SCOLTURA ROMANA DEL RLNASCIMENTO
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sono assai meno rilevate delle sue, cosicché, staccate come sono dalle nicchie, fanno un effetto
forse più miserando di quanto non meriterebbero; hanno forme più difettose, più asciutte;
i corpi non sono nutriti con la stessa giusta carnosità di quelli delle virtù cardinali, ma si
perdono senz’anatomia sotto le vesti che s’accostano alle carni come stoffa bagnata.
Le affinità fra le cinque figure inferiori del monumento Chiaves e le virtù cardinali,
dimostrano soltanto che le prime dovettero essere eseguite
dietro il disegno e sotto la direzione dell’ autore delle se-
conde; e certamente per essere con questo unite in un solo
monumento, poiché, come abbiamo visto, vi coriispondono
per soggetto, per dimensioni e funzione decorativa. 1
Quantunque ci manchi assolutamente ogni dato per for-
marci un’ idea esatta dell’ insieme architettonico-decorativo di
tale sepolcro, nel quale dovevano essere riunite le nostre
nove figure, ciascuna entro nicchia, mi pare che di esse sei
potessero essere disposte tre per lato, una sopra l’altra, for-
mando due pilastri, come vediamo nel disegno che della
tomba di Nicolò V (t 1455) ci è stato tramandato dal Grimaldi;2
e che le tre rimanenti fossero allineate una vicino all’altra
all’altezza delle due superiori dei pilastri, ornando il fondo
del vano in cui, secondo la consuetudine dei monumenti ro-
mani del secolo xv, doveva esser contenuto il sarcofago.
Queste tre nicchie del fondo saranno state con tutta proba-
bilità quelle delle tre virtù cardinali, le quali anche in altri
monumenti del secolo XV sono rappresentate sopra la statua
giacente del defunto,s di cui simboleggiano le doti particolari
dell’anima, trattandosi specialmente di personaggi ecclesiastici.
I pilastri dovevano essere costituiti, quello di destra delle
nicchie della Temperanza, della Fortezza e della Vergine An-
nunciata; quello di sinistra della Prudenza, Giustizia c Arcan-
gelo Gabriele; rimanendo collocate nei due ordini inferiori
le statue eseguite dal maestro stesso, in alto, abbastanza lon-
tane dallo sguardo degli osservatori, le cinque scalpellate da
un aiuto.
Ora dobbiamo ritenere che tale monumento fosse proprio
quello del cardinale di Portogallo, a cui sono oggi unite la
maggior parte di quelle sculture? Parrebbe che sì, poiché
parecchi elementi rendono evidente una parentela fra le nove
figure da noi studiate ed il sarcofago della tomba Chiaves.
Innanzi tutto i due brutti puttini della Carità sono inten-
zionalmente ispirati ai due angioletti del sarcofago: basta,
per convincersene, osservare la forma non comune della bocca fatta a taglio diritto, troppo
Fig. 6 — Frammento
del monumento Chiaves : la Fortezza
Roma, Basilica di San Giovanni
in Laterano
(Fotografia Gargiolli)
1 La menzione che uno scrittore del secolo xvi, il
Panvinio (De sacrosaucta basilica, bapUsterio et pa-
triarchio lateranense, Mss. della Bibl. Vat., Lat. 6110,
f. 60) fa di un « antiquissimus pilus cum novem, ut
opinor, Musarum imaginibus », sembrerebbe attagliarsi
assai bene al nostro monumento, le cui nove figure
di fisonomia classicheggiante potevano ben essere
prese per le nove muse da un osservatore un po’ su-
perficiale. Senonchè in tal caso dovremmo crederle
adornanti altro sepolcro che quello del cardinale di
Portogallo, giacche lo stesso Panvinio cita come di-
verso dal monumento delle nove muse il « marnioreum
sepulchrum Antonii Martines de Clavibus cardinalis
Portugaliensis » (loc. cit., f. 62); laddove al contrario,
cóme vedremo, tutto nell’esame delle sculture c’in-
durrebbe a ritenerle proprio frammenti del monumento
del cardinale Chiaves.
