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tante un giovinetto, che si estrae una spina dal piede. Aveva,
dunque, il grande Artista fiorentino veduto quest’originale o
qualche copia di esso? Non sapremmo affermarlo.
L’Albertini nel suo Opusculum de mirabilius nov. et vet. Urbis
Romae, dato alle stampe al cominciar del secolo XVI, 1 fa
una rassegna delle statue che a suo tempo già s’ammiravano
in questa città; — molte di esse evidentemente doveano già
essere state scoperte a’tempi del primo viaggio di Donatello.
Grhiberti nel suo Terzo Commentario ci parla in questi ter-
mini del disseppellimento d’un bellissimo Ermafrodito, a Roma,
sotto i suoi occhi: — « Ancora ho veduto in una temperata luce
cose scolpite molto perfette e fatte con grandissima arte e
diligenzia; fra le quali vidi in Roma, nell’olimpia quattro-
cento quaranta, una statua d’uno Ermafrodito, di grandezza
d’una fanciulla d’anni tredici; la quale statua era fatta con
mirabile ingegno. In detto tempo fu trovata in una chiavica,
sotto terra circa di braccia otto ; per cielo della detta chiavica
era il piano di detta scultura. La scultura era coperta di terra
per insino al pari della via. Rimondandosi el detto luogo,
che era sopra a Santo Celso, in detto lato si fermò uno scul-
tore: fece trarre fuori detta statua, e condussela a Santa
Cecilia in Trastevere, ove detto scultore lavorava una sepol-
tura d’uno Cardinale ; e d’essa aveva levato marmo per poterla
meglio conducere nella nostra terra. La quale statua, dottrina
et arte e magisterio non è possibile con lingua potere dire la
perfezione d’essa. Esso (cioè l’Ermafrodito) era in su uno ter-
reno vangato ; in esso terreno era gettato uno pannolino ; essa
statua era in su detto pannolino, et era svolta in modo mo-
strava la natura virile e la natura femminile; e le braccia
posate in terra, et incrocicchiate le mani l’una in sull’altra; e
distesa tiene l’una delle gambe; col dito grosso del piè aveva
preso el pannolino; in quella tirata del panno mostrava mi-
i 1510.
tante un giovinetto, che si estrae una spina dal piede. Aveva,
dunque, il grande Artista fiorentino veduto quest’originale o
qualche copia di esso? Non sapremmo affermarlo.
L’Albertini nel suo Opusculum de mirabilius nov. et vet. Urbis
Romae, dato alle stampe al cominciar del secolo XVI, 1 fa
una rassegna delle statue che a suo tempo già s’ammiravano
in questa città; — molte di esse evidentemente doveano già
essere state scoperte a’tempi del primo viaggio di Donatello.
Grhiberti nel suo Terzo Commentario ci parla in questi ter-
mini del disseppellimento d’un bellissimo Ermafrodito, a Roma,
sotto i suoi occhi: — « Ancora ho veduto in una temperata luce
cose scolpite molto perfette e fatte con grandissima arte e
diligenzia; fra le quali vidi in Roma, nell’olimpia quattro-
cento quaranta, una statua d’uno Ermafrodito, di grandezza
d’una fanciulla d’anni tredici; la quale statua era fatta con
mirabile ingegno. In detto tempo fu trovata in una chiavica,
sotto terra circa di braccia otto ; per cielo della detta chiavica
era il piano di detta scultura. La scultura era coperta di terra
per insino al pari della via. Rimondandosi el detto luogo,
che era sopra a Santo Celso, in detto lato si fermò uno scul-
tore: fece trarre fuori detta statua, e condussela a Santa
Cecilia in Trastevere, ove detto scultore lavorava una sepol-
tura d’uno Cardinale ; e d’essa aveva levato marmo per poterla
meglio conducere nella nostra terra. La quale statua, dottrina
et arte e magisterio non è possibile con lingua potere dire la
perfezione d’essa. Esso (cioè l’Ermafrodito) era in su uno ter-
reno vangato ; in esso terreno era gettato uno pannolino ; essa
statua era in su detto pannolino, et era svolta in modo mo-
strava la natura virile e la natura femminile; e le braccia
posate in terra, et incrocicchiate le mani l’una in sull’altra; e
distesa tiene l’una delle gambe; col dito grosso del piè aveva
preso el pannolino; in quella tirata del panno mostrava mi-
i 1510.