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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 5
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Brunelli, Enrico: La tomba di Taddeo Pepoli nella chiesa di San Domenico a Bologna
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0418

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LA TOMBA DI TADDEO PEPOLI

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accenna a contese giudiziarie del secolo xv fra i Guidotti e i Pepoli, circa la costruzione
della cappella eretta dai primi in San Domenico, parrebbe dare all’argomento valore e rilievo.
I Pepoli allegavano diritti sul terreno, dove la nuova cappella sorgeva, poiché quivi essi
stessi avrebbero cominciato a costruire in altri tempi. Ma, nota il Prelormo, erat faina . . .
nulla tamen scriptum inveniebatur. E aggiunge poco dopo: ... Inventimi est et judicatum
per Rev. D. Legatimi Apostolicum quod penìtus nihil iuris habebant illi de Pepulis, imo
potius inventimi est quod illa capella fuit incepta antiquitus ad ponendum archarn S. P. Do-
minici. . .

Non è contestabile che il passo del Prelormo legittima il dubbio che oltre alle tre cap-
pelle di costruzione trecentistica, e ornate nel fregio esterno della scacchiera dei Pepoli, che
sorgono a sinistra della cappella maggiore, 1 non ne fossero costruite altre da Taddeo o da
altri Pepoli del tempo suo. Per altro non si raggiunge con ciò una prova contro l’auten-
ticità di un bassorilievo, che lo stile dice chiaramente del secolo Xiv ; sebbene si sia forza-
tamente ridotti a congetture, circa la spiegazione da darsi agli altari figurati nell’urna. Taluno
ha pensato che non debba vedersi nell’atto del personaggio genuflesso l’offerta di alcune
cappelle, bensì di un vero e proprio polittico;2 ma a questa spiegazione osta il fatto palese
che in ogni parte dell’apparente polittico è rappresentato un altare sormontato da un’anco-
netta e poggiato a una parete, forata da una finestrella gotica. Si tratta quindi indubbia-
mente di cappelle o di altari. Si potrebbe piuttosto pensare che al numero degli altari
risponda un numero minore di cappelle; oppure che Taddeo, o altri di sua famiglia, costruisse
effettivamente soltanto alcune delle cappelle rappresentate, per altre lasciasse disposizioni o
lasciti rimasti poi senza risultato. Trattasi, ripeto, di mere congetture: giungere a una spie-
gazione sicura è ormai impresa troppo ardua, data la dispersione della maggior parte dei
documenti compresi nell’archivio dei padri domenicani di Bologna.

Di molto maggior rilievo, nell’esame del monumento, si dimostra il fatto che, come si
è accennato, è dubbio se il personaggio rappresentato nel quarto bassorilievo sia veramente
Taddeo. Nella figura principale degli altri tre episodi vediamo sempre ripetuto un perso-
naggio dai medesimi lineamenti fisionomici ; e Taddeo vi appare in aspetto di uomo maturo
d’anni, ma nel pieno vigor delle forze. Nel quarto episodio vediamo invece effigiato un
debole vecchio: è Taddeo medesimo rappresentato in altra età? è altri di sua famiglia? è
altri ancora? Nel secondo caso, e maggiormente nel terzo, si presenta naturale il sospetto
che questo bassorilievo possa non avere originariamente appartenuto alla tomba; ciò che
io inclino però a non credere, dati i suoi rapporti evidenti con tutti gli altri. Ma debbo
confessare che anche su questo punto sfugge, finora almeno, una spiegazione plausibile.

Quello che è fatto sicuro, risultante dai bassorilievi stessi, si è che essi sono opera di
maestri del secolo xiv ; e pertanto nelle loro caratteristiche sembrami debba innegabilmente
vedersi una prova positiva dell’antichità della tomba, già consacrata dalla tradizione. Un’altra
prova va tratta dalla considerazione complessiva del monumento, nei suoi elementi architet-
tonici e decorativi. E qui le osservazioni già svolte prima dispensano da un lungo discorso.

Come abbiamo veduto, il Martinozzi, escluso che sia nella base ogni traccia di decora-
zione gotica, la attribuisce interamente al Rinascimento avanzato; mentre ammette che il
coronamento sia opera del Trecento, pur credendolo una parte adattata, non originariamente
costitutiva del monumento. Ma i gravi ristami subiti non tolgono all’opera un’impronta di
organica unità pel quale la base e il coronamento appaiono collegati in modo da escludere
un reciproco adattamento forzato. La parte superiore ha subito alterazioni lievi, ma ha con-
servato integro il carattere gotico; la inferiore ha subito alterazioni gravissime, ma, oltre a
frammenti del materiale messo più anticamente in opera, serba ancora più che manifesta-
mente tracce della decorazione gotica primitiva, poiché vi ricorre nei pilastrini l’archetto

1 Malaguzzi, La chiesa e il convento di San Dome- 2 Questa opinione fu espressa dal Modigliani ne

vico, pag. 177. — Id., L’architettura a Bologna, pag. 27. L’Arte, I, 1898, pag. 487.
 
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