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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc.4
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Giglioli, Odoardo H.: Il pulpito romanico della Chiesa di San Leonardo in Arcetri presso Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0327

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286

ODOARDO H. GIGLIOLI

d’una Imperatrice orientale, colla corona, l’ampio manto, la lunga tunica, ricordante nel tipo
e nell’atteggiamento l’arte bizantina.

I profeti, tutti nimbati, non hanno alcuno degli attributi loro proprii ma semplicemente
tengono in mano un rotulo ove sono scritte le loro profezie, dalle quali ho potuto identi-
ficare tre figure, mentre la quarta è rimasta anonima, non avendo potuto trovare il luogo
della citazione ; noto che le inscrizioni rozzamente incise sono in gran parte abbreviate.

Lo scrittore evidentemente cerca di variare la posa e l’abbigliamento dei suoi perso-
naggi e solo in Isaia e in Davide ripete il gesto di benedizione facendo loro tenere il pallio
classico. Isaia ha la barba appuntata e i capelli inanellati sulle spalle. Nessuno dei suoi più
comuni attributi lo caratterizza: nè il carbone ardente su cui purificò le labbra, nè la sega.
La sua profezia scritta sul rotulo corrisponde al noto verso : EGREDIET YIRGA DE
RADICE IESE (XI, i).

Davide ha la corona e indossa una corta tunica con manto. Sul suo rotulo è scritto:
TU ES SACERDOS IN ETERNUM (Salm. no, 4). Mosè che indossa la clamide bizan-
tina, ha mutilato non solo il volto, ma anche il braccio e la mano che teneva come l’altra
il rotulo disteso orizzontalmente. L’iscrizione è: PROPHETAM SUSCITAMI' VOBIS
DOMINUS (Deut. XVIII, 15). L’iscrizione: CUM VENERI!' SANCTUS SANCTORUM
CESSAVIT, che si riferisce al quarto personaggio anonimo, potrebbe essere frammentaria,
oppure completa se al verbo CESSAVIT si riferisse, sottinteso, l’albero di Jesse. Il fem-
mineo adolescente tiene il rotulo come uno strumento musicale.

* * *

Ad uno scultore che ha tendenze realistiche ed anche un ben marcato sentimento
narrativo, mi pare si possa attribuire il bassorilievo della Natività. La Madonna, col velo
in testa ricorda ancora il tipo Giunonico degli antichi sarcofagi romani, alquanto grossolano
nel taglio dei lineamenti, con le gote piene e gli occhi a mandorla riempiti di smalto nero ;
è ancora bizantina però nella posizione e nelle pieghe lineari caratteristiche agli avori del
XIII secolo (es. quello della Natività nel Museo Nazionale di Ravenna), panneggiamento
che dà un rilievo stecchito alle forme anatomiche appena accennate. Eppure questa Madonna
è già più emancipata dalle vecchie formule: non è più une mummia fasciata, stesa come
morta sul materasso come nel pulpito di S. Michele a Groppoli, ma una persona viva a
metà sollevata sul letto e protendente il braccio con sentimento materno verso la greppia
dove ha collocato il bambino Gesù; e già il gesto rude sembra un annunzio del miracolo
e un invito all’adorazione. Sulla greppia sono state riposte le coltri ed il cuscino su cui il
fanciullo posa la testa nimbata e crocesegnata.

Per il bue e l’asino lo scultore segue letteralmente l’Evangelo dello Pseudo Matteo 1
e li rappresenta dinanzi alle mangiatoia quasi in adorazione dell’ infante divino. In alto
vediamo la stella ad opus sedile e i mezzi busti scolpiti di sei angeli come protesi fuori
d’un parapetto arcuato e a linee ondulate, accenno schematico e convenzionale delle nuvole,
dal quale fu tratto in inganno il Forster2 che lo credettu un paniere. Secondo la comune
iconografia medioevale sta pensoso in disparte San Giuseppe seduto, non su una collina
come credette lo Schmarsow3, ma sopra un materasso trapunto, vestito del pallio e della
tunica, col capo appoggiato alla mano e il gomito sulla coscia, le ginocchia divaricate e
i piedi uniti come il bambino Gesù negli altri bassorilievi ; giacché questi marmorai roma-
nici, pur svelando tratto tratto la loro personalità e le loro tendenze speciali, ora clas-
siche, ora bizantine, hanno sempre tra loro certe involontarie affinità di stile. Il San Giu-
seppe però presenta un tipo ben diverso da quello degli altri bassorilievi avendo la chioma

1 N. Baldoria. La nascita di Cristo nell’arte figli- Erster Band, pag. 303, 305, Leipzig, T. D. Weigel, 1869.

ratìva. L’Italia artistica illustrata. Roma 1886, pag. 136. . 3 August Schmarsow, op. cit., pag. 193.

2 Ernst Foster. Geschhhte der Italienischen Kunst.
 
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