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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 4.1901

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Fasc. 4
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Hermanin, Federico: Nuovi affreschi di Pietro Cavallini a Santa Cecilia in Trastevere
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https://doi.org/10.11588/diglit.24146#0285

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NUOVI AFFRESCHI DI PIETRO CAVALLINI

A SANTA CECILIA IN TRASTEVERE

el volume XXIII dell’Archivio della Società romana di storia
patria (pag. 397), ho dato brevemente conto degli affreschi sco-
perti nel coro delle monache di Santa Cecilia in Trastevere,
attribuiti a Pietro Cavallini. Ora, che nuove indagini hanno in
gran parte mutato le conclusioni alle quali ero venuto dopo la
prima scoperta, mi propongo di riassumere quanto si riferisce
all’affresco venuto in luce da più tempo per dare poi breve
notizia di ciò che è comparso durante gli ultimi lavori di scavo.
Queste nuove ricerche sono state fatte nel pavimento del coro,
che come ebbi già altra volta occasione di dire, è una tarda
costruzione del secolo decimosesto, la quale, innalzata subito al
principio della navata maggiore della basilica, nasconde la parete
interna della facciata e parte delle mura laterali.

Nel primo affresco si vede rappresentato Gesù in gloria entro una mandorla circondata
da angioli, arcangeli e cherubini. Ai lati dell’aureola stanno ritti in piedi, in atto di pre-
ghiera, la Beata Vergine e San Giovanni Battista; a destra della Madonna ed a sinistra del
Santo Precursore q il coro degli apostoli. Un frammento di fascia dai colori dell’iride, che
s’incurva verso l’alto, dove l’affresco è troncato in tutta la sua lunghezza, e che inferior-
mente è tangente colla mandorla di Gesù, fa supporre che al disopra dell’aureola del Reden-
tore dovesse essercene un’altra, ora distrutta, che probabilmente conteneva la figura di Dio
Padre od almeno la Mano divina colla corona. Questi affreschi che per bellezza, non solo
sostengono il paragone di quante più perfette pitture medievali si conservano in Italia, ma
che per grandiosità di disegno e per maestosa classicità di concetto e d’espressione vengono
a porsi fra le più eccellenti, hanno caratteri stilistici ed iconografici che le fanrjo subito
riconoscere come opere di un grande artista della fine del Duecento, nato e cresciuto a
Roma, nell’antico centro della coltura classica, dove anche nel più fitto medio evo si con-
servarono vive, di contro al bizantinismo signore di mezza Italia, traccie della robusta tra-
dizione dell’arte romana. Gli apostoli e gli angioli di Santa Cecilia derivano da modelli
statuari tunicati e togati.

11 paragone di queste pitture con i mosaici di cui Pietro Cavallini ha decorato l’abside
di Santa Maria in Trastevere, mi persuade assolutamente che a questo artista e non ad altri
debba attribuirsi l’affresco del coro di Santa Cecilia. Il paragone stilistico generale, l’iden-
tità assoluta dei vari tipi, la corrispondenza del colore, del disegno e della composizione;
tutto insomma mi fa credere a ciò che scrisse nel suo Commentario Lorenzo Ghiberti, seguito
poi dal Vasari, che Pietro Cavallini « nobilissimo maestro dipinse tutta di sua mano Santa
Cecilia in Trastevere. »
 
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