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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 4.1901

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[Appendice]: Arte decorativa
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Bertini, Ugo: Un intagliatore bolognese del secolo XVI
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https://doi.org/10.11588/diglit.24146#0520

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ARTE DECORATIVA

. Fu una fioritura: nuova, un immenso tripudio decorativo quello che sorse allora; i dorati
virgulti si attortigliarono alle svelte colonnine delle . ancone, corsero in zone attorno agli
scomparti dei soffitti ; gli steli, i petali, le foglioline incorniciarono , con la loro, delicata
struttura le tavole dei quattrocentisti, che rifulsero di luce e di tonalità nuove. Un esempio
tipico ci è offerto dall’altare Boncompagni nella chiesa di San Martino (fig. 4). E quando
i Bolognesi furono allietati dalla visione e dal possesso d’uno tra i più ammirabili dipinti
del glorioso Urbinàte, la Santa Cecilia, il Marchesi fu il solo ritenuto degno di poter armo-
nizzare colla sua fantasia decorativa tanto magistero d’arte (fig. 5).

E a deplorare che il capolavoro del maraviglioso dipintore, che, dopo le note peregri-
nazioni, forma oggi il più nobile ornamento della Pinacoteca di Bologna, non sia più inqua-
drato nella cornice formigginesca, che è rimasta a San Giovanni in Monte, a testimoniare
l’eccellenza del senso decorativo del suo autore e nel tempo stesso ad incorniciare una copia
che, in mezzo agli splendori artistici di cui è ricca quell’antica chiesa, fa pompa di tutta
l’ignominiosa sua bruttezza.

Qui mi cade in acconcio ricordare come la chiesa anzidetta possegga un altro prezioso
cimelio d’arte che alla Mostra d’arte sacra del 1900 tenuta in San Francesco fu oggetto
della generale ammirazione. Sono quattro angioli intagliati in legno e policromati sostenenti
il candelabro (fig'. 6) che anticamente erano situati sull’altare di Santa Cecilia e che dove-
vano stupendamente completare la visione estetica dell’insieme, così come la volevano i
nostri grandi. Tutto fa credere che anche questi angioli siano opera del Marchesi, che pro-
babilmente li eseguì sopra disegno dello stesso Raffaello. Che se il divino Urbinate nella
concezione di quest’opera decorativa non ebbe parte alcuna, ciò dimostra una volta di più
la potenza assimilatrice del nostro artista, perchè, come si può scorgere dall’incisione, il
raffaellismo in tutta l’estensione e la precisione della parola non potrebbe emergere più
chiaramente.

Andrea Marchesi, come tutti i grandi, fu creatore d’una scuola d’intagliatori che son
noti sotto il nome di formiggineschi, e che durante tutto il secolo XVI riempirono d’intagli
le chiese di Bologna. Ma mentre l’arte del primo, elaborata, classica, contenuta nei limiti
di una fantasia vivace, ma saggiamente equilibrata, rimase il tipo della stilizzazione deco-
rativa, l’arte degl’imitatori cominciando dal figlio Jacopo fu assai diversa, perdette ciò che
chiaramente il senso del ritmo e l’agilità delle forme, divenne più innaturale, più studiata,
ed unilaterale, terminando poi coll’aprire la via al Seicento.

Chiudo questo brevissimo cenno non senza formulare l’augurio che la vita e le opere
di Andrea Marchesi siano fatte oggetto di uno studio amoroso diligente e completo,
perchè la figura del Marchesi, oltre all’essere interessante pel duplice aspetto artistico, è
notevolissima per il suo appartenere a due epoche, e bene ha diritto ad un posto non
inferiore nella storia dell’arte.

Ugo Berti.

Sono riservati tutti i diritti di proprietà letteraria ed artistica per l'Italia e per l'estero.

Adolfo Venturi, Direttore - Ettore Modigliani, Redattore capo

Roma — Tip. dell’ Unione Cooperativa Editrice, via di Porta Salaria, 23-A.
 
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