Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

DOI Heft:
Fasc.4
DOI Artikel:
Colasanti, Arduino: Note sull'antica pittura fabrianese: Allegretto Nuzi e Francescuccio di Cecco Ghissi
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0313

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
2~J2

ARDUINO COLASANTI

giotteschi operanti nelle Romagne.1 Ma noi siamo dispiacenti di non poter convenire con l’Her-
manin,1 2 * il quale identificò l’autore degli affreschi del Cappellone con quel Giovanni Baronzio
da Rimini che fu il più felice divulgatore dell’arte di Giotto in Romagna e decorò sulla metà
del Trecento il coro della chiesa di Santa Maria in Porto fuori a Ravenna, dopo aver lasciata
in Urbino una tavola datata (1344) e sottoscritta col suo nome. 5

L’attribuzione deU’Hermanin si presenta con grande genialità e dottrina, là dove pone
in luce le notevoli, indiscutibili analogie che passano fra le pitture di Tolentino e quelle di
Giovanni Baronzio, analogie che toccano non solo il disegno delle figure e la disposizione
delle scene, ma la tecnica del colorire e la scelta dei partiti di pieghe nei panneggi. Se non che
noi reputiamo che nel giudicare di un antico dipinto debba farsi gran conto non solo dei
ravvicinamenti stilitici, ma anche del criterio della qualità, e che, a intendere l’intima natura
e il valore di un'opera d’arte, ancora più delle somiglianze che la legano ad altre opere
della medesima scuola e della stessa epoca, giovi tenere presenti le differenze onde essa da
tutte si distingue e ci apparisce unica nel tempo.

Da queste considerazioni siamo indotti a riconoscere che le affinità già notate a proposito
dei dipinti di Tolentino sono del tutto formali ed esteriori, non toccano cioè la sostanza del-
l’arte, la quale nè col Baronzio nè con alcun altro dei giotteschi che in quell’epoca operarono
nelle Romagne raggiunse mai le altezze verso cui spiegò sicuramente il volo con gli affreschi
della cappella di San Nicola.

Il maggiore dei pittori di Tolentino da Giotto ereditò la potenza scultoria del model-
lato, l’efficacia drammatica dell’azione, il senso della vita e del movimento ; ma a queste
qualità aggiunse un vivo sentimento della bellezza, una gentilezza e una intimità di espres-
sione che son caratteristiche della pittura delle Marche e che si riconnettono forse a influenze
dell’arte senese. In ognuna delle sue figure è scolpita l’impronta profonda di un carattere;
nei Dottori della Chiesa è una vera grandezza morale ; negli scorci sapienti, in alcune mani-
festazioni di vita, còlte subitaneamente e riprodotte con sincerità e con evidenza, è quasi il
presentimento di Masaccio ; tutto il complesso dell’opera mirabile ci dice che noi veramente
ci troviamo di fronte a un altissimo maestro.

Vita e azione nelle figure, eseguite con grande facilità, apprese a sua volta Allegretto Nuzi
dall’arte fiorentina, di cui vide e studiò gli esempi a Fabriano e nei dintorni; accuratezza scru-
polosa nella esecuzione, predilezione per certi determinati tipi, uno squisito senso della
delipatezza e della grazia ebbe della pittura di Siena, che allora si diffondeva gloriosamente
per tutta l’Italia centrale. Recatosi poi a Firenze, egli accrebbe i suoi ristretti materiali di
studio e trasse belle ispirazioni specialmente dalle opere di Bernardo Daddi, come ognuno
scorgerà facilmente, confrontando con le Madonne di Macerata e di Apiro la tavola centrale
del piccolo trittico degli Uffizi, che Bernardo dipinse nel 1328, e ravvicinando alcune figure
di Santi dell’ancona dell’Accademia di Firenze (n. 127) ai tipi più comuni dell’agiografia
di Allegretto. Così, anche per via indiretta, si veniva rassodando nel pittore la felice com-
penetrazione degli elementi senesi e fiorentini, di cui quella sua arte semplice e imperfetta,
ma animata da un sincero ideale, ci appare come la risultante.

Vicino alle opere già ricordate di Allegretto Nuzi è possibile raggrupparne altre, che,
senza essere firmate, pur tuttavia portano profondamente impressa l’impronta dell’originalità
del maestro.

Nella sagrestia del duomo di Fabriano si conservano ben quattro tavole attribuite ad
Allegretto, e, se noi prendiamo per termine di confronto il trittico della cattedrale di Mace-
rata, ci persuaderemo subito che i due frammenti archiacuti, in cui si vedono rappresentati

1 Vitzthum, in Kunstgeschìchtliche Gesellschaft, filologica romana, 1905, n. 7.

1905, III, p. iS. 5 A. Brach, Giottos Schule in der Romagna, Strass-

2 F. Hermanin, Gli affreschi di G. Baronzio e dei burg, Heitz, 1902.

suoi seguaci in Tolentino, in Bollettino della Società
 
Annotationen