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BIBLIOGRAFIA
l’autrice, che è quasi impeccabile nel campo suo spe-
ciale di cultura, cade talvolta in qualche inesattezza,
allorché, pei necessari confronti stilistici, s’accosta al-
l’arte propriamente detta, con la quale ella non appare
avere altrettanta famigliarità come con la storia del
ricamo. Così spiace vedere da una persona colta quale
ella è, dare ancora all’Orcagna (pag. 9, nota 4) raf-
fresco del Trionfo della morte nel camposanto di Pisa,
intorno a cui tanto si è discusso e si sta discutendo,
Fig. 6 — Secolo xvi. Bruxelles, Musei Reali
ma andando d’accordo tutti nel non pensare più al-
l’Orcagna come probabile autore di esso.
Ma mi avvedo di peccare di vera pedanteria rile-
vando tali inesattezze, che, mentre sarebbero di un certo
peso in un’opera di storia della pittura, non hanno
valore in un lavoro d’indole speciale quale è questo
dell’Errera, che nel suo campo è un vero modello,
al quale non si può dar che lode.
L. Ciaccio.
Il chiostro di Santa Alaria delle Grazie in
Varallo, in-4, pag. 33. Novara, Miglio, 1905.
Nel terzo fascicolo di quest’anno, L’Arte, in un
breve cenno di cronaca, annunziava il misfatto che
si stava perpetrando, per deliberazione del Consiglio
comunale di Varallo Sesia, con la distruzione del
convento di Santa Maria delle Grazie, in quella città.
Però, aggiungeva il cronista, questa improvvisa notizia
non ha avuto ancora particolareggiata conferma. Or,
le conferme non sono mancate in seguito, e l’opu-
scolo qui sopra notato s’incarica di fornirne ora i par-
ticolari, mentre la sua compilazione è diretta tutta a
mostrare come la deliberazione consigliare sia stata
un modello di assurdità e d’ignoranza. E la presente
nota bibliografica vorrebbe, appunto per questo, tra-
mutarsi in nota apologetica, non tanto della pubblica-
zione (che ha pure i suoi meriti) quanto dello sdegno da
cui essa è inspirata, e che noi avremmo voluto ancor
più ardentemente pugnace, giacché a chi combatte le
sante battaglie Iddio benedice le mani e la lingua.
In principio l’opuscolo reca una breve cronaca degli
avvenimenti, poi seguono i compianti e le speranze
di molte brave persone, amanti dell’arte e dei sacri
ricordi ; ed anche in questa seconda parte, in mezzo
a molta retorica, cordiale ma inutile, ci son parecchie
buone idee.
Ma la cronaca è la parte mille volte più interes-
sante.
Nel gennaio 1904 il Municipio di Varallo deliberava
dunque che il convento di Santa Maria delle Grazie
dovesse abbattersi, per costruire sulla sua area un
edificio per scuole. Il Comune è possessore fin dal
1867 (per la seconda soppressione delle corporazioni
religiose) del convento e della chiesa annessa, e d’un
largo terreno contiguo (del quale si è fatto un giardino
pubblico), che erano complessivamente proprietà dei
Minori francescani.
E la scelta, che appare veramente singolare, del-
l’area del convento per la costruzione del nuovo edi-
ficio scolastico, si appoggiava sopra un fine economico
ed uno strategico: quello, cioè, di risparmiare la spesa
di un nuovo terreno, e quello di fabbricare le scuole
in posizione centrale.
Ora tutti sanno che a Varallo il prezzo delle aree
è relativamente basso, tanto che non è eresia dire che
coi denari necessari per la demolizione quasi si com-
pera un’altra area già sgombra, col vantaggio di restar
ancora padroni del convento.
Sì che, ad ogni caso, se assolutamente il Comune
avesse voluto fabbricare sui propri domini attuali, esso
avrebbe meglio pensato deliberando d’invadere il con-
tiguo giardinetto pubblico, ormai riservato alle bam-
binaie e ai marmocchi, giacché il passeggio della po-
polazione adulta è ormai quasi completamente spostato
verso il nuovo viale della stazione.
E l’intendimento strategico non sembra che possa
in alcun modo giustificare nè la demolizione, nè l’in-
vasione; giacché l’importanza della posizione centrale
farà ridere tutti coloro che sappiano che Varallo si
attraversa comodamente, dal ponte sul Mastellone fino
alla deliziosa chiesuola di San Marco, in cinque mi-
nuti, e si gira torno torno in venticinque.
Tutto ciò rende manifesto che la demolizione del
convento non è così ineluttabile come potrebbe argo
mentarsi dalla fermezza, degna di miglior causa, con
cui la maggioranza consigliare sostiene il suo propo-
sito. E non essendo ineluttabile, essa appare singo-
larmente inopportuna, biasimevole e strana a tutti
coloro che considerino quante memorie si leghino al-
l’antico convento.
