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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 3
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Ciaccio, Lisetta: Scoltura romana del Rinascimento, [1]: primo period (sino al pontificato di Pio II)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0210

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LISETTA CI ACCIO

170

una veste fermata all’alto della figura (come il chitone della Venus genitrix) non di un
mantello gettato negligentemente traverso la persona, che offrirebbe lembi striscianti per
terra o molto ripiegati sui piedi, come vediamo realmente in tutti i tipi della Venere
seminuda. Onde mi pare fuori di dubbio che la combinazione dei due motivi diversi antichi
sia stata fatta senz’altro dal nostro marmoraro, il quale, nonostante questo e non pochi altri
difetti, ci appare, appunto nella Temperanza, fornito di un sentimento della bellezza antica
e di un gusto di eleganza tutt’altro che volgari.

Le due scolture fanno parte, come ho detto, di un monumento messo insieme nel se-
colo XVII a personag'gio morto nel 1574; non possono quindi nemmeno supporsi frammento

della primitiva tomba del card. Acquaviva. Di dove proven-
gono allora?

Potrà forse esserci di filo nella nostra indagine il ritrovare
nella stessa basilica di San Giovanni un’ altro monumento
adorno di sculture che offrono le maggiori affinità con le
nostre virtù: il sepolcro del card. Antonio Martinez Chiaves
di Portogallo.

Costui morì nel 1447, e sappiamo che del monumento
incominciato subito dopo la sua morte fu incaricato il Fila-
rete, che si trovava ancora in Roma, dopo i lavori della
porta di San Pietro.

Senonchè egli, accusato di furto di sacre reliquie, dovette
abbandonare la città eterna come proscritto: due anni dopo,
nel 1449, la Signoria di Firenze faceva pratiche per otte-
nergli dalla Santa Sede la concessione di ritornare a conti-
nuare il lavoro iniziato e lasciato a mezzo.1

Ma non pare che al Filarete fosse più concesso per allora
di rientrare in Roma, giacché nel monumento del cardinale
di Portogallo può riferirsi a lui il solo sarcofago, ornato di
due graziosi putti librati, dai visetti vivaci e sorridenti, dalle
chiome fini e leggiere, dai corpi nudi seriamente modellati.2
Tutto il resto, e cioè la sovrapposta statua giacente, le cinque
figure collocate oggi dietro il sarcofago (fig. 7) e due sta-
tuette con lorica ed elmo poste a coronare in alto il monu-
mento, non possono certamente ritenersi nessuna opera
della stessa mano che scolpì i putti del sarcofago.

Ora di tutte quelle sculture, le due statuette loricate
(figg. 5 e 6) si rivelano come lavoro dello stesso maestro della
Temperanza e della Prudenza. I volti giovanili, femminei,
dall’ovale rotondeggiante, con le guance grassocce, gli occhi
dalla pupilla profondamente incavata, il nasetto infantile, la
piccola bocca, il mento a fossetta sono del tutto simili a quelli di tutte le figure già studiate

Fig. 3 — La Temperanza
Roma, Basilica di San Giovanni
in Laterano. Monumento Acquaviva
(Fotografia Moscioni)

1 Milanesi, Documenti inediti dell’arte toscana dal
XII al XVI secolo, n. ni, pubblicati nel Buonarroti,
ser. Ili, voi. 20, 1885, pag. 118. — E. Muntz, Les arts à
la Cour despapes;nouvelles recherches, in Me'langes d’ar-
cheologie et d’histoiredeVécole de Rome, 1889, pag. 136.

2 Che questi putti appartengano al Filarete non
può mettersi in dubbio confrontandoli con le due
coppie analoghe collocate in alto nei due battenti della
porta di San Pietro : la modellatura dei corpi nudi
dei due putti, il trattamento dei piedi (specialmente

se veduti di profilo, con una. linea continuata tutt’ in-
torno al collo del piede, al disotto del malleolo), dei
capelli, degli occhi si corrispondono perfettamente.
Senonchè i putti in marmo di San Giovanni sono più
eleganti e graziosi nei corpi più snelli e nella testina
meno rotonda con lineamenti meno grossi ; ma tali
diversità hanno la loro spiegazione nel fatto che nella
porta di San Pietro il Filarete ebbe degli aiuti e che
di più il monumento Chiaves è di qualche anno po-
steriore a quella.
 
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