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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc.4
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Colasanti, Arduino: Note sull'antica pittura fabrianese: Allegretto Nuzi e Francescuccio di Cecco Ghissi
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0315

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274

ARDUINO CO LASAN TI

Gli affreschi di Santa Lucia, nei quali il Lori lesse le date degli anni 1345 e 1349, rap-
presentano l’attività giovanile di Allegretto 1 e ad essi, per quanto è permesso dal loro stato
attuale, si debbono ravvicinare le due anconette di Berlino.

In questi suoi primi lavori il Nuzi ci si mostra fedele continuatore degli esempi dei pittori
giotteschi, ai quali sovrasta per la giocondità del colorito, in cui predominano il giallo, il rosso e
il rosa ; ma le influenze dell’arte senese già cominciano a manifestarsi in una tavola cuspidale della
pinacoteca di Fabriano, di cui non parlano nè il Cavalcasene nè altri. Rappresenta essa Sant’An-
tonio, in mezzo ad alcuni devoti inginocchiati, sul fondo di un paesaggio embrionale, ove due
roccie sormontate da esili alberelli servono più che altro a delimitare lo spazio in cui campeggia
la figura principale. La rappresentazione del paese non è pertanto ancora fine a se stessa ed ha
un ufficio tutto meccanico e convenzionale ; pur tuttavia il pittore s’indugia con compiacenza
nello studio di quelle forme naturali che più gli erano familiari per l’abitudine che aveva
riprodurle ad ornamento delle vesti dei suoi santi, e dipinge cardellini e pavoncelle sulle
roccie e sugli alberi. Intanto i fedeli si affollano ai piedi dell’anacoreta, i cavalieri giungono
religiosamente le mani, le madri porgono a lui i pargoletti e sulla moltitudine implorante
il nobile vegliardo si leva solennemente, con gesto pacificatore. La bella tavola è in basso
guastata da qualche restauro, pur tuttavia sotto la vernice recente si scorgono ancora le
traccie illeggibili di un’antica iscrizione in lettere gotiche, con la data ben chiara MCCCLIII.
Amico Ricci, 1 2 3 parlando delle pitture, oggidì scomparse, che Allegretto eseguì in Fabriano
per la chiesa di Sant’Antonio abate fuori di porta Pisana, dice di aver visto nella sagrestia
«una tavola dove il Nuzi figurò nel 1353 il titolare Sant’Antonio in piedi, d’una grandezza
metà del vero, ed ai lati due devoti genuflessi ». La coincidenza del soggetto, delle dimen-
sioni e della data ci fa pensare che la tavola della sagrestia di Sant’Antonio sia appunto
quella la quale, senza indicazioni della sua provenienza, si conserva oggidì nella pinacoteca
di Fabriano, non essendo impossibile che il Ricci nella sua breve descrizione abbia preso
equivoco sul numero dei devoti inginocchiati ai piedi del santo.

Era questo, presso a poco, il tempo in cui Allegretto dovette dipingere un’altra tavola,
sfuggita alle ricerche di tutti gli scrittori, che noi avemmo la fortuna di rintracciare in una
soffitta della canonica annessa alla chiesa di San Niccolò in Fabriano. Vi è rappresentata
la Vergine seduta su un ricco trono, col Bambino fra le braccia, mentre dalla cuspide il
Redentore benedice la poetica visione. La Madonna indossa una veste rossa e un canopio
turchino, decorato con foglie e grappoli d’uva in oro. Dietro il trono si distende un bel drappo,
ornato di disegni rossi sul fondo azzurrino. Disgraziatamente lo stato di conservazione della
tavola è deplorevole; non solo il colore è in vari tratti sollevato e caduto, ma qua e là
mancano addirittura pezzi d’imprimitura. Pur tuttavia le parti conservate sono vergini di
restauro e lasciano vedere chiaramente l’impronta dell’arte di Allegretto Nuzi.

Una profonda dolcezza è nello sguardo di questa dimenticata Madonna, di cui fra qualche
anno non rimarrà più traccia, ed una cura infinita si scorge nella esecuzione delle ricche
stoffe, luminosamente ricamate d’oro ; eppure il pittore fabrianese qui non ha ritrovata ancora
tutta la virtuosità di cui darà prova più tardi, nel magnifico polittico di Apiro, eseguito
nel 1366,5 e nel trittico della galleria municipale di Fabriano, che deve riportarsi intorno a
quel medesimo tempo. Basta osservare la grandiosa figura di Sant’Agostino, per scorgere
come una libertà nuova sia ormai penetrata nell’arte del Nuzi, senza danno delle sue qualità
di miniatore diligentissimo, che si rivelano sopra tutto nella stupenda veste del Santo]Stefano,

1 La tradizione locale li attribuisce ad Angelo di Meo
cartaiolo, vissuto parecchi anni più tardi, forse perchè
costui lavorò l’ancona della stessa chiesa di Santa
Lucia, come attesta I’Ascevolini nella sua Storia di
Fabriano, ms.

2 Op. cit., I, 88 e 109.

3 Sulla predella del trono della Vergine, in una sola

riga, si legge: HOC OPVS FECIT FIERI FRATER
OFREDVTIVS GVALTERVTII SVB ANNO DO-
MINI MCCCLNVI. E sotto: ALLEGRIT .... DE
FABRIANO ME PINX. ... Cfr. S. Servanzi Collio,
Sopra una tavola di Allegretto Nuoci da Fabriano e su
di altro dipinto a muro d’innominato autore esistenti
in Apiro, Sanseverino, Ercolani, 1845.
 
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