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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 5
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Ciaccio, Lisetta: Scoltura romana del Rinascimento, [2]: primo periodo (sino al pontificato di Pio II)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0389

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348

LISETTA CI ACCIO

sono determinabili il n. 60 quale San Giacomo Maggiore (bordone ferrato) ed il n. 63 quale
Sant’Andrea (croce). I nn. 20 e 46, giovani imberbi, vogliono essere probabilmente San Gio-
vanni e San Filippo. Quanto ai nn. 6 (fig. 3) e 17 vengono comunemente riconosciuti per
San Matteo e San Giacomo Minore.1

Le nicchie sono tutte egualmente costituite di due pilastrini a tre scanalature con base
che si continua nell’emiciclo della nicchia e capitelli compositi, fatti di due ordini di foglie

liscie (5 in tutto) e di una piccola voluta jonica con
rosetta nell’abaco.2 Sopra i capitelli posa una cornice
rispondente nel moivo a quella della base, la quale alla
sua volta regge ai lati altri due minuscoli e brevi pila-
strini, e nel mezzo la gran conchiglia ad undici pie-
ghettature ; nei pennacchi compresi fra l’arco della
conchiglia ed i due piccoli pilastrini sono fogliami
ancora gotici, ovvero piccole conchigliette.

Chi sia stato l’autore del monumento di papa Ni-
colò V ci è ignoto, ne è il caso di rammaricarsene,
essendo sufficiente all’ interesse storico-artistico la sua
databilità abbastanza precisa. Mi sembra infatti che
esso non possa essere stato eseguito che subito dopo
il 1455, anno della morte del Papa, non presentan-
dosi probabile l’ipotesi che fosse scolpito qualche anno
appresso, dato il carattere tutto primitivo delle sculture
ed i motivi ornamentali gotici già accennati ; nè che
quel raffinato di Nicolò V, che affidava le sue am-
biziose costruzioni a Bernardo Rosellino ed a Leon
Battista Alberti e chiamava a decorare le sue chiese
ed i suoi palazzi l’Angelico, Pier della Francesca,
Andrea del Castagno, Benedetto Bonfigli, ecc., si
facesse erigere in vita una così brutta sepoltura.3

Ora il poter fissare una data alle sculture del
monumento di Nicolò V conferisce loro un interesse
speciale, in quanto per esse ci è possibile classificare
approssimativamente altre sculture romane, intorno
alle quali ci manca qualsiasi notizia storica.

I nn. 48 e 51 delle Grotte Vaticane (fig. 5 sono)
sempre stati considerati frammenti del monumento
di papa Callisto III (f 1458); ma chi ha qualche
pratica delle sculture conservate nei sotterranei di
San Pietro e delle loro attribuzioni, sa qual valore
possa darsi a priori ad una simile qualifica: si direbbe che allorquando si pensò di sistemare in

Fig. 4

Frammento del monumento di Nicolò V
Roma, Grotte Vaticane
(Fot. Gargiolli)

1 Dufresne, Les cryptes vaticaines, Roma, 1902.

2 Questi capitelli sono di fattura molto grossolana,
per modo che le rosette dell’abaco appaiono appena
abbozzate: per altro il capitello sinistro della nicchia
n. 17 è assai più finito: le foglie sono ornate di ve-

nature e pieghettature, l’echino che sottostà alla vo-
luta jonica è lavorato ad ovuli e perle : la rosetta è
esplicata nei suoi cinque petali. Ma poi si vede che il

tempo mancò all’artefice che lavorava senz’aiuti, od a
lui parve far troppo per il danaro che gli era destinato,
e nel rimanente del lavoro prosegui assai più affrettato.

3 Secondo il Grimaldi (Mss. cit. c. 179V) ed il Dio-
nigi 1 Sacrarum Vaticanae Basilicae cryptarum monu-
menta, Roma, 1773, pag. 138) il monumento fu eretto
dal Cardinal Filippo Calandrino fratello, da parte di
madre, di Nicolò V.
 
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