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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 4.1901

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Fasc. 5
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Jacobsen, Emil: La galleria del Castello Sforzesco di Milano
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https://doi.org/10.11588/diglit.24146#0350

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3°°

EMIL JACOBSEN

Del Foppa qui abbiamo pure una Madonna che tiene davanti a sè il Bambino semi-
nudo, e che è collocata nell’apertura d’una finestra. E un quadro assai caratteristico, con-
dotto in modo assai fine. La veste della Madonna è rossa con scintille d’oro, il suo man-
tello splendente e bianco. La carnagione è grigia con lumeggiature bianchicce, simile a
quella del Ritratto d’uomo e della Madonna del Museo Poldi. Questa era già stata da me,
nel mio articolo : « Die Gemàlde der einheimischen Malerschule in Brescia »,1 assegnata
al Foppa, mentre dal Morelli è attribuita al Ferremola. Che il Ritratto d'uomo, il quale
dimostra una tecnica affatto identica, sia pure del Foppa e non di Ambrogio de Predis mi
sembra certo.

Di Giovanni Antonio Boltraffio si trovano qui due quadri-ale con tre figure maschili e
tre femminili di coloro che per voto li fecero dipingere, tutte e sei in ginocchio, sotto il
patronato di quattro santi. Ite teste dei sei devoti donatori sono di tutto profilo. Il loro
primitivo autore, nel quale l’influsso dell’antica scuola lombarda si mescola con quello di
Leonardo, ha relazione col quadro della National Gallery di Londra, il quale viene ingiu-
stamente attribuito al Borgognone. Alquanto posteriore dovrebbe essere la piccola e leg-
giadra Madonna. Nello sfondo si vede un fine paesaggio leggermente accennato.

L’affresco con una figura di Santa che tiene in mano una bandiera, certamente Santa
Orsola, è ancora senza denominazione, ma appartiene al Duino o ai suoi collaboratori.

Gaudenzio Ferrari è qui rappresentato soltanto da una predella, nella quale sono ritratti,
in cinque suddivisioni, Cristo e i. dodici apostoli.

Di Giampietrino la galleria possiede una magnifica Maddalena, vestita a mezzo e raffi-
gurata seduta. Lo sguardo ha languido, assetato d’amore, non molto contrito, anzi ! piuttosto
lascivo. E quasi ugualmente bella che l’Egeria che si trova presso il marchese Brivio. Una
Madonna col Bambino, attribuita pure al Giampietrino, è molto inferiore, freddissima nelle
tinte, e d’una tecnica leccata. A me sembra una copia neerlandese. Forse l’originale di questo
quadro fu quello simile, posseduto da sir Francis Cook, e che nel 1898 era all’esposizione
d’arte lombarda al « Burlington Fine Arts Club ».

A ragione s’attribuisce al Sodoma il diligente quadro rappresentante San Michele che
schiaccia il drago. Il colorito è fresco, le ombre grigie, oscure e molto forti, il paesaggio
amplissimo e di fattura larga. Un quadro molto simile a questo era esposto nel 1898 al
« Burlington Fine Arts Club ».

Fra i lombardi posteriori sono ancora da rilevare alcuni.

La grande Madonna (n. 178) non è del Battoni, ma di Panfilo Nuvoloni, detto il Murillo
Lombardo. A lui appartengono pure i quadri n. 181-83. La Madonna invece (n. 199) è del
Moncalvo.

Giuseppe Zais, il contemporaneo di Zuccarelli, è rappresentato da un assai buon pae-
saggio. I paesaggi dell’ultima metà del XVIH secolo meritano maggior considerazione di
quella che finora s’è data loro. Essi esprimono la stessa gioia di vivere, lo stesso sentimento
sereno che i quadri di Antonio Canale, del Guardi, del Longhi, ecc.

Scuola veneziana.

Una piccola testa di Madonna o di una Santa con corona, nimbo e bordure a bassori-
lievo era prima considerata come lavoro dell’antica arte neerlandese. Ma è più sicuramente
di quella veneziana primitiva.

Due piccole figure di Apostoli (n. 37) sono di mano di Carlo Crivelli. Esse rasentano
la caricatura, tuttavia mostrano intera l’impronta del maestro.

Non v’ha galleria al mondo che non considererebbe come una delle sue perle piu preziose
il Ritratto di Antonello da Messina. E una testa maestosa, modellata con metallica finitezza e

Jahrbuch der kónigl. preuss. Kunstsamml., 1896.
 
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