Esso è originalmente connesso con la chiesa dei
frati Minori di San Francesco, fondata dai Vicini di
Varallo per le premure di Bernardino Caimi, proprio
ai piedi di quel sacro monte su cui egli stesso stava
fondando la sua Nuova Gerusalemme. E Bernardino
Caimi entrò simultaneamente in possesso del convento
BIBLIOGRAFIA
l’autrice, che è quasi impeccabile nel campo suo spe-
ciale di cultura, cade talvolta in qualche inesattezza,
allorché, pei necessari confronti stilistici, s’accosta al-
l’arte propriamente detta, con la quale ella non appare
avere altrettanta famigliarità come con la storia del
ricamo. Così spiace vedere da una persona colta quale
ella è, dare ancora all’Orcagna (pag. 9, nota 4) raf-
fresco del Trionfo della morte nel camposanto di Pisa,
intorno a cui tanto si è discusso e si sta discutendo,
Fig. 6 — Secolo xvi. Bruxelles, Musei Reali
ma andando d’accordo tutti nel non pensare più al-
l’Orcagna come probabile autore di esso.
Ma mi avvedo di peccare di vera pedanteria rile-
vando tali inesattezze, che, mentre sarebbero di un certo
peso in un’opera di storia della pittura, non hanno
valore in un lavoro d’indole speciale quale è questo
dell’Errera, che nel suo campo è un vero modello,
al quale non si può dar che lode.
L. Ciaccio.
Il chiostro di Santa Alaria delle Grazie in
Varallo, in-4, pag. 33. Novara, Miglio, 1905.
Nel terzo fascicolo di quest’anno, L’Arte, in un
breve cenno di cronaca, annunziava il misfatto che
si stava perpetrando, per deliberazione del Consiglio
comunale di Varallo Sesia, con la distruzione del
convento di Santa Maria delle Grazie, in quella città.
Però, aggiungeva il cronista, questa improvvisa notizia
non ha avuto ancora particolareggiata conferma. Or,
le conferme non sono mancate in seguito, e l’opu-
scolo qui sopra notato s’incarica di fornirne ora i par-
ticolari, mentre la sua compilazione è diretta tutta a
mostrare come la deliberazione consigliare sia stata
un modello di assurdità e d’ignoranza. E la presente
nota bibliografica vorrebbe, appunto per questo, tra-
mutarsi in nota apologetica, non tanto della pubblica-
zione (che ha pure i suoi meriti) quanto dello sdegno da
cui essa è inspirata, e che noi avremmo voluto ancor
più ardentemente pugnace, giacché a chi combatte le
sante battaglie Iddio benedice le mani e la lingua.
In principio l’opuscolo reca una breve cronaca degli
avvenimenti, poi seguono i compianti e le speranze
di molte brave persone, amanti dell’arte e dei sacri
ricordi ; ed anche in questa seconda parte, in mezzo
a molta retorica, cordiale ma inutile, ci son parecchie
buone idee.
Ma la cronaca è la parte mille volte più interes-
sante.
Nel gennaio 1904 il Municipio di Varallo deliberava
dunque che il convento di Santa Maria delle Grazie
dovesse abbattersi, per costruire sulla sua area un
edificio per scuole. Il Comune è possessore fin dal
1867 (per la seconda soppressione delle corporazioni
religiose) del convento e della chiesa annessa, e d’un
largo terreno contiguo (del quale si è fatto un giardino
pubblico), che erano complessivamente proprietà dei
Minori francescani.
E la scelta, che appare veramente singolare, del-
l’area del convento per la costruzione del nuovo edi-
ficio scolastico, si appoggiava sopra un fine economico
ed uno strategico: quello, cioè, di risparmiare la spesa
di un nuovo terreno, e quello di fabbricare le scuole
in posizione centrale.
Ora tutti sanno che a Varallo il prezzo delle aree
è relativamente basso, tanto che non è eresia dire che
coi denari necessari per la demolizione quasi si com-
pera un’altra area già sgombra, col vantaggio di restar
ancora padroni del convento.
Sì che, ad ogni caso, se assolutamente il Comune
avesse voluto fabbricare sui propri domini attuali, esso
avrebbe meglio pensato deliberando d’invadere il con-
tiguo giardinetto pubblico, ormai riservato alle bam-
binaie e ai marmocchi, giacché il passeggio della po-
polazione adulta è ormai quasi completamente spostato
verso il nuovo viale della stazione.
E l’intendimento strategico non sembra che possa
in alcun modo giustificare nè la demolizione, nè l’in-
vasione; giacché l’importanza della posizione centrale
farà ridere tutti coloro che sappiano che Varallo si
attraversa comodamente, dal ponte sul Mastellone fino
alla deliziosa chiesuola di San Marco, in cinque mi-
nuti, e si gira torno torno in venticinque.
Tutto ciò rende manifesto che la demolizione del
convento non è così ineluttabile come potrebbe argo
mentarsi dalla fermezza, degna di miglior causa, con
cui la maggioranza consigliare sostiene il suo propo-
sito. E non essendo ineluttabile, essa appare singo-
larmente inopportuna, biasimevole e strana a tutti
coloro che considerino quante memorie si leghino al-
l’antico convento.
Esso è originalmente connesso con la chiesa dei
frati Minori di San Francesco, fondata dai Vicini di
Varallo per le premure di Bernardino Caimi, proprio
ai piedi di quel sacro monte su cui egli stesso stava
fondando la sua Nuova Gerusalemme. E Bernardino
Caimi entrò simultaneamente in possesso del convento