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lo sforzo felice dell’istrione nell’imitar quel grido. Cosi la de-
finizione che Francesco Bacone diè dell’Arte « Homo additus
Naturai » trova nella favoletta di Fedro una conferma e un
commento, eloquentissimi l’uno e l’altra.
Pascal ha detto : « Tutta la dignità dell’uomo sta nel pen-
siero. »
E ciò è vero per l’Arte, come per ogni altra forma della
nostra attività. Lo stesso pensatore scrive : « Qual vana cosa
la Pittura, che si cattiva l’ammirazione, mediante la somi-
glianza d’oggetti cui non ammiriamo quali in realtà sono !
Nulla di più giusto, se la Pittura, se l’Arte in generale, fosse la
riproduzione pura e semplice delle cose. Ma già codesta specie
di ripetizione non esiste neanche in natura; una spiga non
somiglia perfettamente a un’altra spiga, una rosa a un’altra
rosa; e, se cosi ne sembra, la è illusione dei nostri deboli
sensi. Nè codesta somiglianza assoluta riscontrasi tampoco nei
prodotti dell’industria. Come, dunque, pretender che l’opera
d’Arte sia la riproduzione fedele dell’oggetto reale? Impossi-
bile. E quando gli scrittori ci raccontano delle uve così bene
imitate dal pennello di Zeusi, che gli uccelli ingannati scende-
vano a darvi di becco; o della mosca riprodotta con tanta
verità da Giotto, che Cimabue si mise a scacciarla — bisogna
credere, essi scrittori abbian raccolto le storielle che corrono
in ogni tempo di bocca in bocca fra il volgo, senza darsi
la pena d’indagare quanto ci fosse di probabile, se non di
vero.
No; se l’Arte non fosse che una copia della Natura, sarebbe
perditempo e peggio ; Platone avrebbe avuto, non una, mille
ragioni di scacciar dalla sua Repubblica gli artisti. A che prò’,
difatti, codesta ripetizione degli oggetti reali? A che, codesta
seconda edizione d’un libro, la cui prima edizione, per quanto
da secoli milioni e milioni di lettori s’ingegnino a leggerlo,
non è ancora esaurita, nè è possibile s’esaurisca giammai? 0
architetto, pretendi tu su d'uno spazio limitato, con poche
colonne e vòlte, rivaleggiar con la Natura che ha piantato le
lo sforzo felice dell’istrione nell’imitar quel grido. Cosi la de-
finizione che Francesco Bacone diè dell’Arte « Homo additus
Naturai » trova nella favoletta di Fedro una conferma e un
commento, eloquentissimi l’uno e l’altra.
Pascal ha detto : « Tutta la dignità dell’uomo sta nel pen-
siero. »
E ciò è vero per l’Arte, come per ogni altra forma della
nostra attività. Lo stesso pensatore scrive : « Qual vana cosa
la Pittura, che si cattiva l’ammirazione, mediante la somi-
glianza d’oggetti cui non ammiriamo quali in realtà sono !
Nulla di più giusto, se la Pittura, se l’Arte in generale, fosse la
riproduzione pura e semplice delle cose. Ma già codesta specie
di ripetizione non esiste neanche in natura; una spiga non
somiglia perfettamente a un’altra spiga, una rosa a un’altra
rosa; e, se cosi ne sembra, la è illusione dei nostri deboli
sensi. Nè codesta somiglianza assoluta riscontrasi tampoco nei
prodotti dell’industria. Come, dunque, pretender che l’opera
d’Arte sia la riproduzione fedele dell’oggetto reale? Impossi-
bile. E quando gli scrittori ci raccontano delle uve così bene
imitate dal pennello di Zeusi, che gli uccelli ingannati scende-
vano a darvi di becco; o della mosca riprodotta con tanta
verità da Giotto, che Cimabue si mise a scacciarla — bisogna
credere, essi scrittori abbian raccolto le storielle che corrono
in ogni tempo di bocca in bocca fra il volgo, senza darsi
la pena d’indagare quanto ci fosse di probabile, se non di
vero.
No; se l’Arte non fosse che una copia della Natura, sarebbe
perditempo e peggio ; Platone avrebbe avuto, non una, mille
ragioni di scacciar dalla sua Repubblica gli artisti. A che prò’,
difatti, codesta ripetizione degli oggetti reali? A che, codesta
seconda edizione d’un libro, la cui prima edizione, per quanto
da secoli milioni e milioni di lettori s’ingegnino a leggerlo,
non è ancora esaurita, nè è possibile s’esaurisca giammai? 0
architetto, pretendi tu su d'uno spazio limitato, con poche
colonne e vòlte, rivaleggiar con la Natura che ha piantato le