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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc.4
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Frizzoni, Gustavo: Opere di maestri antichi a proposito della pubblicazione dei disegni di Oxford
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0286

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OPERE DI MAESTRI ANTICHI

245

fatto di un concorso di distinti artisti, bene disposti ad illustrare con opere peregrine l’av-
venimento al trono pontificio di un personaggio tanto favorevole a tutte le manifestazioni
umanistiche, da imprimere il suo nome al secolo in cui tenne il papato.

Se è lecito congetturare, che fu quello il tempo in cui il nostro pittore maggiormente
subì il fascino del maestro fiorentino, nulla di più naturale che di ascrivere a quel volgere
di anni, o meglio di mesi, l’origine della tavola della Madonna col Bambino e l’agnello, da
alcuni anni a questa parte entrata nella Pinacoteca di Brera. Mentre la stessa poi non si
saprebbe attribuire ad alcun altro seguace
del Vinci, se non al Bazzi, quale opera
sua . si distingue per una finezza insolita,
al confronto delle altre da lui eseguite a
Siena e in altre parti della Toscana. De-
vono appartenere allo stesso tempo d’al-
tronde i suoi studi intorno alla Leda
nuda, associata ai bambini sgusciatiti
dalle uova, tant’è vero che intercede come
legame fra la Madonna surriferita e la
Leda, qual si vede rappresentata in gal-
leria Borghese, il disegno di una testa
di donna a matita rossa nel Museo Mu-
nicipale di Milano ; disegno improntato
di carattere eminentemente leonardesco
e che ben si potrebbe accostare anche al
tipo della bella Rossane alla Farnesina.

Mentre in dette opere il Sodoma ci
si presenta sotto l’aspetto il più delicato,
lo stesso Museo Municipale porge un esem-
pio del suo fare più trascurato, ma non
privo di genialità, in un quadro di un San
Michele in atto di ammazzare il drago, che
si dà qui riprodotto a riscontro di un di-
segno della raccolta del Louvre, da rite-
nersi indubbiamente per un primo pen-
siero rivolto alla effettuazione dell’opera.

Le varianti che si avvertono fra il primo
e il secondo non sono che indizi della ferace
fantasia dell’autore in un soggetto spesse
volte trattato in quel tempo e che si presta
a rappresentazioni animate e pittoresche. E si vorrà riconoscere di leggieri, che, come av-
venne in moltissimi casi per parte dei migliori artisti, così il nostro autore nel caso presente
riesci più aggraziato e spontaneo nel disegno, che non nell’opera eseguita. Astrazione fatta
del paesaggio, che in quello non è preso in considerazione, la principale differenza sta nella
figura del mostro atterrato che tiene della natura umana nel disegno, là dove nel quadro
assume l’aspetto dell’animale imaginario qualificato per un drago. La scioltezza di mano che
l’autore dispiega in questa opera, la poca diligenza nella esecuzione accennano alla sua età
provetta. Se si confrontano, fra altro, i motivi del fondo, quei tronchi nerastri, spezzati,
quei fogliami, quelle vaghe distanze, con quanto si osserva nello sfondo del suo Sagrificio
d’Àbramo, nel duomo di Pisa, si troveranno sensibili analogie.

E dire che non molti anni or sono (1879) nel catalogo del Museo Artistico Municipale
di Milano il Mongeri indicava per possibile autore del dipinto il rozzo pittore di Casale Mon-
ferrato, Pietro Grammorseo! Non così il Cust nel suo recente bellissimo libro intorno al

Sodoma: San Michele. Milano, Museo Municipale
(Fotografia Anderson)
 
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