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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 4.1901

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Fasc. 5
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24146#0406

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352

MISCELLANEA

classiche, la cornice di ricorso tra i grandi finestrati,
mentre s’imposta con la sua nicchia assai più alto
delle nicchie degli altri tabernacoli, e scende col doppio
ordine di mensoline, che ne sostengono la base, al
disotto della cornice dentellata in pietra che ricorre
intorno all’edifizio ininterrotta sotto la base di tutti
gli altri tabernacoli. E la cornice ricorrente in pietra
solo ai lati del tabernacolo classico è stata malamente
tagliata per dar luogo al sostegno della sua base. E
questo solo fatto sarebbe già un indizio manifesto del-
l’apposizione posteriore di quel sostegno ; ma vedremo
poi quando e perchè fu praticata quell’ interruzione
della cornice dentellata sotto la base del tabernacolo.

Per le grandi proporzioni del tutto insieme del ta-
bernacolo con la nicchia relativamente bassa, nella
ferma convinzione, come io era, che la statua del San
Lodovico non può essere inferiore per altezza alle
altre statue di Donatello o contemporanee degli altri
tabernacoli, credeva e credo tuttora che la statua, se
pure entrasse in quel senso, dèi che dubito, nel vuoto
della nicchia, non potrebbe ad ogni modo farvi un
buon effetto.

Di questi fatti reali o presupposti, ma probabili, io
faceva cenno, e aggiungeva che la grande massa del
tabernacolo, massime per la sua larghezza, ben si
addiceva, come fondo, al gruppo del Verrocchio. E
l’aver l’autore del tabernacolo aggiunto ai pilastri il
partito delle grosse colonne tortili, lisato anche in
altre opere consimili nella seconda metà del secolo xv,
costituisce una prova che egli volle cosi dare, in so-
stituzione della nicchia ridotta per ragioni d’arte, un
fondo ben proporzionato al gruppo, per il conveniente
suo effetto estetico.

Tutto ciò ho voluto esporre quale fatto retrospet-
tivo, per esprimere francamente la mia opinione sul
valore che hanno gli invocati documenti circa alla que-
stione del tabernacolo.

Giova ripetere, riassumendo, che prima della pub-
blicazione di quei documenti era già noto non solo che
Donatello aveva dopo il 1420 scolpito per la Parte
Guelfa il San Lodovico, ma che questa statua, collo-
cata allora nel tabernacolo del pilastro mediano sulla
fronte d’Or San Michele verso la via ora Calzatoli,
vi era rimasta a lungo, come tutti riferiscono gli sto-
rici che ne parlano, e precisamente, per certezza avu-
tane poi, sino al 1459. Nel quale anno era pur noto
che quel pilastro venne ceduto dalla Parte Guelfa al-
1’ LTniversità dei Mercanti, che ne prese possesso ef-
fettivo nel 1463, e fece ivi collocare in un tabernacolo
il gruppo del Cristo con San Tommaso allogato al
Verrocchio, e apporre il proprio stemma, scolpito in

terracotta invetriata da Luca della Robbia, in luogo
di quello che vi esisteva di Parte Guelfa.

Avendosi già tutte queste notizie, ben precisate
dal Franceschini, perchè desunte dagli stessi docu-
menti ora pubblicati dal De Fabriczy, è evidente che
la loro pubblicazione, per sè stessa, nulla sarebbe atta
a risolvere rispetto alla questione del tabernacolo,
che cioè quello, dove fu posto il San Lodovico e che
era opera di Donatello, fosse conservato quando il
pilastro fu ceduto al Tribunale di Mercanzia, e sia
proprio quello stesso ove è ora il gruppo del Ver-
rocchio. Converrebbe, per giungere a tale conclusione,
che i documenti ci dessero notizia esplicita del primo
fatto, o almeno, se non una formale descrizione del
tabernacolo, ce ne dessero bastevoli indicazioni ; ma
invece nulla in proposito contengono quei documenti,
e la questione non avrebbe perciò fatto pure un passo
verso la sua risoluzione.

Ma se nulla i documenti ci dicono per quei due
rispetti, ci offrono, per avventura, dati sufficienti a
dedurne indubbiamente che al tabernacolo, dov’era il
San Lodovico, ne venne sostituito uno nuovo per il
gruppo del Verrocchio, essendovi enunciato lo scopo
avuto dal Tribunale di Mercanzia nella compra del
pilastro di Parte Guelfa, certo per tutto rinnovarvi,
removendone i segni e ponendovi i propri, per ragioni
politiche ; deliberate le spese per il rinnovamento del
tabernacolo (ornamento), della statua e dello stemma;
e data perfino la formale indicazione che al taberna-
colo, quando vi si pose il gruppo del Verrocchio,
mancava alcuna cosa, la quale non poteva certo esser
mancata al tabernacolo ove il San Lodovico di Do-
natello era rimasto ben 36 anni. E quel che mancava
e fu ordinato che si facesse, data l’organatura del ta-
bernacolo, non altro poteva essere che l'ornativa del
sostegno, o doppio ordine di mensoline in marmo, che

10 Schmarsow attribuì al Verrocchio. Senza quel so-
stegno delle mensoline il tabernacolo, nel suo stile
classico, posando, come gli altri tabernacoli, sulla
cornice dentellata in pietra, non poteva certo fare un
bell’effetto. E perciò ben fu pensato a remuovere la
cornice dentellata per sostituirle nell’identico ufficio
di sostegno il doppio ordine delle mensoline, integrando

11 tabernacolo.

Avuta cosi la piena certezza che il tabernacolo
classico d’Or San Michele è posteriore al 1463, come
tutto si riordina perfettamente nel carattere evolutivo
dell’architettura del Rinascimento nel secolo xv !

Firenze, agosto 1901.

Dott. B. Marrai.
 
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