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Trombetta, Paolo
Donatello — Roma [u.a.]: Loescher, 1887

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https://doi.org/10.11588/diglit.66195#0240

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— 186

telligenza, tutto ciò che nell’uomo è suscettibile di progresso
passa per quel momento: prima, non è ancora; dopo, non è
più. Tra quel prima e quel dopo, è il minuto in cui i senti-
menti, le potenze dell’anima, il vigore e l’armonia del corpo
toccano il sommo; è il sogno fatto realtà.
Ecco il Momento che, nella lunga e laboriosa carriera di
Donatello, segnano, a parer nostro, tre statue:
il S. Giorgio
il Cupido
il David in bronzo.

Il San GIOVANNI EVANGELISTA
(S. Maria del Fiore, Firenze).

Ma prima d’esaminar codesti tre capilavori, degni in tutto
del più grande scultore, consideriamo il 8. Giovanni Evange-
lista1 che, decorava la facciata del Duomo, donde fu rimosso
per esser collocato, a molto sfavorevol lume, in una delle quat-
tro cappelle della tribuna, del pari che il S. Luca di Nanni
di Banco, e il S. Marco e il S. Matteo di Niccolò di Piero.
Maestosamente assiso, la sinistra sul Vangelo, la destra
abbandonata sul ginocchio, avvolto in ampia veste, cadente
nel più pittoresco disordine fino ai pie’ di cui non si scoprono
che le dita — l’atteggiamento del Santo non potrebb’esser
più nobile, ispirare maggior raccoglimento e venerazione. La
testa è anche qui piena di carattere, onde lungamente abbiam
titubato, se non era piuttosto da parlar di quest’opera nel capo
ove abbiam esanimato le altre, in cui si manifesta il ben in-
teso Realismo di Donato. Ma a farlo qui ci ha indotto la con-
siderazione che lo Scultore non istette pago, nel modellar questa

1 Appendice al presente voi.; Documenti IX, XVI, XVII, XIX.
 
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