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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 1
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Mauceri, Enrico: Sicilia ignota: monumenti di Militello, Piazza Armerina ed Aidone
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0045

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8

ENRICO MAUCER1

verso un tetto meschino di cannucce mal connesse onde è coverto il baldacchino. Avviene
così che, mentre una volta le belle sculture erano esposte alle offese incoscienti della ragaz-
zaglia del paese, si vedono oggi minacciate da un altro pericolo non meno grave qua-l’è quello
dell’ incuria.

^

Nell’interno della navata superstite della distrutta chiesa, attrae l’attenzione una scultura
adattata a decorare un palialtare, pur essa in pietra calcarea, con bei bassorilievi rappresen-
tanti, entro grandi ghirlande a festoni, la scena dell’Annunciazione. La Vergine indossa uno
scialletto sulla testa, dal quale escono le treccie della sua folta capigliatura cadenti sugli
omeri e sulle spalle ; ella, piegata sulle ginocchia, prega, leggendo il libro delle orazioni, disteso
sopra un grande leggìo, nella cui base quadrangolare aperta son deposti altri due volumi.

D’altra parte, l’angelo annunziante, dalla lunga chioma, stando ginocchioni, con un
ramo di tre gigli nella sinistra, sembra come rapito nell’atto di pronunciare il fatidico Ave,
inciso col resto della leggenda nel cartello ch’egli sorregge.

Si avverte, intanto, l’esistenza di una certa identità di rapporti fra alcune sculture del
portale e questo lavoro, particolarmente nel modellare le figure, nel disporre le pieghe degli
abiti, nel vestire gli angeli e renderne il dolce atteggiamento; la qual cosa permette giusta-
mente di credere che l’opera di decorazione non si sia limitata al prospetto della chiesa, ma
benanco a varie parti dell’interno.

Di tempo assai più tardo, ma non meno pregevole, è una grande scultura in calcare,
la quale decora il frontespizio dell’altar maggiore, posto in fondo alla navata medesima. In
essa è massimamente notevole un grandioso altorilievo sopra l’architrave, rappresentante
una danza infantile che sembra quasi presa di getto da un’opera classica. In questa scena,
piena di movimento e graziosamente lieta, si notano putti danzanti insieme ad altri musi-
canti, e ad altri ancora con fiori.

In alto, nel campo centrale, si vede la mistica colomba fra numeroso coro di serafini,
e fra due angeli suonanti il corno ; a sinistra, la figura di un santo pontefice (San Gregorio
Magno?), e sulla sommità, uno stemma gentilizio.

Quest’opera dimostra come fin verso la fine del '500, al quale tempo sembra probabile
di poterla ascrivere, si conservasse in Sicilia il gusto della bellezza antica, e si curasse, in
particolar modo, la scultura decorativa.

* * *

In paese, nella chiesa madre di Santa Maria La Stella (detta La Nuova per distinguerla
dalla precedente), esiste , un importante sarcofago proveniente da Santa Maria La Vetere, in
calcare duro compatto di quella contrada, delle dim. di m. 2.18 X 1.05 X 0.78. Sul suo co-
verchio è rappresentata supinamente distesa la figura dell’estinto, Blasco Barresi, signore di
Militello, ' vestita di poderosa armatura, con tocco alla testa e con larga spada fra le mani.
Ai suoi piedi è accovacciato un cagnolino, il solito simbolo comune ai monumenti funebri
di quel tempo. La faccia lunga, ossuta di vecchio sbarbato ed i tratti duri, incisivi, rivelano
un carattere severo ed una forza fisica straordinaria. L’ignoto scultore, della seconda metà
del secolo XV, è riuscito, inoltre, a dare molta efficacia alla sua opera, e, in quel corpo irri-
gidito ha saputo imprimere la solennità della morte.

Nel fronte della cassa gira una lunga iscrizione latina, in lettere gotiche, dettata dal-

1 Egli era Blasco II di quella famiglia, figlio di An-
tonello e di Caterinella Speciale, che, congiuntosi in
matrimonio con Eleonora Speciale, procreò nel 1461
Antonio Pietro, e che morì nel 1476 (V. Ragguaglio
storico-critico sopra lo stato antico e presente di Mili-

tello, opera postuma del P. Ludovico Fazio, pubblicata
a cura di G. M. Capodieci in Siracusa nel 1796; Di
Marzo, / Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli xv
e xyi. Palermo, 18S0. Voi. I, pag. 94.
 
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