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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 1
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Corrieri
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64

CORRIERI

insalutata la grande pala d’altare, onore di casa Strozzi,
perchè il Consiglio direttivo delle gallerie giudicava
non conveniente l’acquisto dell’opera di un capo-
scuola ferrarese. Ora si sente invece che le più grandi
gallerie del mondo, come sono quelle di Firenze,
devono rappresentare almeno nel modo più com-
pleto l'arte nazionale. Vi sono tali grandiosi fonda-
menti all’istituzione che ninno, senza essere accu-
sato di grettezza o d’artistica miopia, potrà desiderare
in essa il dominio esclusivo dell’arte toscana ; chè le
gallerie di Firenze non potranno mai dirsi ecclettiche
se le scuole italiane vi saranno rappresentate a dovere,
tanti sono i tesori che vantano di Venezia, di Parma,
di Perugia, ecc. Che si lascino spuntare le frondi sui
rami dell’annoso tronco dell’arte nostra, a Firenze in-
nalzatosi a insuperabile altezza !

Nè vengano in questo caso gl'indifferenti a ripetere,
cosi come si fece, ad esempio, nella relazione ufficiale
dell’esposizione di Macerata, le solite frasi relative
alle prigioni dell’arte. Per certuni, ignari del bisogno di
dare ospitalità alle cose belle, in moto sempre, sareb-
bero i musei una durissima carcere. Ma sanno essi che
da secoli vi sono cose nobili e grandi staccate dalla
loro propria casa, le quali migrarono da palazzo a pa-
lazzo, da quadreria a quadreria? Pare che no. Eppure
i non secondini (e cito i giurati della relazione della
mostra maceratese, per tacer d’altri), a fine di non re-
legare nei musei un’opera d’arte, dovrebbero essere
disposti a perderla. Essi, col De La Sizeranne, l’autore
della brutta fortunosa frase sulle prigioni dell’arte ve-
dono il museo come un’ istituzione antipatica e quasi
nefasta: non riconoscono che essa cresce col tempo,
si modifica secondo le nostre cognizioni e i nostri
gusti, s’aumenta come in un archivio, dei titoli di no-
biltà di nostra gente. Ben vengano quindi i secondini
che afferrano ogni occasione per arricchire i musei di
cose belle! Nell’anno decorso le gallerie di Firenze
hanno acquistato un dipinto di Cosmè Tura, migliore
dei quadri che sono stati pubblicati a riscontro e che
formavano un insieme con quello : è di scorza un po’
grossa, non cosi grato come altri quadri del maestro
rivestiti di smalto, ma alla fin fine è un buon saggio

del ferrigno pittore. Cosi la mezza figura di un San Se-
bastiano di Lorenzo Costa non ha la rude potenza delle
sue prime opere, nè la maestà delle seconde, intendo
di quelle prossime all’ancona del San Petronio in Bo-
logna ; ma ci rende bene l’idealità dell’artista di poi
aggraziatosi e snervatosi. Nè a questo si limitò a Fi-
renze l'ardente raccolta per le gallerie. Si è acquistato
un dipinto, supposto pisano, della scuola del Traini,
ma probabilmente di un senese della fine del Trecento:
un frammento di predella, unito anticamente a quello,
rappresentante i funebri di San Bernardo, oggi è nella
galleria del Louvre indicato come pittura della scuola
di Giotto. Di questo acquisto ci rallegriamo particolar-
mente, come di un segno di una qualche considera-
zione data alla derelitta arte del Trecento. Oggi la
pittura di quel secolo significa per i più freddo arcaismo,
forma antiquata e sbilenca, povertà di mezzi e d’ideali,
perchè il vero, come oggi s’intende, è riflessione spesse
volte meccanica delle cose, eccitamento dei nervi e
dei sensi, clamore d’effetti; mentre il vero, come l’in-
tesero i maestri trecenteschi, era l’espressione sincera
dello spirito popolare, della fede, della vita dei liberi
comuni, delle tradizioni sacre di nostra gente.

Con pari riguardo a tutte le manifestazioni dell’arte,
il direttore della galleria da Firenze ha acquistato ora
un’opera di maestro senese del Quattrocento, ora
un’altra di maestro umbro dello stesso tempo, ora
quelle di ferraresi e la tavoletta del Trecento E adesso
si parla con insistenza di un nuovo acquisto di un di-
pinto di Melozzo da Forlì! Auguriamo che questo
potente romagnolo inauguri a Firenze il nuovo anno
di grazia 1906 con i vecchi compagni d’arte.

Tra questi ve ne sono alcuni che oggi meglio si pre-
sentano al pubblico, tratti dalle alte zone delle pareti
o dall’oscurità. Ricordiamo il ritratto del Mantegna,
qui riprodotto, ignoto a gran parte degli studiosi.

Quali sorprese ci apprestano le gallerie di Firenze
così gremite di tesori ! Anche dopo aver molto viag-
giato per quei labirinti medicei non si é mai sicuri
d’aver fermata la propria attenzione sopra tutto.

Grazie alla Direzione delle gallerie, d’ora innanzi
viaggeremo meglio e vedremo di più.

A. V.
 
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