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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 4.1901

DOI issue:
Fasc. 6
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Calzini, Egidio: La galleria annessa all' Istituto di belle arti di Urbino
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https://doi.org/10.11588/diglit.24146#0415

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LA GALLERIA

ANNESSA ALL’ISTITUTO DI BELLE ARTI DI URBINO

UANDO la mattina del 2 giugno scorso in Urbino, poco prima che
si scoprisse la lapide a Giovanni Santi, potei ammirare un sì
cospicuo numero di lavori del padre di Raffaello, genialmente di-
sposti in una sala del celebre palazzo de’ Montefeltro, ove ha sede
la galleria annessa all’Istituto di belle arti, pensai di mandare
qualche notizia in proposito ai lettori del L'Arte, e pensai inoltre
che non sarebbe stato inopportuno divulgare la cognizione delle
principali pitture della galleria urbinate, le quali formano coi mo-
numenti che adornano la patria del Santi il maggior decoro della
città gentile che diè i natali a tanti e così nobili artisti ; poiché
la bella collezione urbinate presenta lavori di maestri egregi ed è in sostanza assai più prege-
vole di quanto si stimi. In ciò dunque la ragione del presente scritto.

Noto anzitutto che la modesta quanto utile mostra delle pitture del Santi —■ dodici
tavole, due tele e le fotografie di quasi tutte le opere del maestro — aperta al pubblico
per diversi giorni nelle splendide sale del « Magnifico », offerse il modo ai non numerosi
cultori de’ nostri studi di istituire preziosi raffronti stilistici agevolando la risoluzione di alcune
questioni circa la paternità di pitture fin qui erroneamente aggiudicate ad artisti che nulla
hanno di comune con esse, o troppo timidamente attribuite finora ai loro autori.

Delle due tele, ad esempio, rappresentanti l’una San Rocco e l’altra l’arcangelo Raffaele
col giovinetto Tobia, le quali appartengono, senza dubbio, al padre di Raffaello, troppe erano
ancora le incertezze per cui anche gli studiosi del luogo rimanevano nel dubbio tentennanti ;
Oggi invece, come dirò più avanti, in grazia appunto della piccola esposizione urbinate, tali
incertezze saranno ragionevolmente e per sempre dileguate, potendo restituire all’operosità
di Giovanni Santi le due pitture doppiamente preziose, per ciò ch’esse rappresentano due
lavori, su tela, della sua maniera più progredita.

Altrettanto si dica delle sei tavole oblunghe con figure d’apostoli esposte, nella stessa
sala del « Magnifico », dal Capitolo della Metropolitana, che ne è proprietario. Anche per
ciò che si riferisce a tali pitture, contestate fino a ieri e tolte al Santi persino dall’oratore
che fu chiamato per la circostanza a leggere il discorso commemorativo del maestro, è bello
poter asserire che mercè l’esposizione del giugno noi possiamo ora risolvere un problema
non mai bene chiarito finora, sebbene posto da critici perspicui come il Cavalcasene ed il
Morelli, i quali avvertirono già, senza dirne le ragioni, che le tavolette « falsamente attri-
buite a Luca Signorelli mostrano tutto il fare di Giovanni Santi ». Ma anche di tali pitture,
tornate nella sagrestia del duomo in compagnia della splendida tavola di Timoteo Viti con
i Santi Martino e Tommaso, e della preziosa tavoletta attribuita a Piero della Francesca,

L’Arte. IV, 46.
 
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