RASSEGNA D’INSIGNI ARTISTI ITALIANI
A RICORDO DELL’INCREMENTO DATO AI MUSEI DI MILANO
DAL DIRETTORE GIUSEPPE BERTINI
OLENDO ripigliare il filo nella rievocazione degli acquisti fatti dal
defunto direttore a profitto delle nostre pubbliche raccolte, altri
valenti maestri ci si schierano dinnanzi, stando pur sempre fra i
Lombardi.
Il Bramantino.
Dopo avere ragionato di Vincenzo Foppa e dei Borgognoni,
non va dimenticato Bartolomeo Suardi, già scambiato col Foppa,
come si vide a proposito della grande tavola dell’Adorazione dei
Magi, nella Galleria Nazionale di Londra, che lo scrivente ebbe
la soddisfazione di rivendicare al vecchio caposcuola. Il sopran-
nome di Bramantino, col quale il Suardi è più generalmente conosciuto, ci richiama la
circostanza delle relazioni che egli dovette avere col grande architetto di Urbino; relazioni
che non poterono essere certamente se non quelle di scolaro verso il proprio maestro. Che
queste relazioni dovessero essersi esplicate principalmente nel campo dell’architettura è cosa
pili che plausibile, non fosse altro per la considerazione che Bramante da Urbino fu essen-
zialmente architetto di professione. Che la versatilità del suo ingegno nullameno lo avesse
indotto a provarsi anche in saggi di pittura, lo dimostrerebbero alcuni esempi da lui lasciati
in Milano, v. a. d. i grandiosi affreschi dell’antico palazzo Panigarola,
Nella vicina Badia di Chiaravalle poi havvi sopra un altare una singolare tavola di
un Cristo legato alla colonna, che dà luogo a discussione, nel dubbio se vada aggiudicato
al maestro o allo scolaro sopra ricordati. Mentre dalle guide è generalmente accennato
quafc opera del Suardi, a noi sembra invece che nulla, nelle rimanenti opere sue di pittura,
valga a giustificare tale attribuzione, e che, in considerazione della maniera grandiosa che
è dispiegata in quella pittura, in quella struttura poderosa del rappresentato, quasi per indu-
zione si debba ricorrere col pensiero al maggiore dei due artisti. E ciò tanto più quando
quella figura di Nostro Signore si paragoni con una analoga, che fa parte della raccolta
del generale Del Maino, in Milano, dove la mano del Suardi è ben più evidente.
Della tendenza ad allungare le figure, per parte di quest’ultimo, ci è manifesto esempio
la grande pala nella Pinacoteca di Brera, rappresentante la scena complessa della Crocejis-
sione (fig, ia). Trasportata da gran tempo dalla chiesa di Villinicino, in Brianza, nella
R. Galleria, stette, per molti anni, quasi bandita, in modo da non poter essere veduta, finché
il Bertini, guadagnato maggior spazio nelle sale, potè restituirla alla vista del pubblico,
collocandola nella sala della scuola lombarda. E forse l’opera di più grandi dimensioni da
L’Arte. IV, 13.
A RICORDO DELL’INCREMENTO DATO AI MUSEI DI MILANO
DAL DIRETTORE GIUSEPPE BERTINI
OLENDO ripigliare il filo nella rievocazione degli acquisti fatti dal
defunto direttore a profitto delle nostre pubbliche raccolte, altri
valenti maestri ci si schierano dinnanzi, stando pur sempre fra i
Lombardi.
Il Bramantino.
Dopo avere ragionato di Vincenzo Foppa e dei Borgognoni,
non va dimenticato Bartolomeo Suardi, già scambiato col Foppa,
come si vide a proposito della grande tavola dell’Adorazione dei
Magi, nella Galleria Nazionale di Londra, che lo scrivente ebbe
la soddisfazione di rivendicare al vecchio caposcuola. Il sopran-
nome di Bramantino, col quale il Suardi è più generalmente conosciuto, ci richiama la
circostanza delle relazioni che egli dovette avere col grande architetto di Urbino; relazioni
che non poterono essere certamente se non quelle di scolaro verso il proprio maestro. Che
queste relazioni dovessero essersi esplicate principalmente nel campo dell’architettura è cosa
pili che plausibile, non fosse altro per la considerazione che Bramante da Urbino fu essen-
zialmente architetto di professione. Che la versatilità del suo ingegno nullameno lo avesse
indotto a provarsi anche in saggi di pittura, lo dimostrerebbero alcuni esempi da lui lasciati
in Milano, v. a. d. i grandiosi affreschi dell’antico palazzo Panigarola,
Nella vicina Badia di Chiaravalle poi havvi sopra un altare una singolare tavola di
un Cristo legato alla colonna, che dà luogo a discussione, nel dubbio se vada aggiudicato
al maestro o allo scolaro sopra ricordati. Mentre dalle guide è generalmente accennato
quafc opera del Suardi, a noi sembra invece che nulla, nelle rimanenti opere sue di pittura,
valga a giustificare tale attribuzione, e che, in considerazione della maniera grandiosa che
è dispiegata in quella pittura, in quella struttura poderosa del rappresentato, quasi per indu-
zione si debba ricorrere col pensiero al maggiore dei due artisti. E ciò tanto più quando
quella figura di Nostro Signore si paragoni con una analoga, che fa parte della raccolta
del generale Del Maino, in Milano, dove la mano del Suardi è ben più evidente.
Della tendenza ad allungare le figure, per parte di quest’ultimo, ci è manifesto esempio
la grande pala nella Pinacoteca di Brera, rappresentante la scena complessa della Crocejis-
sione (fig, ia). Trasportata da gran tempo dalla chiesa di Villinicino, in Brianza, nella
R. Galleria, stette, per molti anni, quasi bandita, in modo da non poter essere veduta, finché
il Bertini, guadagnato maggior spazio nelle sale, potè restituirla alla vista del pubblico,
collocandola nella sala della scuola lombarda. E forse l’opera di più grandi dimensioni da
L’Arte. IV, 13.