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EMIL JACOBSEN
potentemente espressiva ; solida, rigida, inesorabile, come fusa nel bronzo. Il bulbo dell’occhio
è inarcato, la carnagione leggermente rossiccia con ombre azzurrognole, la bocca fortemente
chiusa. Nei capelli, disposti a mo’ di parrucca, lumeggiamenti rossicci; intorno al capo una
corona di foglie verde-oscure. La figura potentemente ripiena di spirito antico, può dirsi
quasi mai dallo stesso maestro superata.
Molto diverso è il Ritratto di giovinetto con lineamenti femminili di Lorenzo Lotto.
Luce e ombre leggiadramente giuocano sul viso fine, che è divenuto tutto anima. Le eccel-
lenti tinte, che poco si distaccano, sono di un’armonia incantevole. Forse questo ritratto fu
ritagliato da un dipinto maggiore.
Al Lotto è pure attribuito il piccolo quadro: Lot con le figlie, interessantissimo, a tinte
chiare e un po’ fantastico. Si può però essere in dubbio se il quadro appartenga al giovane
Lotto o al Cariani. Il Cariani è ricordato dalla giovane fanciulla a destra, accarezzata dal
padre, e il Lotto poi da Lot stesso e in modo affatto speciale dalla fanciulla vestita di
azzurro, che versa vino, a destra, e che in una posa tutta lottesca guarda la sorella vestita
di bianco, che s’accosta tanto alla maniera del Lotto che a quella del Cariani. Il paesaggio
ha pure tanto del Lotto che del Cariani. Il tono rossiccio del colorito ricorda di nuovo il
Cariani, come pure la disposizione delle tinte delle due figure a destra. Il quadro, nel suo
assieme, ricorda le prime opere del Lotto, e specialmente la sua piccola Danae, che si trova
presso Lord Conway. Se sia del Lotto o del Cariani resta dunque al postutto un problema
insoluto. Del Lotto sono il taglio dei lineamenti, eccetto quelli di una figura femminile che
ricorda di nuovo piuttosto il Cariani, l’invenzione e lo stile, come esso si manifesta nelle
posizioni e nei movimenti delle figure; del Cariani, invece, è soprattutto il colorito. Mentre
del Lotto è nota una intera serie di piccoli quadri, del Cariani di rado se ne trovano.
Più facile da determinare è la mezza figura di una donna pregante che senza essere
brutta dimostra delle forme grossolane, anzi corpulente. La composizione assai semplice ha
qualche cosa di grandioso. Il ritratto è molto deperito, tuttavia non ha perduto la sua
potenza : è del Cariani.
Eccellente è la mezza figura di un uomo barbuto, vestito di nero, di Antonio Por-
denone. Egli appoggia la destra su un libro, mentre con la sinistra accarezza un pic-
colo cane bolognese. In alto, a destra, una finestra ad arco si apre su un paesaggio
semplice, leggermente tracciato a toni azzurri e giallo-grigi. A mezza altezza a sinistra è
firmato :
ANTONIVS
PORTVENSIS
OPYS
MDXXX.
Il ritratto è pel colorito un capolavoro. Tutto è finamente ponderato, tutto s’accorda e pro-
duce un effetto calmo e dignitoso. Il piccolo e bianco cane bolognese, dipinto magnifica-
mente, fa spiccare la severa figura dell’uomo vestito di nero. Quel giocarellare col cagnolino
porta nel quadro una nota di soavità che attenua l’espressione di asprezza e di austerità
che altrimenti il viso potrebbe dare. Dalla finestra aperta prorompe nel quadro un’ondata
d’aria e di luce.
Un buon ritratto è pure quello di una donna riccamente vestita, di Bernardino Licinio
(n. 28). Essa porta in testa una cuffia a cercine, assai frequente in quel tempo, e ricchi orna-
menti di perle al collo e sul petto. Il suo braccio destro si posa semplicemente sulla cornice
di legno del ritratto d’un giovane barbuto, certamente suo marito o suo amante. Il viso della
giovane dama ha lineamenti severi e imperiosi ; guarda il ritratto con un certo disdegno.
La capigliatura è rossiccia; il magnifico, splendente incarnato, sembra tolto ad un ardente
rosaio. Lo sfondo mostra un paesaggio azzurro-verde d’una grande semplicità di linee;
l’atmosfera è azzurra con strie giallognole.
