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ADOLFO VENTURI
dei sentimenti di Giotto; nè l’affetto, la pena e la sorpresa di Maria e di Giuseppe che
sopravvengono. Pare un capitolo di frati la scena dell’assisiate, non un solenne consesso
dottorale come Giotto dipinse.
■¥ * *
Arrivato alla volta mediana della crociera, il maestro dal volto oblungo restò senza il
compagno forte e drammatico che lo aveva seguito in qualche parte nella dipintura del braccio
destro e nella volta a botte. Però nel disegno delle fasce e delle figurette nei rombi di esse
non fu del tutto estraneo il suo cooperatore. Lo si distingue, ad esempio, in una figuretta di
guerriero con il brando sollevato e il manto al vento nel costolone, tra la vela del Trionfo
di San Francesco (fìg. 8) e l’altra dell’ Ubbidienza (fig. 9); e si rileva dalle simili figure per la
rapidità del tocco nel segnare le masse nere e la vivissima luce, per la minor fusione nel
Fig. 8 — Il Trionfo di San Francesco. Assisi, Basilica inferiore. Vela
chiaroscuro e per certo assottigliamento della forma abbozzata, quale si vede a Padova nelle
piccole storie che sono sotto le due figure centrali delle schiere della Virtù e dei Vizi, nelle
predelle dei troni della Giustizia e dell’Ingiustizia. Appunto a Padova il maestro aiuto ad
Assisi del maestro oblungo trovasi a fianco di Giotto nella cappella dell’Arena, dove lavora
qua e là nelle parti meno importanti, nelle decorazioni di qualche quadrilobo, ne’ medaglioni a
campi azzurri e stellati del soffitto (fig. io). Anche là si notano figure di tinte nerastre, con
un segno scuro e grosso nella divisione de’ capelli dalla fronte, della barba dalle guance e dal
mento. Lineamenti nerastri, occhi neri splendenti nelle orbite oscure, taglio crudo delle ombre
dalla luce, lasciano riconoscere il forte seguace di Giotto a Padova e ad Assisi. Qui venne
certamente in compagnia del maestro oblungo, che pure dovette studiare le composizioni di
Giotto per ripeterle, come abbiamo detto, in tanti particolari sulla volta a botte del braccio
della crociera a destra. Qualche traccia del maestro oblungo è pure rimasta a Padova,
esempio nella figura di una Santa in un fascione, e in quelle di San Girolamo e di San Gre-
gorio in un altro (fig. 11). I due discepoli di Giotto lavorarono a Padova con un terzo giovane
pittore, molto inferiore ad essi, che restò nella cappella dell’Arena, dove nel coro eseguì
in forma povera decadente le istorie della vita della Vergine. Ma i due valorosi artisti, il
mite e religioso, il drammatico e forte si ritrovarono ad Assisi quando Giotto dovette farvi
ritorno per dipingere la cappella delle Maddalene.
ADOLFO VENTURI
dei sentimenti di Giotto; nè l’affetto, la pena e la sorpresa di Maria e di Giuseppe che
sopravvengono. Pare un capitolo di frati la scena dell’assisiate, non un solenne consesso
dottorale come Giotto dipinse.
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Arrivato alla volta mediana della crociera, il maestro dal volto oblungo restò senza il
compagno forte e drammatico che lo aveva seguito in qualche parte nella dipintura del braccio
destro e nella volta a botte. Però nel disegno delle fasce e delle figurette nei rombi di esse
non fu del tutto estraneo il suo cooperatore. Lo si distingue, ad esempio, in una figuretta di
guerriero con il brando sollevato e il manto al vento nel costolone, tra la vela del Trionfo
di San Francesco (fìg. 8) e l’altra dell’ Ubbidienza (fig. 9); e si rileva dalle simili figure per la
rapidità del tocco nel segnare le masse nere e la vivissima luce, per la minor fusione nel
Fig. 8 — Il Trionfo di San Francesco. Assisi, Basilica inferiore. Vela
chiaroscuro e per certo assottigliamento della forma abbozzata, quale si vede a Padova nelle
piccole storie che sono sotto le due figure centrali delle schiere della Virtù e dei Vizi, nelle
predelle dei troni della Giustizia e dell’Ingiustizia. Appunto a Padova il maestro aiuto ad
Assisi del maestro oblungo trovasi a fianco di Giotto nella cappella dell’Arena, dove lavora
qua e là nelle parti meno importanti, nelle decorazioni di qualche quadrilobo, ne’ medaglioni a
campi azzurri e stellati del soffitto (fig. io). Anche là si notano figure di tinte nerastre, con
un segno scuro e grosso nella divisione de’ capelli dalla fronte, della barba dalle guance e dal
mento. Lineamenti nerastri, occhi neri splendenti nelle orbite oscure, taglio crudo delle ombre
dalla luce, lasciano riconoscere il forte seguace di Giotto a Padova e ad Assisi. Qui venne
certamente in compagnia del maestro oblungo, che pure dovette studiare le composizioni di
Giotto per ripeterle, come abbiamo detto, in tanti particolari sulla volta a botte del braccio
della crociera a destra. Qualche traccia del maestro oblungo è pure rimasta a Padova,
esempio nella figura di una Santa in un fascione, e in quelle di San Girolamo e di San Gre-
gorio in un altro (fig. 11). I due discepoli di Giotto lavorarono a Padova con un terzo giovane
pittore, molto inferiore ad essi, che restò nella cappella dell’Arena, dove nel coro eseguì
in forma povera decadente le istorie della vita della Vergine. Ma i due valorosi artisti, il
mite e religioso, il drammatico e forte si ritrovarono ad Assisi quando Giotto dovette farvi
ritorno per dipingere la cappella delle Maddalene.