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Trombetta, Paolo
Donatello — Roma [u.a.]: Loescher, 1887

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https://doi.org/10.11588/diglit.66195#0201

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— 157 —

venire col signor Muntz, che il dualismo del movimento produce
delle brutte pieghe in quello della Vergine, del quale, come
Cicerone asseriva dell’abito delle Canefore di Policleto, si può
dire faccia testimonianza della verginità del corpo ohe ricopre.
Concludendo, a proposito di questo preziosissimo Altori-
lievo, si può davvero affermare, che Donatello comincia ove
tanti, e fra i migliori, finiscono.
IV.
Il “ Realismo „ di Donatello.

Non facciam questione di parole. E poiché Realismo s’ha
a chiamarlo, procuriamo solo d’intenderci sulla cosa da signi-
ficar con questa parola ; chè fu molto, non mai abbastanza
ripetuto, l’equivoco, la confusione nei vocaboli essere, a un
tempo, effetto e cagione del caos delle idee.
Fedro in una di quelle sue favole che traducevamo a scuola,
narra, se vi ricordate, d’un celebre istrione che faceva sbel-
licar dalle risa la plebe romana, imitando il grido d’un’oca.
Un contadino, che pare fosse un po’ geloso degli applausi e
del guadagno, a parer suo scroccati, dell’istrione, volendo su-
perarlo, se ne venne un giorno a teatro con un’anitra viva e
vera sotto il gabbano, e quando quegli ripetè il giochetto con
lo stesso esito felice, fè gridare il suo bipede : ma, invece dei
battimani, con suo sommo stupore, non riscosse che fischi!
Spiritoso apologo, che — come osserva Charles Blanc —
contiene la giusta definizione dell’Arte. Ciò, di cui si diverti-
vano gli spettatori non era evidentemente il grido dell’oca, sì
 
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