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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 3
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Corrieri
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0264

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224

CORRIERI

distrutta una parte : non si risparmiano che i grandi
edifici monumentali; per gli edifici di minor mole an-
corché pregevoli e talvolta pregevolissimi, non si ha
riguardo alcuno, quasi che non concorrano alla fiso-
nomia artistica di determinati periodi, e di frequente
non costituiscano esempi, tipi rari, unici e quindi
preziosi.

Il piccolo oratorio di San Rocco è il più minac-
ciato, anzi la sua demolizione è già stata decisa da
alcuni mesi. Sorge poco discosto dal cimitero monu-
mentale e poco per volta è stato fiangheggiato e poi

Milano, Oratorio di San Rocco
(Fotografia del signor Carlo Fumagalli)

rinserrato dai binari accessori di compendio della sta-
zione centrale della ferrovia.

È composto di due parti, di una cappelletta che
probabilmente risale al Quattrocento (nel cortiletto
attiguo si conserva difatti un capitellino di quel tempo)
e di un avancorpo con piccolo portico, aggiunti nel
Cinquecento. Questo piccolo portico colle sue graziose
cornici delle arcate in terra cotta e coi medaglioni o
ghirlande pure in terra cotta, ricorda quello della chiesa
delle Grazie fuori di Arezzo, è una graziosa e sorri-
dente reminiscenza dell’arte toscana, un esempio, raro
fra noi, di eleganza pura. Nell’interno è notevole un
affresco di stile assai affine a quello del Luini, e sotto
il portico altri affreschi luineschi ma di forme più. forti,
direi quasi michelangiolesche, della maniera che difatti
assunsero poi i due figli maggiori del Luini.

Gli affreschi verrano estratti e conservati, ma certo
isolati perderanno il loro pregio maggiore; e poi chi
restituirà a Milano il grazioso portichetto? E dire che
l’ampliamento della rete dei binari e dei depositi, pel
quale si vuol distruggere l’oratorio in parola, non sarà
che provvisorio, essendo intanto stato deciso il trasfe-
rimento in zona più lontana di tutto il grandissimo
impianto della stazione centrale ferroviaria. A che cosa
avrà dunque giovato la vandalica demolizione del gra-
zioso oratorio di San Rocco?

La Simonetta è invece un palazzo, quasi un gran
palazzo che sorge isolato nella stessa località, ad un
duecento passi dall’oratorio di San Rocco. Da decenni
e decenni é in istato di abbandono e di decrepitezza
e sino a due anni or sono era abitato da famiglie di
lavandai. Fu sempre meta di passeggiata, per i più
onde sentire la risonanza dell’eco nel cortile : ma per
alcuni onde scrutarne l’antico stile architettonico e con-
templare all' interno avanzi di decorazioni della fine del
Cinquecento e del periodo barocco, ed anche qualche
bel camino.

Questo grande edificio, che era il palazzo della villa
fondata da Ferrante Gonzaga verso la metà del Cinque-
cento e passata di poi successivamente a parecchi ca-
sati, tra i quali quello dei Simonetta, fu eretto da
Domenico Guintallodi di Prato. È un grande rettan-
golo a ferro di cavallo, cioè aperto nel quarto lato.
Il lato di fronte ha un avancorpo alquanto sporgente,
con porticato terreno di stile classico romano, a pi-
lastri reggenti archi e adorni di colonne toscane mu-
rate che sorreggono la trabeazione; al disopra de! por-
ticato sorgono due piani a loggiato, dorico il primo
e ionico il secondo. 11 complesso di questa fronte ri-
corda adunque lontanamente l’antico Septizonium di
Roma. Il cortile interno a ferro di cavallo termina nel
piano superiore a loggiato originariamente aperto e
da tempo murato. Di edifici col piano superiore a
loggia aperta, ad imitazione dello stile toscano del
Quattrocento, ne eran stati eretti alcuni durante il
Rinascimento, ma l’uso non aveva potuto perdurare, il
clima lombardo non consentendo di trarne vantaggio ;
la casa dei Grifi che ne porgeva un esempio (in via
San Giovanni sul muro) fu distrutta saran trent’anni ;
questo palazzo detto La Simonetta, che oltre a con-
servarcene un esempio più importante, è pur assai
pregevole per la sua facciata e per alcune decorazioni
interne, verrà certamente demolito anch’esso: è pas-
sato in proprietà di una società che intende costrurre
in questa zona dei grandi edifici di abitazione.

La chiesa di San Giovanni alle case rotte, vi-
cina al palazzo Marino, chiusa al culto nel 1874 ed
occupata dal Municipio pel suo archivio, se non altro
è rimasta nella sua interezza, conserva cioè all’ interno
la sua decorazione pittorica del Settecentoed all’esterno
 
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