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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 4.1901

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Fasc. 2
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Venturi, Adolfo: Arte contemporanea: Cesare Mariani
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https://doi.org/10.11588/diglit.24146#0151

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ARTE CONTEMPORANEA

Cesare Mariani.

UANDO corse per Roma la voce della morte di Cesare Mariani, i
più furono presi come da un sentimento di stupore ; pareva quasi
impossibile la scomparsa del vecchio artista, che tutti eravamo
avvezzi a considerare come una parte necessaria ed essenziale
della nostra città. La vita lunga, laboriosa e serena, la bontà
dell’animo, che l’aveva circondato d’amici, tutto aveva concorso
a farci credere che la sua bella e venerabile figura dovesse con-
tinuare a stare fra noi, senza misura di tempo, perchè il nostro
cuore è fatto così : inconsciamente l’amore e l’affezione gii fanno
dimenticare ciò che è umanamente necessario ed inevitabile.

La freschezza dello spirito del Mariani lo faceva ugualmente
amare dai vecchi, che avevano vissuto con lui, ai bei tempi delle
lotte, quando egli era apparso come un ardito novatore e dai giovani, che, pur così lontani
per gusto ed arte da lui, lo consideravano come il più schietto rappresentante della composta
arte dei padri, e ne accettavano volontieri il consiglio.

Nelle lotte, nelle discussioni, egli, il novatore del 1863, il compagno ardito del violento
Fracassini, portava la gioconda bontà del suo giudizio, componendo con una parola i dis-
sensi più violenti. Anche i più scapigliati s’inchinavano al vecchio maestro romano, che appa-
riva a tutti come l’esempio più bello di un’anima contenta della sua vita, trascorsa nel lavoro,
di un’anima ch’era riuscita a trovare quella pace e quella tranquillità che sono tanto rare.

A questa grande serenità di spirito aveva contribuito il lungo successo che lo aveva
accompagnato durante tutta la vita. Dalle prime scappatelle artistiche, quando istoriava di
caricature le pareti di palazzo Giustiniani, dove il padre era computista, e quando era punito
a scuola, perchè disegnava Pulcinelli invece di studiare, sino agli ultimi solenni lavori, l’arte
sua andò gradatamente svolgendosi ed affinandosi. Gli ottimi affari che il giovane faceva
con cRrte sue piccole macchie all’acquarello, che modestamente dipingeva e vendeva sul
luogo, sotto le arcate del Colosseo o fra i ruderi delle terme di Caracalla, acquietarono i timori
paterni, ed a Cesare Mariani fu concesso di pensare all’arte invece che alla conquista di una
computisteria principesca. Così egli si pose agli studi del disegno col Silvagni e col Delicati
prima, seguì poi i corsi dell’Accademia di San Luca, ed entrò alfine nello studio di Tommaso
Minardi, dove ebbe a condiscepoli il Fracassini e il De Sanctis.

Nel suo primo grande lavoro a Santa Maria in Monticelli, dove affrescò l’intera vòlta
e i due quadri ai lati dell’altar maggiore, egli si tenne fedelmente alla maniera del maestro,
e anzi sul disegno di lui dipinse a chiaroscuro la grande cantoria. Ma fu nel decorare la
chiesa dell’Arciconfraternita di Santa Lucia del Gonfalone ch’egli mostrò per la prima volta
tutta la sua valentìa, ed esordì in quella pittura storica a gran composizione, che doveva
 
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