di tesori.

Fra le tante cause eli distruzioni di monumenti bisogna an-
noverar, non ultima, l’avidità dei così detti cercatori di tesori. 1
Il suolo pubblico, le rovine eran proprietà loro: dovunque, po-
teano far scavi, distruggendo, abbattendo con la speranza so-
venti coronata di trovare una qualche anfora piena di medaglie,
un’armilla, qualcosa da convertire in tanti bei fiorini. Eran
conosciuti, rispettati come liberi esercenti una professione
onorata, un mestiere comodo e lucroso, che a nessuno veniva
in mente di domandarsi se per caso non fosse una ladreria.
Fra tali cercatori, due erano sopratutto noti, l’anno 1403, alle
comari dei quartieri, in cui più abbondavano i ruderi e le
rovine — forestieri certo, come si capiva all’accento e al vestir
loro. Giovani, allegri, mattacchioni, sempre insieme — l’uno
brutto e sparuto, l’altro impetuoso e fiero — si vedevan girare
per la. città, non curanti di cui li osservava, e spesso fermarsi
a bocca aperta per ore e ore innanzi a certe anticaglie, e
farne le grandi meraviglie; poi sedersi per terra o sopra un
ronchion di colonna e restar le giornate intere a disegnar un
capitello, un arco, un edificio; dicendo, senza interrompere il

1 Malmesbury, Gesta regum Anglor ; e anche Jacob ab Aquis,
Imago Mundi nel T. Ili, col 1603 dell’JZz'óA patr. monum. Script.
 
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