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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 4.1901

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Fasc. 3
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Biscaro, Gerolamo: Ancora di alcune opere giovanili di Lorenzo Lotto
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https://doi.org/10.11588/diglit.24146#0201

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ÀNCORA DI ALCUNE OPERE GIOVANILI DI LORENZO LOTTO

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trovare un elemento nordico nella lampadina
disegnata nella parete di sfondo, che dovrebbe
confermare l’attribuzione della paternità del
dipinto al solo pittore veneziano della fine del
secolo XV che per la sua prolungata dimora
in Germania aveva subito forti influenze set-
tentrionali. Ma ai miei occhi la lampadina,
che sta a simboleggiare la brevità della vita
umana, rappresenta una di quelle bizzarrie
di cui mostrò sempre di compiacersi il nostro
Lotto e che trova riscontro nel piccolo teschio
mezzo nascosto sotto le rose e i petali stac-
cati, nei quali si affonda la mano del perso-
naggio della Galleria Borghese, per indicare,
con maggiore verismo, lo stesso concetto della
brevità e fragilità della vita. D’altronde, oltre
al costume che è da veneziano e non da ol-
tremontano, anche i lineamenti del volto, il
naso aquilino e lo sguardo vivace e pene-
trante sono più da patrizio italiano che da
uomo del nord. Notevole è inoltre l’affinità
fra lo spirito e la tecnica dei due ritratti di
Napoli e di Vienna; severa l’espressione di
entrambi i personaggi che si direbbe fossero
abituati a comandare e a tenacemente volere,
levigata, nell’uno e nell’altro dipinto, la su-
perficie del colore come nelle altre opere gio-
vanili del Lotto ed in particolare nella Sacra
Famiglia (n. 1083) di Monaco.

Ripudiata la congettura della principale
collaborazione negli affreschi Onigo, di Gio-
vanni Gerolamo Pennacchi, artista troppo de-
bole per potergli assegnare i due guerrieri,
mi sentii tratto a dubitare fortemente anche
della concludenza dei documenti del gennaio
e aprile 1504 circa la parte avuta da maestro
Giovanni Matteo negli affreschi della casa Ba-
risan. La frase « occasione laborerii fictoris
facti in fazata domtis », ecc., non importa ne-
cessariamente che il lavoro eseguito da Gio-
vanni Matteo comprendesse tutto l’affresco
e in particolare le due stupende fasce, quella
superiore delle sirene musicanti e l’altra di sotto con arabeschi e trofei. TI pochissimo credito
che godevano i due pittori scelti come arbitri dal committente e da Giovanni Matteo, e la
poca entità di altri lavori affidati a costui anche dopo il 1504 fanno dubitare ch’egli avesse
tanta abilità da poter concepire ed eseguire quelle due fasce; come nel 1516 maestro Gio-
vanni Matteo ebbe incarico per poche lire di dipingere insieme con altro pittore da dozzina
alcuni fregi sotto la cornice del tetto e nei riquadri delle finestre della facciata della Scuola
del Santissimo, sulla quale nello stesso tempo avevano dipinto Andrea Previtali quattro
figure di Santi e il grande Tiziano un Cristo risorgente, chiamati appositamente da Venezia,
cosi poteva essere avvenuto prima per la facciata della casa Barisan: che incaricato un celebre

Lorenzo Lotto: San Vito e San Pietro Martire
Particolare d’una grande composizione
Recanati, Palazzo del Municipio (Fotogr. Anderson)
 
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