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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 3
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0253

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2 o6

MISCELLANEA

Bartolomeo Vivarini, firmata così dall’autore nel mar-
gine inferiore a destra:

Bartholomeus Vivarinus de Muranopinxit MCCCCLXX.

Ha dunque nella segnatura la formula che si ritrova
nelle opere di Bartolomeo posteriori al 1465. Il po-
littico della Accademia di Belle Arti di Venezia, 1463,
e la tavola del Museo di Napoli, 1465, hanno la iscri-
zione : Opus Bartholomei Vivarini de Murano; nel
periodo successivo, al quale appartiene il dipinto di
Sassari, l’autore firmò generalmente: Bartholomeus
Vivarinus de Murano pinxit, (cfr. Sant’Agostino della
Chiesa di San Giovanni e Paolo di Venezia, 1473; la
Madonna dei Frari, 1474. La Vergine di San Giovanni
in Bragora 1478), ed anche, più raramente: Opus
factum per B. V. come nella Madonna di casa Colonna.

In questa tavola vi è il modo caratteristico di Bar-
tolomeo Vivarini nel disegno tormentato, nel nero con-
torno che pare quasi inciso, nelle pieghe varie e con-
torte, nel tondeggiare di alcune forme particolari, negli
occhi, nei menti, nei polsi e nelle ginocchia che si
rigonfiano, nelle larghe mani dalle dita lunghe e af-
fusolate, e poi in quella particolare indeterminatezza
di mezze tinte, di ombre e di sfumature che dà alle
sue opere carattere e risalto metallico. Si ritrova anche
lo stesso colorito limpido, vivace delle altre opere di
Bartolomeo, le stesse note di colore brillanti e festose
nell’azzurro del manto e nel rosso chiarissimo del ve-
stito della Vergine. Appartiene come la Madonna col
Bambino di casa Colonna (cfr. Venturi, Tesori d’Arte
inediti in Roma), alla quale più specialmente si riav-
vicina per forma e per tecnica, al periodo medio della
vita dell’artista, e, come questa, non è molto differente
nè dalle opere sue giovanili, nè dalle opere più tarde.

Nella Madonna adorante che Bartolomeo dipinse
nel 1464 per la Chiesa della Certosa nell’isola di
Sant’Andrea a Venezia e che oggi si conserva nel-
l’Accademia di Belle Arti, come nel quadro di Bo-
logna del 1450, vi è ancora lo studio di tipi vecchi e
tradizionali, la tendenza di imitare la statuaria nel
Bambino che dorme in grembo alla Vergine; questa
tendenza si ritrova ancora nella Madonna dipinta
nel 1465 per una chiesa di Bari ed oggi conservata
nel Museo di Napoli, sebbene in questo dipinto dalle
forme più perfezionate e più significative siano già
accolte le tendenze del nuovo naturalismo padovano.
La tavola di Sassari contiene in sè più libere e più
evidenti queste nuove tendenze e presenta nel tipo
della Madonna e del Bambino una forma nuova ca-
ratteristica, più vera e più umana, che poi Bartolomeo
conservò in tutte le altre Madonne dipinte successi-
vamente: Madonna di casa Colonna, 1471 ; di San Gio-
vanni in Bragora, 1478; dei Frari, 1487; del Museo
Correr, quest’ultima attribuita erroneamente ad An-
tonio. In tutti questi dipinti il Vivarini si è compia-
ciuto di conservare alcune forme particolari che egli
aveva espresso fin dal 1470 nella Madonna di Sassari:

la Vergine ha sempre lo stesso viso, la stessa accon-
ciatura, la stessa mossa; ha sempre un leggero velo
di mestizia sui grandi occhi socchiusi e sulle labbra pic-
cole e strette; la mano che stringe al seno il Bambino,
segnata aperta sul primo piano del quadro, è sempre
uguale nel movimento delle dita medie riunite, mentre
le estreme, il pollice e il mignolo, divergono ; e nella
Madonna di casa Colonna, come in questa di Sassari,
l’altra mano sorregge il figliuolo tenendone la gom-
bina stretta fra l’indice e il medio.

Ma nel quadro di Sassari a confronto dei dipinti suc-
cessivi si nota nelle due figure una maggiore sincerità
di espressione ed una migliore spontaneità d’affetto. Il
Bambino non è come nelle altre rappresentazioni seduto
su un cuscino che poggia sulle ginocchia materne, qui
è tutto sostenuto amorosamente dalle braccia della Ver-
gine; non rimane diritto col suo piccolo corpo, bene-
dicente come nel quadro di casa Colonna, o spaurito e
colle piccole braccia tese come nella tavola dei Frari e
di San Giovanni in Bragora; qui la scena è meno so-
lenne, meno pomposa, ma più intima e vera. Il Bam-
bino si abbandona tutto sul petto materno per go
derne l’affetto e guarda la madre con ineffabile dolcezza
alzando su di lei i suoi piccoli occhi aperti, mentre
tiene le dita della mano sinistra in bocca con leggiadro
atto infantile.

In questo dipinto Bartolomeo non si curò dei par-
ticolari, ai quali diede poi rilievo nei dipinti successivi,
non disegnò dietro la Vergine la linea elegante dello,
schienale del trono, ornato di cornice a dentelli, ricco
di intagli e di decorazioni ; si preoccupò solo di dar
risalto e vita a questa intima scena di tenerezza.

La Madonna e il Bambino di Sassari sono veri ed
umani; Bartolomeo li portò sinceramente nella sua
Arte traendoli dalla vita. Fermato così il tipo carat-
teristico, nei dipinti successivi egli volle dare maestà
alle sue figure, volle comporre meglio e più dignito-
samente il quadro, al quale mancò così spontaneità
e grazia.

Questa preziosa tavola di Bartolomeo Vivarini ap-
parteneva con ogni probabilità alla ricca collezione di
quadri donata al comune di Sassari da Giovanni An-
tonio Sanila, cittadino sassarese, morto a Roma nel 1875.
Ma per la storia di questo dipinto io credo che si possa
risalire fino al secolo xvn.

Infatti il Ridolfi nel suo volume su Le maraviglie
dell'Arte, Venezia, 1648, pag. 22, ricordando tutte le
opere conosciute del pittore muranese ha lasciato
scritto :

« Et un’altra figura di nostra Donna col fanciullo
« in seno è appresso il Signor Gio. Battista Fais in-
«- gegnero di fontane, e vi è annotato Bartholomeus
« Vivarinus de Murano pinxit 1473 ».

Ora questa data del 1473 invece del 1470, che è
chiarissimamente segnata nella tavola di Sassari, può
derivare da un errore del Ridolfi. Ma se noi pensiamo
 
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