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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 4.1901

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Fasc. 6
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Gavini, Ignazio Carlo: Santa Maria Assunta in Assergi, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24146#0465

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SANTA MARIA ASSUNTA IN ASSURGI

405

suo posto. Riporto qui la dicitura della lapide, avvertendo il lettore che l’ultimo rigo rimase
per me d’incerta spiegazione:

M D A XXXVIII
A DI Vili
D a MADIO
HOC OPVS + F +

Od + LASSItl

Pochi altri avanzi restano nella chiesa come suppellettile ad attestare l’importanza che
essa ebbe in passato. E basterà ricordare uno stipo o cassone di legno intagliato sul davanti con
rose traforate allo stile gotico; una tavola che faceva parte dell’armadio che più sopra ho nomi-
nato e che più non esiste, in cui si vedono dipinte a tempera le estremità inferiori di tre santi e
che certamente faceva parte di qualche quadro del Rinascimento andato distrutto ; un alta-
rino barocco intagliato in legno dorato dentro cui è appesa una Madonnina su tela, imita-
zione o copia di un quadro del Cinquecento: un grande quadro ad olio su tela raffigurante
San Francesco d’Assisi alla grandezza del vero, lavoro del xvii secolo di qualche pregio.

* * *

Col Seicento termina la storia monumentale di Santa Maria di Assergi e ne comincia la
trasformazione barocca. Il gusto d’Italia tutta sentiva il bisogno di svincolarsi dalla sobria
eleganza del Cinquecento per slanciarsi nel fasto delle vecchie forme rimodernate e corrotte.
La chiesa era bassa ed oscura, il pavimento sconnesso, la decorazione troppo semplice e
squallida, gli stessi affreschi dovevano sembrare freddi e sbiaditi. Si aveva bisogno di luce,
di aria, di tinte bianche e vivaci, di dorature, di cartocci, di puttini svolazzanti su per gli
stucchi. Non si ebbe il coraggio di smantellare la facciata, ma l’interno della chiesa subì
trasformazioni organiche tali da cancellare ogni carattere di rinascenza. Gli artisti del xvm se-
colo non si fecero scrupolo di spiccar vòlte su quadri dipinti a fresco, di seppellire colonne
dentro piloni di muratura, per creare nella navata maggiore l’ordine composito che tuttora
esiste. La riquadratura delle colonne ebbe luogo, a quanto riferisce il Tornei, nel 1746,
mentre veniva ristuccato tutto l’interno del tempio, e pochi anni dopo, nel 1781, si dava
mano a rialzare la nave di mezzo, rifacendo la volta in camera-canna in modo che nei fianchi
otto finestre mandassero abbondante luce. 1 Naturalmente si 'dovettero murare la finestra
sestiacuta di sopra all’abside ed il rosone della facciata, dietro cui si applicò un organo ed il
palco per i cantori. Questi lavori sono ricordati in una iscrizione che si legge nella parete
di fondo, cosi concepita: D. O. M. Templum hoc B. M. V. die. ab Episcopo Forcon. dedic.
anno iijo ad altiorem formavi reductum est anno iy8i.

Quanta distanza e quanta differenza fra queste due date! Perfino la facciata del secolo
decimoquinto, che i barocchi avevano lasciato intatta, nel decimonono fu deturpata con una
loggia bruttissima per seguir 1’ uso di mostrare al popolo, nelle grandi solennità, le reliquie
di San Franco. Eppure l’arcivescovo monsignor Filippi, nel 1868, quando si metteva mano
all’opera, non solo negò il suo consenso, ma si adoperò, perfino con l’interdetto, a far sospen-
dere il lavoro incominciato; ma contro la ignoranza fanatica della popolazione nulla valse e
non potè impedirsi lo sconcio. E se oggi oso sperare che con nobile risoluzione si voglia
riparare al malfatto, gli è solamente perchè conosco di quali istinti di progresso e civiltà sono
animate le persone più intelligenti di Assergi.

Termino questo lungo inventario esprimendo un mio particolare desiderio. Si conservi
presso la chiesa una raccolta dei frammenti di opere d’arte che io lasciai sparsi come trovai, e
la si conservi in modo da metterla al sicuro contro la distruzione del tempo. Ne avrà maggior
lustro il paese e la storia monumentale abruzzese.

Roma 1901. Ignazio Carlo Gavini.

1 Moscardi, op. cit., pag. 6,
 
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