GIACOMO SERPOTTA
(Continuaz. e fine. Vedi fascicolo precedente pag. yj)
L periodo di maggiore intensità creatrice pel Serpotta
comincia col secolo xvm.
L’oratorio di San Lorenzo aveva assicurata la sua fama
di decoratore, e non vi era compagnia o monastero che
non si servisse dell’opera sua. Però, fin da ora, una sen-
sibile trasformazione avviene nella figura modellata più
ampiamente ed anche con maggior sicurezza ; inoltre, a
poco a poco, vediamo il nostro artista sempre più acco-
starsi al vero, abbigliare i suoi personaggi col costume
del tempo; oppure, con felice intuito, mescolare motivi
antichi e moderni nelle vestimenta.
Le sue statue muliebri non sono difficilmente riconosci-
bili : hanno persona giunonica e slanciata, con un senso
talvolta di stanchezza; naso piccolo e affilato con la punta leggermente in su; boccuccia da
fanciulla; mani sempre pienotte, con fossette sul dorso.
Certo il Serpotta doveva esser già stanco del classicismo così abbondante nelle sue opere,
e ansioso cercatore, com’era, di nuovi concetti e di più soavi ispirazioni, si volse alla natura
viva e palpitante, diede libero sfogo al suo estro meraviglioso, e ritrasse nelle sue statue
modelli di bellezza, che richiamano così spesso il tipo muliebre siciliano. È vero che questa
ricerca minuziosa e instancabile del nuovo gli apporta qualche volta un’aria di leziosaggine
e di maniera; ma questi difetti, rimproveratigli da pedanti archeologi,1 non si sentono in
lui, così grande nella raffigurazione del soggetto, così plastico nella forma^ così gentile e
vario nell’atteggiamento.
Un’altra curiosa particolarità riscontriamo nel simbolo ch’egli adotta e che diviene sempre
più complicato e strano; onde l’artista ha compreso il bisogno di dichiarare il soggetto,
apponendo alla parete, sotto ogni statua, una targhetta col rispettivo nome. Accade però,
alcune volte, di non trovare codesta leggenda, e allora è necessario stillarsi il cervello prima
di arrivare, se pur ci si arriva, a una possibile spiegazione.
Il Serpotta, dotato di una straordinaria fantasia, si è sbizzarrito in mille concetti, che
non hanno l’ardimento e la vacuità seicentistica, ma una pacata e dolce eleganza; egli,
durante la sua opera lunga e febbrile, ha dato vari e molti aspetti alle sue leggiadre rappre-
sentazioni, a danno, se si vuole, talvolta della chiarezza, ma dappertutto ha lasciato impressa
la sua grande anima di artista.
Chiesa delle Stimmate. — L’abbadessa delle Stimmate di San Francesco, suor Giuseppa M.
1 II Salinas ricorda un illustre antiquario inglese, zetto del monumento messinese di Carlo IF, op. cit.,
che mise quasi in derisione il Serpotta {Di un boz- pag. 483).
(Continuaz. e fine. Vedi fascicolo precedente pag. yj)
L periodo di maggiore intensità creatrice pel Serpotta
comincia col secolo xvm.
L’oratorio di San Lorenzo aveva assicurata la sua fama
di decoratore, e non vi era compagnia o monastero che
non si servisse dell’opera sua. Però, fin da ora, una sen-
sibile trasformazione avviene nella figura modellata più
ampiamente ed anche con maggior sicurezza ; inoltre, a
poco a poco, vediamo il nostro artista sempre più acco-
starsi al vero, abbigliare i suoi personaggi col costume
del tempo; oppure, con felice intuito, mescolare motivi
antichi e moderni nelle vestimenta.
Le sue statue muliebri non sono difficilmente riconosci-
bili : hanno persona giunonica e slanciata, con un senso
talvolta di stanchezza; naso piccolo e affilato con la punta leggermente in su; boccuccia da
fanciulla; mani sempre pienotte, con fossette sul dorso.
Certo il Serpotta doveva esser già stanco del classicismo così abbondante nelle sue opere,
e ansioso cercatore, com’era, di nuovi concetti e di più soavi ispirazioni, si volse alla natura
viva e palpitante, diede libero sfogo al suo estro meraviglioso, e ritrasse nelle sue statue
modelli di bellezza, che richiamano così spesso il tipo muliebre siciliano. È vero che questa
ricerca minuziosa e instancabile del nuovo gli apporta qualche volta un’aria di leziosaggine
e di maniera; ma questi difetti, rimproveratigli da pedanti archeologi,1 non si sentono in
lui, così grande nella raffigurazione del soggetto, così plastico nella forma^ così gentile e
vario nell’atteggiamento.
Un’altra curiosa particolarità riscontriamo nel simbolo ch’egli adotta e che diviene sempre
più complicato e strano; onde l’artista ha compreso il bisogno di dichiarare il soggetto,
apponendo alla parete, sotto ogni statua, una targhetta col rispettivo nome. Accade però,
alcune volte, di non trovare codesta leggenda, e allora è necessario stillarsi il cervello prima
di arrivare, se pur ci si arriva, a una possibile spiegazione.
Il Serpotta, dotato di una straordinaria fantasia, si è sbizzarrito in mille concetti, che
non hanno l’ardimento e la vacuità seicentistica, ma una pacata e dolce eleganza; egli,
durante la sua opera lunga e febbrile, ha dato vari e molti aspetti alle sue leggiadre rappre-
sentazioni, a danno, se si vuole, talvolta della chiarezza, ma dappertutto ha lasciato impressa
la sua grande anima di artista.
Chiesa delle Stimmate. — L’abbadessa delle Stimmate di San Francesco, suor Giuseppa M.
1 II Salinas ricorda un illustre antiquario inglese, zetto del monumento messinese di Carlo IF, op. cit.,
che mise quasi in derisione il Serpotta {Di un boz- pag. 483).