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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 2
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0187

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148

CORRIERI

nei nimbi che circondano il capo delle figure sante :
alcune delle quali assai leggibili, altre leggibili solo
imperfettamente e incertamente. Da altri nimbi sono
dileguate affatto le lettere ; ma i simboli delle figure
ci soccorrono a riconoscerle.

Cominciando dalle due ali di santi che fiancheg-
giano il trono, si ha, a sinistra di chi guarda, la figura
del fondatore dell’ordine, San Domenico. Non ha di-
citura, ma si riconosce dal luogo che occupa (la destra
del trono di Cristo) e dalle stelle che ha in fronte

Di cherubica luce uno splendore.

Sotto ad esso sta San Pier Martire, riconoscibile al
vessillo che ha in mano, simbolo di vittoria sui Pata-
rini di Firenze, alla spada e alla palma, segni del suo
martirio. Dall’altra banda in alto è San Tommaso.
Non ha dicitura; ma si riconosce alla chiesa che so-
stiene con la sinistra, e al libro nel quale si leggono
le note parole, come nella tavola del Traini a Pisa,
veritatem meditabitur guttur meum, et labia mea dete-
stabuntur impìurn. Al di sotto in abito episcopale ve-
desi San Benedetto XI (Niccolò Boccasina f 1304).

Nella prima fila cominciando da sinistra, il Beato
di Trani in Dalmazia, vescovo di Lucerà (t 1293):
accanto, e sotto il trono, il Beato Giordano da Pisa,
noto col nome di Giovanni da Rivalto, predicatore, col
libro nella destra e in atto di predicare. Le parole nel
nimbo sono poco leggibili. In alto sul suo capo appa-
risce una mano benedicente.

Con le mani giunte, circondato da una fiamma il
cui significato non mi è stato possibile decifrare, è la
figura del Beato Domenico di Aragona (forse uno dei
compagni di San Domenico). La parola « Domenico »
è facilmente leggibile ; non così le altre. Ultimo nella
stessa fila San Raimondo di Pegnafort, terzo generale
dell’ordine (t 1275).

Nella fila di mezzo, sempre seguendo lo stesso or-
dine da sinistra a destra dello spettatore, il Beato Am-
brogio Sansedoni di Siena (t 1286) a cui una colomba
dice nell’orecchio una parola ispiratrice. Indi il Beato
Giovanni da Vicenza, notissimo nella storia del tempo
con una fiamma sul capo. Con un libro aperto nelle
mani e solenne nell’atto, sta al centro il Beato Mau-
rizio d’Ungheria (1336); al cui fianco, volto verso de-
stra, col libro in mano e una fiamma sul cuore, sta
il Beato Ivo di Bretagna. Infine con le palme giunte
il Beato Giordano di Sassonia, secondo generale del-
l’ordine (t 1237).

Nella fila inferiore a sinistra la Beata Margherita
regina d'Ungheria (f 1270) con una rama di gigli nella
sinistra e in atto di sostenere la lunga veste con la
destra. Porta sul capo la corona regale ed ha la sola
dicitura, Beata Margherita. Con un bastone ed un
libro nelle mani, e sulla sinistra parte del petto re-
cante l’effigie d’un bambino avvolto nelle fasce, si
volge verso di lei il Beato Iacopo da Forlì (f 1314)

che, sebbene veneziano d’origine, visse lungamente e
morì a Forlì, più noto col nome di Beato Iacopo Salo-
monio da Forlì. Poi viene il Beato Giovanni Priore:
la quale designazione fa supporre si tratti del Beato
Giovanni da Salerno, fondatore e priore del convento
di Santa Maria Novella (f 1239). Ultima a destra, con
una ricca croce astile, una santa domenicana, portante
la dicitura « B. Giovanna»; forse la Beata Giovanna
da Orvieto (f 1306), poiché non si può pensate alla
Beata Giovanna di Portogallo morta nel 1490.

Come si vede, il Santo di data più recente tra i
qui figurati ci porta all’anno 1336, che il terminuspost
quem per la data dell’opera. E tenendo conto della
debita distanza di tempo fra l’età del santo e quella
dell’opera, noi ci avviciniamo alla metà del secolo,
cioè agli anni in cui Nardo di Cione dipingeva la cap-
pella degli Strozzi, prima che ad Andrea suo fratello
fosse commessa, nel 1354 la tavola dell’altare, com-
piuta poi nel 1357.1 11 Suida, difatti, ha testé 2 giu-
stamente rivendicati, sulla testimonianza del Ghiberti,
a Nardo di Cione i dipinti parietali della cappella
Strozzi; e ben delineati i caratteri distintivi dell’arte
e dello stile dei due fratelli Nardo e Andrea di Cione.
Ora non solo la composizione generale di questa ta-
voletta ricorda quella del Paradiso nella Cappella
Strozzi ; bensì anche i criteri stilistici ci fanno pensare
a Nardo o ad uno dei suoi aiuti. Mentre Andrea usa
fare figure assai corte, dalla testa grossa, o rigide nella
loro immobilità o animate da movimento violento,
Nardo invece ama le figure oblunghe e sottili, dalla
testa piccola, piegate in delicate movenze. Quest’ultime
proporzioni e caratteri di stile hanno appunto le figure
della nostra tavoletta, eleganti tutte e come bilanciate in
un delicato e vario ondeggiamento, che pur nella uni-
formità dei colori monastici, dà all’insieme l’impres-
sione d’una gradevole varietà. Chi paragoni poi la
testa del Cristo Re dei Cieli in questa tavoletta con
quella del Cristo nel bellissimo Paradiso, o la figu-
retta della Beata Giovanna nell’ultima linea con quello
della donna in veste di monaca condotta dall’ an-
gelo in basso alla storia del Paradiso, non tarderà
a ravvisare l’affinità della mano. Le due opere appar-
tengono al medesimo tempo e al medesimo ideale.
Come la cappella Strozzi, e come la Cappella degli
Spagnoli, anche questa tavoletta è l’apoteosi dell’or-
dine domenicano; ed è naturale che appartenga ad
uno di quegli artefici, come Nardo e Andrea e i loro
seguaci, di cui specialmente si servivano i Domeni-
cani,3 e segnatamente fra Iacopo Passavanti, alla cui
ispirazione si deve gran parte dei dipinti che adorna-
rono la chiesa intorno alla metà di quel secolo.

1 Cfr. Wood-Bpown, op. cit , pag. 68, 134 e il mio libro Pagine
di antica arte fiorentina, Fir. 1905, pag. 86.

2 Wilhelm Suida, Florentinische Maler uni die mitte des
XIV Iahrhund. Strassburg, 1905, v. pag. 4-26.

} V. il mio libro cit., pag. 70, 86 seg.
 
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