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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 4.1901

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Fasc. 5
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Gavini, Ignazio Carlo: Santa Maria Assunta in Assergi, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24146#0378

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324

IGNAZIO CARLO GAVI NI

parte dei materiali, ci fornisce argomento a qualche conclusione. Tutta la fronte si può
dire divisa in senso verticale nelle sue parti organiche. A sinistra di chi guarda, la prima
parte, corrispondente a quel locale che il prof. Moscardi credette destinato a conservare
i libri sacri, sembra sia lì, col suo muro a sperone, a sostenere la navatella destra della
chiesa, che è nettamente limitata da due file di bugne spianate. Quindi la nave centrale,
con la sua abside addossata, erge a maggiore altezza l’edificio. La navatella di sinistra
ridiscende appresso con simmetria fino ad un’altra ben distinta fila di bugne spianate.
Seguono appoggiate a destra, e sempre decrescendo, la sacristia e il corpo della scaletta,
che discende da questa alla cripta. La costruzione di tutte queste parti, benché talune sem-
brano a posticcio addossate alle altre, mantiene fino ad una certa altezza un egual genere
di costruzione, consistente in pietra calcarea rozzamente squadrata e murata a malta senza
intonaco. Spicca questo muro dalla viva roccia sorgente dal terreno e va con lèggerà
pendenza, a forma di scarpata, fino sopra le cinque finestrelle che danno luce al sotterraneo,
cioè all’incirca al piano del pavimento della chiesa. Qui tutta la costruzione rivela una
maggiore accuratezza ; le pietre sono più ben tagliate, i filari più esattamente regolari, sicché
dobbiamo ritenerla di molto posteriore alla parte basamentale. Tale muratura va fino a pochi
metri sotto il tetto dell’attuale chiesa e ci dà con certezza il contorno superiore di una chiesa
più bassa dell’attuale. In questo tratto sono comprese due finestre murate, che, per la loro
posizione, meglio dimostrano la verità di quanto affermiamo. Proprio al disopra del tettarello
che ricopre l’abside sta situata la finestra che illuminava la nave centrale; e la buona lavo-
razione della pietra, la sua forma slanciata col sesto acuto e la strombatura tutto all’ingiro
ce la fanno apparire come opera del Rinascimento. L’altra finestrella, che meglio converrebbe
chiamare feritoia, sta a sinistra, e serviva a dare la sua scarsa luce alla navatella di destra.
La buona costruzione e la strombatura esterna fan sì che la si debba ritenere contempo-
ranea alla prima. Un’altra feritoia eguale doveva essere simmetricamente sulla navata sinistra;
ma evidentemente scomparve facendo i restauri di cui ancora si vede l’intonaco.

Queste finestre e la diversità di costruzione dalla zona basamentale ci fanno ritenere
che nel Rinascimento, restaurandosi la chiesa, si ricostruisse tutto il muro, lasciando però
a questa facciata la stessa forma della precedente fabbrica del XII secolo, di cui pure, come
vedremo in seguito, rimaneva tutto l’interno. E giacché a taluno non sembri arrischiata questa
nostra asserzione, osserveremo che la linea visibile dove terminavano le navatelle coincide
perfettamente con la pendenza e l’altezza che esse dovevano avere all’interno a giudicare
dagli arconi la cui forma è tuttora immutata.

Abbiamo dunque tre generi di costruzione sovrapposti e nettamente distinti in questa
facciata. Il primo, che costituisce la parte basamentale, deve, a parer mio, certamente attri-
buirsi alla chiesa del 1150, tanto più che ad esso internamente corrisponde la cripta che
già descrivemmo. Il secondo, che dal livello del pavimento della chiesa va fino al contorno
superiore dove poggiava il tetto, deve ritenersi un restauro del Rinascimento riproducente
nella massa la forma della precedente chiesa, di cui rimaneva l’interno. Il terzo, consistente
nei tratti di muratura più recente che vanno fino all’attuale copertura, costituisce la prova
degli ultimi rialzamenti subiti dall’ edificio. Possiamo così senza dubbio ricostruire ideal-
mente la primitiva chiesa e stabilirne le proporzioni che la rendevano bassa e tozza quanto
altra mai. Infatti, facendo una sezione trasversale sulle tre navi, dobbiamo assegnare alla
nave di mezzo un’altezza eguale press’a poco alla larghezza, che è di m. 7 dal pavimento
alle catene delle incavallature. Egualmente le due navatelle dovevano essere bassissime,
giacché il tetto, visibile all’interno, poggiava poco al disopra delle arcate per discendere
fino a m. 4 sulle pareti estreme.

Qual fosse la forma e il disegno della fronte principale non sappiamo immaginare,
giacché la facciata del Rinascimento copre tuttora il suo primitivo organismo, e i pochi
avanzi del XII secolo trovati nella chiesa nulla hanno che vi si riferisca. Forse la pietra
murata a destra della porta principale, in cui è scolpita la croce dei benedettini, è ancora
un avanzo della vecchia facciata.
 
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