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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 2
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Venturi, Adolfo: Pietro Cavallini a Napoli
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0156

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PIETRO CAVALLINI A NAPOLI

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L io giugno 1308 Pietro Cavallini era a Napoli, chiamatovi dal re Carlo II
d’Angiò, che gli assegnò un buono stipendio di 30 once d’oro annuali,
più altre due once per l’affitto d’una casa. Roberto, come vicario del
Regno, il 26 dicembre 1308, confermò l’ordine paterno. 1 2 Questi due
documenti furono citati dal diligente Emilio Bertaux che nel suo studio
su Santa Maria di Donna Regina e l'arte senese a Napoli nel se-
colo XIVp osserva: «non sappiamo quanto tempo il pittore romano
si trattenne a Napoli, quando non conosciamo un’opera certa di questo
maestro celebre nel suo tempo ». Ritrovatisi a Santa Cecilia in Tra-
stevere gli affreschi di Pietro Cavallini, il loro illustratore Federigo
Hermanin citò di nuovo quei documenti, ma « purtroppo », egli scrisse,
« quasi nulla resta dell’opera di Pietro, che certo vi dovette, chiamato
dal re, fare gran cose e solamente in Santa Restituta, presso al Duomo,
si trovano tracce sicure di lui ». Lasciando stare per ora che tali tracce
non possono considerarsi di Pietro Cavallini, notiamo che l’Hermanin,
nelle sue buone ricerche per rappresentarci la figura e l’opera del grande
maestro romano, giunto innanzi agli affreschi di Santa Maria di Donna
Regina, ricostruita da Maria d’Ungheria, moglie di Carlo II d’Angiò,
e propriamente al Giudizio Universale, dipinto sulla parete che è in
fondo alla chiesa, trovò «tracce dell’influenza di Pietro, ma nulla che
si possa attribuire al suo pennello». E soggiunse: «Tra gli apostoli
che nel Giudizio fanno corona a Gesù, alcuni, come San Giovanni,
Sant’Andrea'e San Giacomo Minore, paiono copiati dagli apostoli di Santa Cecilia, ma il
pittore che li ha dipinti è un debole artista locale, scorretto nel disegno e povero di
colore, che interpreta pedantemente e infelicemente i disegni che forse il vecchio pittore
romano gli aveva dato per guida e modello. Anche nelle figure degli affreschi con le storie
di Sant’Orsola (certo l’Hermanin volle indicare quelle di Sant’Elisabetta), nelle pareti laterali
della chiesa si veggono influenze romane, e i motivi architettonici sanno di stile cosmatesco,
ma però non c’è nulla che possa riferirsi più o meno direttamente al Cavallini».3 Ci duole
che il nostro caro amico e già nostro discepolo non vedesse chiaramente, e, mentre accennava
agl’influssi del Cavallini, e già s’incamminava per la strada del vero, fosse distratto dal-
l’osservare parti dipinte dagli aiuti della bottega del Cavallini, al quale appartiene, senza

1 V. G. Filangieri, Indice degli artisti ed arte- per la storia e per le arti e le industrie napoletane. Società

pici; Minieri Riccio, Studi storici sopra 84 Reg. Ang.; Napoletana di storia patria. Nuova serie, I, 1S99.
Schultz, Denkmàler, IV. 3 Hermanin, Gli affreschi di Pietro Cavallini a

2 Emile Bertaux, Santa Maria di Donna Regina Santa Cecilia in Trastevere, ne Le Gallerie nazionali

e l’arte senese a Napoli nel secolo XIV - Documenti italiane, V, Roma, 1902.
 
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