Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

DOI Heft:
Fasc. 1
DOI Artikel:
Corrieri
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0100

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
Ó2

CORRIERI

trasportata nel nartex, e il tempio chiuso, così che è
impossibile penetrarvi e bisogna limitarsi a guardarlo
dalle aperture esterne. Nella bella chiesa dei SS. Sergio
e Bacco (moschea di Kutciuk Aja Sofia), i capitelli e
le cornici scolpite sono coperti e riempiti di calce,
così che è impossibile vedere il fine fogliame che li
adornava; a Kilissa Giami, l’antica chiesa bizantina
di San Teodoro, si sono impiegati frammenti di plutei
scolpiti come gradini di scale, e da tempo la coper-
tura e le cupole correvano rischio di esser rovinate
dal vicino minareto pericolante il quale ha finito per
precipitare qualche giorno fa, fortunatamente dal lato
opposto alla chiesa. A Kahriè Giami nessuna misura
vieti presa per la conservazione dei bellissimi musaici
del xiv secolo con le storie della Vergine e del Cristo,
che adornano le volte dei due nartex.

Quasi tutte le antiche chiese poi, se sono meglio
conservate sono in parte interrate, in parte deturpate
da aggiunte moderne, e sarebbe opera utilissima libe-
rarle dalle costruzioni che le mascherano, ristabilirne
le antiche linee, rilevarne i piani, rintracciare e racco-
gliere insieme i capitelli, le colonne, i plutei, le cor-
nici sparse all’intorno. Inutile parlare poi dei risultati
che darebbero degli scavi sistematici fatti intorno a
ognuno di questi templi, poiché le leggi severamente
proibiscono che si facciano scavi nella città.

Visto che le autorità locali non hanno cura alcuna
dei monumenti antichi, non sarebbe opportuno che
gli Stati d’Europa si interessassero di quelli impor-
tantissimi prodotti dell’arte cristiana?

I monumenti pagani e cristiani di Costantinopoli
sono andati soggetti a così fortunose vicende che oggi
pochissimo rimane delle antiche meraviglie ; e di quel
poco ogni giorno che passa si perde ancora qualcosa.

Gli antiquari. — Il commercio delle cose antiche
a Costantinopoli e in genere in tutta la Turchia, è
limitato a oggetti d’arte musulmana: armi, ceramiche,
pergamene, monete ottomane; non mancano però le
antichità bizantine sebbene siano rarissime. Presso un
piccolo negoziante del grande Bazar abbiamo veduto
un frammento di una tavoletta d’avorio con la rap-
presentazione comune della Deesis, opera di finissima
fattura, del secolo xn, e un piccolo medaglione smal-
tato con i busti di San Giorgio e di Cristo, che rimon-
tava all’ incirca al x secolo. È frequentissimo il trovare
pezzi di stoffe lituigiche figurate, frammenti di dalma-
tiche tuniche, di coperte di calici, quasi tutti però
d’epoca assai tarda ; non son rari dei codicetti armeni
non anteriori al xv secolo, ornati di miniature (uno
assai bello nel bazar chiamato Musée orientai). Ma
ciò che è facilissimo trovare, e anche in gran quan-
tità, sono le antiche monete bizantine. I contadini del-
l’Asia Minore le vendono per pochi soldi ai ricerca-
tori che le trasportano alla capitale, e ci è accaduto
di vedere presso alcuni privati e presso i negozianti,

delle collezioni numerosissime, in cui figuravano anche
alcuni pezzi di prima importanza, od anche fin qui
sconosciuti.

Gli antiquari d’Oriente non sono però meno astuti
di quelli d’ Europa e domandano prezzi favolosi per
la loro merce, che da qualche tempo, ci assicurano,
va a finire nell’America del Nord. Fortuna che la legge
turca è intervenuta a tempo a tutelare i diritti del
paese, rivendicando allo Stato tutti gli oggetti antichi
che si scoprano in qualunque parte dell’impero, anche
in scavi compiuti da missioni straniere ; grazie a questo
utile provvedimento si è arricchito e si arricchisce ogni
giorno di più il Museo imperiale, e i monumenti in-
vece di andar dispersi pel mondo, rimangono nell’am-
biente in cui nacquero e in cui parlano ancora il loro
linguaggio naturale.

Accanto ai monumenti cristiani, vanno in rovina
anche quelli musulmani così importanti specialmente
dal punto di vista architettonico. Il terremoto ha gra-
vemente danneggiato la grande moschea di Mihri Mah
presso la porta di Adrianopoli, elevata nel 1555 sul
posto della chiesa bizantina di San Giorgio, demolita
in quell’occasione, e composta in parte di materiali pro-
venienti da una vicina chiesa di San Giovanni Battista :
da quel tempo (1894) la moschea è chiusa e va in rovina.

I cimiteri antichi, una delle meraviglie della città,
con le finissime stele marmoree ornate di fogliame e
dipinte, rimangono aperti a tutti, lasciati senza difesa
alla distruzione; le piccole fontane con intagli deli-
catissimi son lasciate esposte ai danni così facili, e
quando son guaste, abbandonate del tutto; sulle belle
muraglie antiche delle moschee si continua ogni giorno
a dare delle tinte gialle o bianche che mascherano il
bel colore del tempo.

L’Italia, da parte sua, avrebbe pure qualcosa da
compiere in difesa delle sue memorie sparse sul Bo-
sforo. A Galata, nell'antico quartiere genovese vanno in
rovina le mura con gli stemmi di Genova; nella mo-
schea di Arab Giami, antica chiesa cattolica italiana,
del xiii-xiv secolo, esistono sotto il pavimento attuale
le antiche lapidi sepolcrali dei navigatori e mercanti
italiani, che tratte a luce servirebbero non poco a chia-
rire la storia dei nostri rapporti con l’Oriente nel medio
evo, ma che è impossibile copiare e riprodurre senza
speciali permessi che solo possono ottenersi per via
diplomatica. E sarebbe debito dell’Italia compiere
questa opera, richiamare a luce le memorie del tempo
in cui i vessilli delle due repubbliche sventolavano sul
Corno d’Oro. Antonio Munoz.

Costantinopoli, dicembre 1905.

Corriere Fiorentino.

Le gallerie di Firenze si vanno trasformando e au-
mentando, per opera del loro direttore Corrado Ricci.
Non è più il tempo in cui si lasciava partire per Londra
 
Annotationen