2 Mss. cit., f. 124 r.
3 Ad esempio, nel monumento Tartagni in San Do-
menico a Bologna. Nel monumento del conte Hugo
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sono assai meno rilevate delle sue, cosicché, staccate come sono dalle nicchie, fanno un effetto
forse più miserando di quanto non meriterebbero; hanno forme più difettose, più asciutte;
i corpi non sono nutriti con la stessa giusta carnosità di quelli delle virtù cardinali, ma si
perdono senz’anatomia sotto le vesti che s’accostano alle carni come stoffa bagnata.
Le affinità fra le cinque figure inferiori del monumento Chiaves e le virtù cardinali,
dimostrano soltanto che le prime dovettero essere eseguite
dietro il disegno e sotto la direzione dell’ autore delle se-
conde; e certamente per essere con questo unite in un solo
monumento, poiché, come abbiamo visto, vi coriispondono
per soggetto, per dimensioni e funzione decorativa. 1
Quantunque ci manchi assolutamente ogni dato per for-
marci un’ idea esatta dell’ insieme architettonico-decorativo di
tale sepolcro, nel quale dovevano essere riunite le nostre
nove figure, ciascuna entro nicchia, mi pare che di esse sei
potessero essere disposte tre per lato, una sopra l’altra, for-
mando due pilastri, come vediamo nel disegno che della
tomba di Nicolò V (t 1455) ci è stato tramandato dal Grimaldi;2
e che le tre rimanenti fossero allineate una vicino all’altra
all’altezza delle due superiori dei pilastri, ornando il fondo
del vano in cui, secondo la consuetudine dei monumenti ro-
mani del secolo xv, doveva esser contenuto il sarcofago.
Queste tre nicchie del fondo saranno state con tutta proba-
bilità quelle delle tre virtù cardinali, le quali anche in altri
monumenti del secolo XV sono rappresentate sopra la statua
giacente del defunto,s di cui simboleggiano le doti particolari
dell’anima, trattandosi specialmente di personaggi ecclesiastici.
I pilastri dovevano essere costituiti, quello di destra delle
nicchie della Temperanza, della Fortezza e della Vergine An-
nunciata; quello di sinistra della Prudenza, Giustizia c Arcan-
gelo Gabriele; rimanendo collocate nei due ordini inferiori
le statue eseguite dal maestro stesso, in alto, abbastanza lon-
tane dallo sguardo degli osservatori, le cinque scalpellate da
un aiuto.
Ora dobbiamo ritenere che tale monumento fosse proprio
quello del cardinale di Portogallo, a cui sono oggi unite la
maggior parte di quelle sculture? Parrebbe che sì, poiché
parecchi elementi rendono evidente una parentela fra le nove
figure da noi studiate ed il sarcofago della tomba Chiaves.
Innanzi tutto i due brutti puttini della Carità sono inten-
zionalmente ispirati ai due angioletti del sarcofago: basta,
per convincersene, osservare la forma non comune della bocca fatta a taglio diritto, troppo
Fig. 6 — Frammento
del monumento Chiaves : la Fortezza
Roma, Basilica di San Giovanni
in Laterano
(Fotografia Gargiolli)
1 La menzione che uno scrittore del secolo xvi, il
Panvinio (De sacrosaucta basilica, bapUsterio et pa-
triarchio lateranense, Mss. della Bibl. Vat., Lat. 6110,
f. 60) fa di un « antiquissimus pilus cum novem, ut
opinor, Musarum imaginibus », sembrerebbe attagliarsi
assai bene al nostro monumento, le cui nove figure
di fisonomia classicheggiante potevano ben essere
prese per le nove muse da un osservatore un po’ su-
perficiale. Senonchè in tal caso dovremmo crederle
adornanti altro sepolcro che quello del cardinale di
Portogallo, giacche lo stesso Panvinio cita come di-
verso dal monumento delle nove muse il « marnioreum
sepulchrum Antonii Martines de Clavibus cardinalis
Portugaliensis » (loc. cit., f. 62); laddove al contrario,
cóme vedremo, tutto nell’esame delle sculture c’in-
durrebbe a ritenerle proprio frammenti del monumento
del cardinale Chiaves.
2 Mss. cit., f. 124 r.
3 Ad esempio, nel monumento Tartagni in San Do-
menico a Bologna. Nel monumento del conte Hugo