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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 4.1901

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Fasc. 6
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Calzini, Egidio: La galleria annessa all' Istituto di belle arti di Urbino
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https://doi.org/10.11588/diglit.24146#0448

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388

EGIDIO CALZINI

Nel volto della Vergine, e in quello del
Putto bellissimo — un gruppo degno di
Raffaello — e nelle bellissime teste dei due
santi è un forte impasto di colore, superiore
sotto questo aspetto per vigoria del pen-
nello ad altre opere del maestro, la cui
grazia e finitezza si rivelano come sempre
nel disegno e nello studio scrupoloso del
vero. I due' ritratti caratteristici e di una
evidenza meravigliosa hanno qualche cosa
nel colore dei grandi maestri veneziani,
che il Barocci sin da giovinetto guardò e
studiò con intelligente cura.

Il profilo della ordinatrice del quadro
presenta un particolare sfuggito fin qui agli
studiosi, un secondo esempio, voglio dire,
della incontentabilità dell’autore, il quale,
non soddisfatto di tale profilo, forse più
volte tentato sulla tela, finì col sovrapporvi
lo studio che di detto profilo doveva aver
fatto prima, com’era suo costume costante,
sopra un pezzo di carta. Ripetè quivi il
maestro ciò che narra mons. Lazzari rela-
tivamente al quadro del Perdono d'Assisi,
dove il Barocci, vedendo che la testa del
San Francesco non gli riusciva in quella
luce ch’ei desiderava, alla fine ve ne so-
stituì una eseguita sulla carta. 1 Dopo un
paziente esame del ritratto muliebre, il cui
profilo, per una certa ombra lieve che vi vedevo all’ intorno, parevami fosse stato ridotto
in proporzioni minori di quelle stabilite dapprima dall’artista, mi accorsi invece che tutta
la parte anteriore della testa, dipinta su carta, era stata dal maestro incollata sulla tela e dal
medesimo sapientemente raccordata nei margini col resto del dipinto.

E l’accordo delle tinte in tutto il quadro è davvero sorprendente : una vera armonia
non di suoni, ma di colori e di luce. Davanti a questa tela ben torna alla mente la risposta
del Barocci all’amico suo e protettore, il duca Francesco Maria: avendo questi un giorno
domandato al pittore che cosa facesse, egli rispose, accennando il quadro che dipingeva:
Sto accordando questa musica.

Proprio dirimpetto per chi entra nella prima sala detta delle « duchesse », si ammira la
più ampia tela del Barocci, non la più bella come vorrebbero i biografi suoi, con entrovi
rappresentate le Stimmate di Sa-n Francesco. Gesù apparisce al santo in forma di serafino.
La figura di frate Ruffino che sta seduto e guarda alla luce piovente dal cielo sul volto
di San Francesco è una grandiosa e bella figura, specialmente per l’atto della mano con
cui si difende dalla luce vivissima che gli viene dal santo : una figura che bene esprime,
come nota il Gherardi, la forza che si fa dall’ occhio quando si appunta in luogo troppo
luminoso. 2

Superiore a questa è la tela della Concezione. Tanto essa piacque a Giovanni Morelli,

1 II quadro del Perdono di San Francesco o d’As- della chiesa de’ Francescani in Urbino.
sisi stette per molti anni in galleria, ma poi, ridonata 2 La grande tela proviene dalla chiesa dei Cap-

la chiesa al culto, fu ricollocato all’altar maggiore puccini.

Fig. 21 — Donatello (?) : Busto di fanciullo
Urbino, Palazzo Ducale
(Fotografia del sig. Conte Castracane)
 
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