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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 5
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Ciaccio, Lisetta: Scoltura romana del Rinascimento, [2]: primo periodo (sino al pontificato di Pio II)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0387

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LISETTA CI ACCIO

barocchi ; e tali che, se potrebbero lasciarci dubbiosi intorno alla
forma di alcuni particolari (qualora non c’istruissero gli stessi
frammenti superstiti del monumento), non c’impediscono di for-
marci un’ idea precisa dell’architettura di esso.

Come molti sepolcri romani del secolo xv, il monumento di
Nicolò V si componeva di due pilastri sporgenti dalla parete,
costituiti ciascuno di tre nicchie a conchiglia con una figura di
santo : sui due pilastri posava un architrave ornato di due coppie
di angioli librati, reggendo le armi del Papa. Nel vano fra i due
pilastri stava, retto da mensole, il sarco fago con la statua fune-
raria giacente, su cui pendeva una specie di padiglione di stoffa:
particolare che non si ritrova in altri esemplari romani della
seconda metà del secolo xv.

Di tutte queste parti ci rimangono, conservati nelle Grotte
Vaticane, il sarcofago con la statua giacente 1 (n. 168) (fig. 3), le
sei nicchie con figure di santi (nn. 6 (fig. 4), 17, 20, 46, 60, 63),
ed un pezzo di cornice dell’architrave con uno dei quattro angioli
(n. 168).

Che tutti questi frammenti appartengano realmente alla tomba
di Nicolò V non vi può essere dubbio alcuno: la statua funeraria,
vestita dei paramenti pontificali,
reca negli ornati dei cuscini su
cui posa il capo, lo stemma di
Nicolò V ; e quanto all’angiolo
dell’architrave ed ai sei santi entro
nicchia, presentano tali affinità
di fattura e di forma con la statua
giacente, da apparire con questa
strettamente collegati.

Le sculture del monumento di Nicolò V non sono in-
vero tali da farci dolere troppo della demolizione di esso :
il gran papa protettore delle arti sembra qui pagare il fio
della sua incuria verso la scultura, giacché nessun pontefice
del secolo XV ebbe forse sepoltura più disadorna d’ogni
spirito d’arte e bellezza.

Nel sarcofago i due puttini che, con motivo tolto dal
monumento Chiaves 2 del Filarete in San Giovanni Laterano,
tengono steso il gran rotulo con l’epigrafe, dettata da Maffeo
Vegio,3 rivelano subito la goffaggine dello scultore nel busto
troppo allungato, nelle gambette corte, prive di sviluppo,
nelle alette rigide, legnose, nelle manine dalle dita tutte pjg.
egualmente lunghe, ma sopratutto nell’ insieme del corpo
rachitico, sgraziatamente seduto su roccia.

Nè la statua giacente ci impressiona più favorevolmente : il corpo è rigido, senza spes-
sore ; il viso, tagliato quasi a diverse superfici piatte, manca assolutamente dei tratti fisio-
nomici del personaggio dal caratteristico profilo a becco di pappagallo, che conosciamo per
la medaglia del Guaccialotti 4 e pei ritratti miniati nei codici dovuti alla sua munificenza ;3

Fig;. 1 — Maestro della Ma-
donna della Cappella di San
Biagio - Statuetta di profeta
Roma, Grotte Vaticane
(Fot. Gargiolli)

Monumento di Nicolò V
(dal Grimaldi)

1 Riprod. già dallo Steinmann, Rom in der Re-
naissance von Nicolaus V bis auf Julius II, Leipzig,
1899, pag. 1.

2 Riproduzione a pag. 174.

3 Grimaldi, mss. cit., c. 179.

4 Riprod. nel Muntz, Histoire de l’art pendant la
Renaissance. I. Italie ; les Primitifs, Paris, 1889, pag. 89.

s Bibl. Vat., mss. vatic. lat. 385, c. 121.
 
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