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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 3
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Wilpert, Joseph: L' immagine della Madonna detta bella Clemenza in Santa Maria in Trastevere
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0204

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GIUSEPPE WILPERT

164

Mentre l’immagine di Maria Regina a Roma era tanto comune, nell’arte bizantina essa
manca finora completamente. L’unica opera che poteva passare e passava per bizantina, 1
cioè il bassorilievo di Roccelletta (Calabria) pubblicato da Franqois Lenormant nella Ga-
zette archéologique (a. 1883, tav. 8, pag. 205), come appartenente « à l’époque de Justinien »,
è moderno. Il professor Venturi mi comunica gentilmente di aver inteso nominare anche
l’artista del suddetto bassorilievo. Ed io non dubito punto che quell’artista si sia ispirato
alla immagine altempsiana della cappella di Sant’Aniceto, o per meglio dire, alla incisione
che ne dà il Bombelli nel voi. II, pag. 49 e seg. della sua Raccolta delle immagini della Beatis-
sima Vergine: indi il globo nel grembo di Gesù e la clamide del medesimo; indi anche
si spiega perchè Maria porta la corona sopra il velo, e non immediatamente sui capelli.

Ma torniamo alla pittura di Santa Maria in Trastevere. Da quel che si è detto, non
spetta all’artista il merito di aver creato la composizione: egli non ha che copiato un gruppo
già esistente, accomodandolo un po’ alle esigenze della commissione ricevuta. L’ ha copiato
poi con qualche difetto. Volendo rappresentare una Madonna seduta, gliene venne fatta
una in piedi. Tale difetto è, del resto, già molto comune negli affreschi cimiteriali. Quindi
può essere che l’artista l’abbia trovato anche nell’opera da lui copiata. Commise inoltre
sbagli nel vestiario degli angeli: invece del davo dipinse due corte linee oblique che si
arrestano presso il bastone ; di più, l’ultimo lembo del pallio non è portato sull’avambraccio
sinistro per pendere da questo nelle solite pieghe artistiche, ma si trova dietro la manica
(ciò che in realtà sarebbe impossibile), e la manica ha lo stesso colore del pallio ! Sembra
però che le vesti dell’angelo siano state ripassate da uno dei « restauratori » e che costui,
e non l’artista primitivo, abbia adoperato l’ocra del pallio anche per la mano. Questa poi
è troppo piccola e grossolana.

Messi da parte questi difetti più salienti, non possiamo negare al quadro un certo che di
monumentale. La Madonna, malgrado la grossezza della vita e la strana forma della corona,
ha qualche cosa d’imponente, e ci rammenta le classiche figure di Minerva o anche di
imperatori che impugnano l’asta colla destra. Molto graziosa doveva essere la testa del
bambino Gesù, ora purtroppo guasta ed in parte ridipinta. Ma la testa meglio riuscita è quella
dell’angelo a destra, la quale fortunatamente è assai bene conservata e libera da ogni
ritocco : in essa si rispecchia ancora la bellezza dell’ovale puro dell’arte greca, che perdurò
attraverso ’ il medio evo nell’arte bizantina. Alcuni particolari, come i contorni forti, per non
dire duri, la forma delle sopracciglia e il trattamento dei capelli ricci, richiamano alla mente
le teste agglomerate d’angeli nella notissima miniatura dei codici delle Omelie del monaco
Giacomo che sono del secolo xir.2 Ma la testa del nostro angelo è più gentile. Ciò non ostante
non possiamo vedere nell’autore del quadro che un artista mediocre. Egli era in qualche
modo un precursore del grande pittore e musaicista romano Pietro Cavallini, il quale sulla
fine del secolo xm adornava a Roma con pitture e musaici le basiliche di San Paolo, di
Santa Cecilia e di Santa Maria in Trastevere. Paragonando il quadro della cappella Altemps
con le opere del Cavallini si scorge subito una grande differenza nella forma delle teste
che in queste ultime sono più robuste e più tondeggianti. Il Cavallini adopera poi il nimbo
a rilievo indistintamente per Cristo e la Vergine come anche per gli angeli ed i santi;
nel nostro quadro cotesto distintivo è dato solamente alla Madonna.

Vista la grande scarsezza di immagini sul legno che a Roma rimontano fino al XIII secolo,
quella di cui ci occupiamo ha un valore straordinario. É quindi da desiderarsi che il Reve-
rendissimo Capitolo di Santa Maria in Trastevere, custode di questo cimelio, non risparmi
spese, affine di salvarlo dalla ruina, alla quale era inevitabilmente esposto là dove fino ai

1 Vedi De Rossi, Bullettino di archeologia cristiana, 1208, fol. 109 verso; dal Bordier (.Description despeìn-

a. 1887, pag. 149; Bayet, L’art byzantin, pag. 188, tures et autres orhements contenus dans les manuscrits

nostri giorni si custodiva.

Giuseppe Wilpert.

nota 1.

2 Cod. Vai. graec. 1162, fol. 82; cod. Paris, graec.

grecs de la Bìbliothèque nationale, pag. 147 segg. at-
tribuito al secolo xi).
 
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