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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 4.1901

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Fasc. 4
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Supino, Igino Benvenuto: La facciata della basilica di San Lorenzo in Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.24146#0308

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I. B. SUPINO

2 6o

tissimo tempio, si sono riuniti in Comitato Promotore
di un concorso artistico per raccogliere disegni e mo-
delli destinati a quella facciata.

« Il Comitato, considerando che i migliori artisti
italiani debbono sentirsi animati dalla forte volontà di
misurarsi in una gara cosi nobile ed alta, bandisce
perciò il programma del concorso, e spera che questa
modesta iniziativa possa condurre all’auspicato compi-
mento dell’insigne Basilica dovuta alla pietà ed al
genio degli avi ».

Le speranze del Comitato non furono punto deluse.
Cinquantatre concorrenti di ogni parte d’Italia invia-
rono ben settantacinque progetti, e dei migliori tra
questi diamo una breve notizia.

* * *

Guardando al complesso dei progetti presentati, si
comprende come una delle preoccupazioni principali
di molti fra i concorrenti sia stata quella di fare ap-
parire il meno possibile le alette formate dalle testate
delle cappelle sfondate, che corrono lungo i fianchi
della basilica. È inutile di tornar qui sulla questione
tanto dibattuta, se cioè il Brunelleschi avrebbe imma-
ginato la sua chiesa fiancheggiata da cappelle ; è certo
— come abbiamo già detto — che nel 1461, cioè molti
anni dopo la morte di lui, non era terminato altro che
il braccio trasversale con la cappella maggiore e quelle
ad essa adiacenti ; e si comprende facilmente come,
potendosi solo allora aprire al culto questa parte della
nuova chiesa, la vecchia basilica ambrosiana dovesse
cominciare a demolirsi dopo quel tempo, e in seguito
si provvedesse alla costruzione di tutto il braccio prin-
cipale della chiesa. Il quale perciò è nato tutto di un
getto negli ultimi decenni del Quattrocento; e se le
cornici esterne della nave maggiore e di quelle mi-
nori dovettero per forza continuarsi in prosecuzione
di quelle del braccio trasversale, il rivestimento esterno
delle cappelle sfondate potè, da chi lo eseguì, essere
immaginato liberamente, con tipo architettonico e con
materiale costruttivo diversi dal resto.

In tutti i modi è curioso che si voglia credere che
alle due grandi chiese ideate dal Brunelleschi e non
finite o non eseguite da lui, i continuatori abbiano vo-
luto per forza aggiungere le cappelle che egli non
avrebbe concepite. Nessuno, ripetiamo, è in grado di
poter dire come il Brunelleschi avrebbe disposto la
nave maggiore o come avrebbe immaginato la deco-
razione della facciata; si può affermare però con si-
curezza che nel primo periodo del Quattrocento, e
specialmente a Firenze, ogni piano di qualunque edi-
fizio era nettamente indicato con un proprio ordine
architettonico; bisogna giungere al Sant’Andrea di
Mantova, cominciato dopo il 1471 da Luca Fancelli
sui disegni di Leon Battista Alberti, per trovare un
ordine unico colossale che orna tutta l’altezza di una
chiesa ; bisogna poi venire al Palladio e agli archi-

tetti del Cinquecento per avere le facciate delle chiese
con ordine unico che abbraccia vari sott’ordini. Perciò
noi crediamo errato il concetto cui si sono ispirati al-
cuni dei concorrenti di volere cioè riunire in un solo
ordine la decorazione della parte inferiore della fac-
ciata, innalzando da terra pilastri o colonne di propor-
zione sgraziata a sorreggere la piccola e minuta cornice
che corona le navate minori.

Parecchi concorrenti, inoltre, si sono eccessivamente
preoccupati di quella teoria tutta moderna, applicata
qualche volta a proposito ma troppo spesso a spro-
posito, secondo la quale la facciata deve dare un’idea
della struttura interna dell’edifizio ; e così hanno dato
coi loro progetti nè più nè meno che una sezione tras-
versale della chiesa. V’ ha persino chi è giunto a ripe-
tere all’esterno la struttura e la decorazione della pa-
rete interna della facciata, producendo l’effetto di una
fotografia coi raggi Roentgen.

* * *

Ciò premesso, prendiamo in esame i lavori più im-
portanti, cominciando da quelli i cui autori furono indi-
cati dalla Commissione giudicatrice come meritevoli di
prender parte a un nuovo concorso.1 II progetto n. 5
(fig. io) del prof. Dario Guidotti è ben disposto nella
sua Struttura generale; pecca invece per ecceso di de-
corazioni, molte delle quali ci sembrano di gusto troppo
moderno. Lo stesso Guidotti aveva presentato un altro
progetto con portico, ma anche in questo, nel quale
la parte inferiore è bene ordinata, rispondendo però
più al carattere dell’arte del San Gallo, che di quella
del Brunelleschi, v’è lo stesso abuso di nicchie, di
medaglioni e di altri accessori che disturbano l’armonia
dell’insieme. Il prof. Rodolfo Sabatini (fig. 11) è stato
invece molto parco di ornamenti. La sua facciata è
molto armonica e nel complesso ha il carattere del
Quattrocento fiorentino; nella decorazione dei due
piani superiori egli ha però moltiplicato le piccole
sformellature, così da rendere troppo monotono il mo-
tivo. All’ordine inferiore egli ha rigirato sulle canto-
nate l’architrave di fianco ai pilastri come già fece Fran-
cesco della Luna nel portico degl’innocenti, attiran-
dosi il biasimo del maestro secondo almeno quanto
ha scritto il Vasari.

Il progetto 11. 14 del prof. Enrico Lusini (fig. 12)
si stacca dagli altri per l’originale concezione della
parte superiore, ove in luogo dell’occhio si apre una
grande nicchia decorata a patere robbiane, destinata
a indicar bene il carattere della basilica secondo il tipo
tradizionale antico. La struttura generale è semplice
e chiara; i particolari, direttamente studiati e derivati 1

1 II cav. Vittorio Alinari ha pubblicato, raccolti in un bellissimo
Albo, tutti i progetti presentati al concorso; e dobbiamo alla cor-
tesia di lui se L'Arte può mostrare ai suoi lettori quelli degli archi-
tetti che dalla Commissione giudicatrice furono ammessi al nuovo
concorso. Di che qui gli rendiamo vivissime grazie.
 
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