Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

DOI Heft:
Fasc. 5
DOI Artikel:
Nicola, Giacomo de: L' affresco di Simone Martini ad Avignone
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0382

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
L'AFFRESCO DI SI MONE MARTINI AD AVIGNONE

34i

depose i suoi scritti che troviamo tutti nominati nei vari cataloghi della biblioteca ponti-
ficia, 1 e lì, molto più che a Roma, dimorò nell’ultimo ventennio della sua vita.

Ora ad Avignone in quel tempo è Simone che impera nell’arte, il capo del gruppo di
artisti senesi che fronteggia il gruppo umbro.

Il Martini doveva essere, perciò, fra tutti il prescelto naturale dallo Stefaneschi per
miniare il messale, egli miniatore famoso (già poteva avere eseguito pel Petrarca il ritratto
di Laura e il frontespizio del Virgilio), egli forse già glorificatore di San Giorgio nell’af-
fresco della cattedrale, ordinatogli dallo stesso cardinale. E questi che non badava a spese
era solito servirsi dei migliori artisti.

Giotto fu il suo interprete a Roma, Simone ad Avignone.

Oggi il disegno del perduto affresco fornisce una nuova testimonianza della cerchia
artistica da cui è uscito il codice dello Stefaneschi.

Il codice presenta a c. 85, nella più grande miniatura che abbia, la scena di San Giorgio
che uccide il drago (fig. 2).

Basta un confronto anche sommario tra questa scena e la stessa del disegno per con-
vincersi della derivazione di una dall’altra. Descrittivamente, anzi, non c’è alcuna differenza.
In ambedue il drago è ucciso presso lo stagno, alla presenza del re e della regina e di
molto popolo, chiusi nel castello, mentre la giovane principessa rivolge in alto una preghiera.

Ma anche alcuni particolari di forma, benché attraverso la copia secentesca, pienamente
si corrispondono. Così tutto l’atteggiamento del cavallo, lo svolazzo della clamide del cava-
liere (si ricordi l’angiolo nell’Annunciazione di Simone agli Uffizi), la natura del drago, lo
sporgere degli spettatori dai merli del castello.2

E la variante più sensibile, la mancanza, cioè, nella miniatura dell’angiolo in alto che
porta la corona della vittoria, è più apparente che reale, facilmente supponendosi anche nella
miniatura (dove lo spazio limitato impone sempre speciali esigenze scenografiche) non solo
perchè la principessa è atteggiata allo stesso modo, ma perchè sembrano illustrarla gli stessi
quattro versi dell’affresco.

Quei versi, infatti, come abbiamo detto, sono a c. 82, subito dopo i quali seguono le
carte bianche 83 e 84, e quindi la c. 85 colla nostra rappresentazione. E se questa era
richiesta a quel modo dalla tradizione iconografica non era, però, così richiesta dal racconto
dello Stefaneschi, secondo il quale (c. 29 v. e seg.) alla preghiera di Giorgio il drago esce
umile dallo stagno, va a deporsi ai piedi del Santo che, legatolo, lo fa portare dalla gio-
vane principessa in città, dove gli trapassa le fauci solo quando il popolo si converte al
cristianesimo.

La miniatura e l’affresco sono, dunque, nelle più intime relazioni : la stessa scena, dichia-
rata dagli stessi versi, eseguita in modo simile dalla stessa scuola artistica per lo stesso
committente.

Non possiamo indicare con certezza alcuna altr’opera che unisca il pittore senese e il
poeta romano ad Avignone, ma forse uscì altresì dalla loro cooperazione il polittico, già
in quella città, che oggi si dividono Berlino, Parigi e Anversa.

Il cardinale donatore che è nella Discesa dalla Croce di Anversa potrebbe essere
appunto lo Stefaneschi, se non ingannano alcuni segni fisionomici che si ritrovano negli

1 Nel catalogo del 1375 è notato un « libellns de
renuntiacione pape Celestini et successione pape Bo-
nifacii » certo dello Stefaneschi e, forse anche suo, un
«libellns de promocionibus fratris Nicolay de Tar-
visio». (Ehrle, Historia Bìbliotecae rornati, pontif.,

1890, pag. 504 e 505); in un altro catalogo s’indi-
cava di lui una « ystoria ... de quodam miraculo glo-
riose Virginis Marie facto Avinione » e il « tractatus

de centesimo jubileo». (Faucon, La librairie des pa-
pes, ecc., in Bibliot. des e’c.franO 1887, pag. 143 e 150);
e finalmente in un catalogo del Suarez (cod. Barb.
lat., 3169, c. 7) abbiamo la vita dei Santi Celestino
e Giorgio.

2 II castello nella miniatura ha molte somiglianze
con quello di Vaichiusa disegnato alla c. 3 del codice
Barb. lat., 3084.
 
Annotationen