EMIL JACOBSEN
potentemente espressiva ; solida, rigida, inesorabile, come fusa nel bronzo. Il bulbo dell’occhio
è inarcato, la carnagione leggermente rossiccia con ombre azzurrognole, la bocca fortemente
chiusa. Nei capelli, disposti a mo’ di parrucca, lumeggiamenti rossicci; intorno al capo una
corona di foglie verde-oscure. La figura potentemente ripiena di spirito antico, può dirsi
quasi mai dallo stesso maestro superata.
Molto diverso è il Ritratto di giovinetto con lineamenti femminili di Lorenzo Lotto.
Luce e ombre leggiadramente giuocano sul viso fine, che è divenuto tutto anima. Le eccel-
lenti tinte, che poco si distaccano, sono di un’armonia incantevole. Forse questo ritratto fu
ritagliato da un dipinto maggiore.
Al Lotto è pure attribuito il piccolo quadro: Lot con le figlie, interessantissimo, a tinte
chiare e un po’ fantastico. Si può però essere in dubbio se il quadro appartenga al giovane
Lotto o al Cariani. Il Cariani è ricordato dalla giovane fanciulla a destra, accarezzata dal
padre, e il Lotto poi da Lot stesso e in modo affatto speciale dalla fanciulla vestita di
azzurro, che versa vino, a destra, e che in una posa tutta lottesca guarda la sorella vestita
di bianco, che s’accosta tanto alla maniera del Lotto che a quella del Cariani. Il paesaggio
ha pure tanto del Lotto che del Cariani. Il tono rossiccio del colorito ricorda di nuovo il
Cariani, come pure la disposizione delle tinte delle due figure a destra. Il quadro, nel suo
assieme, ricorda le prime opere del Lotto, e specialmente la sua piccola Danae, che si trova
presso Lord Conway. Se sia del Lotto o del Cariani resta dunque al postutto un problema
insoluto. Del Lotto sono il taglio dei lineamenti, eccetto quelli di una figura femminile che
ricorda di nuovo piuttosto il Cariani, l’invenzione e lo stile, come esso si manifesta nelle
posizioni e nei movimenti delle figure; del Cariani, invece, è soprattutto il colorito. Mentre
del Lotto è nota una intera serie di piccoli quadri, del Cariani di rado se ne trovano.
Più facile da determinare è la mezza figura di una donna pregante che senza essere
brutta dimostra delle forme grossolane, anzi corpulente. La composizione assai semplice ha
qualche cosa di grandioso. Il ritratto è molto deperito, tuttavia non ha perduto la sua
potenza : è del Cariani.
Eccellente è la mezza figura di un uomo barbuto, vestito di nero, di Antonio Por-
denone. Egli appoggia la destra su un libro, mentre con la sinistra accarezza un pic-
colo cane bolognese. In alto, a destra, una finestra ad arco si apre su un paesaggio
semplice, leggermente tracciato a toni azzurri e giallo-grigi. A mezza altezza a sinistra è
firmato :
ANTONIVS
PORTVENSIS
OPYS
MDXXX.
Il ritratto è pel colorito un capolavoro. Tutto è finamente ponderato, tutto s’accorda e pro-
duce un effetto calmo e dignitoso. Il piccolo e bianco cane bolognese, dipinto magnifica-
mente, fa spiccare la severa figura dell’uomo vestito di nero. Quel giocarellare col cagnolino
porta nel quadro una nota di soavità che attenua l’espressione di asprezza e di austerità
che altrimenti il viso potrebbe dare. Dalla finestra aperta prorompe nel quadro un’ondata
d’aria e di luce.
Un buon ritratto è pure quello di una donna riccamente vestita, di Bernardino Licinio
(n. 28). Essa porta in testa una cuffia a cercine, assai frequente in quel tempo, e ricchi orna-
menti di perle al collo e sul petto. Il suo braccio destro si posa semplicemente sulla cornice
di legno del ritratto d’un giovane barbuto, certamente suo marito o suo amante. Il viso della
giovane dama ha lineamenti severi e imperiosi ; guarda il ritratto con un certo disdegno.
La capigliatura è rossiccia; il magnifico, splendente incarnato, sembra tolto ad un ardente
rosaio. Lo sfondo mostra un paesaggio azzurro-verde d’una grande semplicità di linee;
l’atmosfera è azzurra con strie giallognole.