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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0356

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BIBLIOGRAFIA

rogativo avanti al nome di Antonio Van Dyck, per la Ma-
donna della chiesa di Santa Caterina; nè panni si possa con-
sentire alla qualifica di mediocre data a Vincenzo de Pavia,
che, fra i raffaelleschi di second’ordine, riesce dei più at-
traenti per la nota personale che imprime spesso alle com-
posizioni e per le qualità brillanti dell'esecuzione.

163. Melani (Alfredo), Pavimenti artistici d’Italia,

(.Emporium,vo\. XXIII, pag. 428-447; Bergamo, 1906).

164. Migeon (Gaston), Notes d’archeologìe mu-
sulmane-Monumenis inédits. (Gazette d. B.-A., t. XXXV,
pag. 205-214; Paris, 1906).

Accenna a due avori della collezione Carrand (sec. xm)>
a un cofanetto in argento del tesoro di San Marco (sec. x 11 là,
a un cofanetto in legno e avorio della cappella Palatina (se-
colo xv), ecc.

165. Petersen (E.), Zu Meisterwerke der Renais-
sance - Bemerkungen eines Archàologen. (Zeitschrift
f bi/d. Kunst, voi. XVII, pag. 179-187; Leipzig, 1906).

L’A. studia i monumenti medicei in rapporto con l’arte
classica: specialmente il concetto della Notle e del Giorno
egli crede derivato dalle antiche rappresentazioni del Sole e
della Luna che si cominciarono a raffigurare, come assistenti
alla nascita di divinità, al tempo di Fidia e di cui Michelan-
giolo potè aver conoscenza dai rilievi romani ritraenti il fron-
tone del tempio di Giove Capitolino e dal grande sarcofago
di San Lorenzo fuori le Mura.

Altro capolavoro del quale si occupa il Petersen è la De-
relitta di casa Pallavicini in Roma, in cui egli vede una per-
sonificazione di Firenze che, in luogo di darsi ai piaceri car-
nevaleschi, spaige lacrime sui suoi errori passati e si propone
di migliorare, secondo un’ immagine favorita del Savonarola
nelle sue prediche; onde il quadro, sia o n<> opera del Bot-
ticella deve ritenersi eseguito in Firenze fra il 1494 e il 1496.

Venendo infine al tanto discusso Amor sacro e amor pro-
fano del Tiziano, l’A. lo interpreta come un’espressione del
concetto platonico della Bellezza terrena e bellezza celeste, no-
tando come possa in tal modo trovare una spiegazione anche
il cavallo raffigurato dalla parte della bellezza terrena (giacché
tale sarebbe per l’A. la donna di sinistra), essendo che il
Ficino, secondo Platone, chiama l’appetito dei sensi cattivo
cavallo.

/. c.

166. Pillion (Louise\ La sculpture italienne dii
XIV siècle et sui dernier hisforieri. (Rev. de l’ari anc.
et mod.y t. XIX, pag. 241-254 e 353-366; Paris, 1906).

L’A. trae occasione dalla pubblicazione del quarto volume
della Storia dell’arte italiana di Adolfo Venturi, per trattare
brevemente la questione delle influenze settentrionali, e spe-
cialmente francesi, sulla scultura italiana del xiv secolo.
A. queste influenze l’A. assegna una grande, troppo grande
importanza. Essa presenta esempi numerosi di riscontri e di
analogie fra opere ilaliane e francesi; e gli esempi sono in-
teressanti, ma sono veramente eccessive alcune conclusioni

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che l’A. ne trae, o meglio lascia comprender di voler trarre.
Poiché l’A. si vela di riserbo, e dichiara anzi spesso di non
intendere che proporre quesiti; ma appare chiaro come essa
M risolverebbe. Così, malgrado la forma prudente, è evidente
che essa vede influenze francesi in tutti e dappertutto ; in
Andrea Pisano persino e a Bologna, nelle tombe dei glos-
satori !

167. Sirén (Osvald), Dipinti del Trecento in alcuni
Musei tedeschi di provincia. (Rassegna d'arte, a. VI,
pag. 81-87; Milano 1906).

Accenna a parecchie pitture italiane del Trecento, rimaste
pressoché ignote, nei musei di Strasburgo, di Annover, di
Braunschweig, di Francoforte. Fra altro è attribuito a Taddeo
Gaddi un altarino del Museo di Strasburgo; è proposto con
riserva il nome di Bernardo Daddi per una Santa Caterina
e una Sant’Agnese dello stesso Museo; sono dati a Giovanni
dal Ponte una Madonna dell’ Istituto Stàdel e uno sportello
di trittico del Museo di Annover; in quest’ultimo è altri
buito a Taddeo di Bartolo una serie di episodi della vita di
San Francesco; sono determinate per opere di Lorenzo di
Niccolò Gerini, di Bicci di Lorenzo, e di Lorenzo Monaco
alcune tavole del Museo di Braunschweig, ecc.

168. Sfida (W.), Studien zur Trcccntomalerei. (Re-
perì. f. Kunslw , voi. XXIX, pag. 108-117; Berlin,
1906).

Attribuisce a Bernardo Daddi la piccola Incoronazione della
Pinacoteca di Torino (n. 102), ed una Madonna del conte
Carlo Lanckoronski in Vienna.

Studiando poi il trittico del Bigallo, datato 1333, lo ri-
conosce opera di una mano ben diversa da Taddeo Gaddi
e da Bernardo Daddi, ai quali fu attribuito; a questo ano-
nimo pittore della cerchia di Giotto e di B. Daddi il Suida
attribuisce numerose opere, fra cui il quadro votivo n. 89
del Museo dell’opera in P'irenze.

Un’altra personalità a sé, secondo l’A., è il maestro della
Crocefissione, a cui sono dovute appunto parecchie crocefis-
sioni, fra le quali i n. 12 e 13 degli Uffizi. Dell’attività di
questo maestro ci restano testimonianze dal 1325 al 1343:
dovette operare quando Giotto era ancora in vita ed essere
egli pure in rapporto con B. Daddi.

I. c.

169. Vasnier (H. A.), IL archi te dure dans les ceuvres
de Memlinc et de Jean Bouquet. (Gazette d. B.-A.,
t. XXXV, pag. 195-204; Paris, 1906).

Mentre è rarissimo riscontrare fra i pittori una riprodu-
zione esatta di costruzioni architettoniche, il Memlinc e il
Fouquet dimostrano, secondo il V., una conoscenza reale
dell’architettura e un’esattezza nella rappresentazione degli
edifizi, tali da poter servire di criterio per l’identificazione
delle loro opere. Il Memlinc ha riprodotto con precisione e
fedeltà scrupolosa alcuni monumenti di Colonia nella sua Leg-
genda di Sant’ Or sola ; e con la stessa fedeli à il Fouquet hi?
 
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