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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 5
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Brunelli, Enrico: Pietro de Saliba
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0403

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ENRICO BRUNELLI

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avverta come, mentre il nome di Antonello de Saliba ricorre in documenti numerosissimi,
di Pietro fa cenno (per ora almeno) il solo documento ricordato del 1497. Vediamo Anto-
nello collaborare con Giovanni suo padre, lo vediamo collaborare con altri pittori, non lo
vediamo mai in rapporti con Pietro. V’ha di più. Un documento significantissimo del
31 ottobre 1517 dice che, essendo morto Giovanni de Saliba, i suoi figli Antonello (pittore)
e Luca (orefice) nominarono due arbitri per comporre alcune vertenze, sorte fra loro circa
l’eredità paterna ; nell’atto non è menzione alcuna di Pietro o dei suoi eredi.1 O Pietro era
già morto, o era fuori della patria.

Pietro, che fa artisticamente più mediocre ancora di Antonello, non trovò in patria
considerazione e lavoro. Abbiamo visto che un suo gonfalone fu pagato settanta lire; prezzo
che, anche considerato in relazione al tempo e alle condizioni dell’opera, è certamente molto
modesto. Spirito errabondo, egli andò a cercare altrove miglior fortuna, ma non la trovò.
A Venezia è una figura minima: a Genova è uno sfruttato, e presta l’opera sua ad altri,
uso a vestirsi delle penne altrui. Con penne, quali Pietro era in grado di prestare, solo a
Genova era possibile spiccare il volo.

Ho già ricordato il contratto del 1501, fra Pietro e Leonoro dell’Aquila. Cinque anni
dopo (maggio 1506), i priori della Consorzia dei forastieri, istituita nella chiesa dei Servi
sotto l’invocazione della Madonna della Misericordia e di Santa Barbara, s’accordavano con
Leonoro per la pittura di un’ancona da collocarsi nella cappella del sodalizio. L’ancona era
già fatta. Nel contratto del 1506 l’ancona da dipingersi è descritta nel modo più minuto:
la descrizione risponde con precisione assoluta a quella dell’ancona che Pietro s’impegnava
a fare per Leonoro, nel 1501. L’opera di Pietro servì per l’impegno assunto da Leonoro
con la Consorzia ; pochi mesi dopo essa fu messa a posto e stimata e lodata dai pittori
Lorenzo da Pavia e Luca da Novara (ottobre 1506).

Leonoro è costantemente designato come pittore ; l’Alizeri accenna, in altro luogo,2
alle sue abitudini di far lavorare per sè pittori forestieri. Ebbe, malgrado ciò, credito e
fortuna. I priori dei Forastieri s’accordano con Leonoro prò precio librarum tncentarum
lanuinorum; Leonoro invece prometteva a Pietro, vero autore del lavoro, libras centum
quinquaginta. Povero Pietro ! Non gli era tolta soltanto la paternità dell’opera, ma gliene
veniva sottratta, in gran parte, la mercede. E a credere che egli avrà ripetuto, contro i Geno-
vesi, l’invettiva di Dante: del resto il caso che gli capitò ebbe a rinnovarsi, nella storia della
pittura ligure, a danno di maestri assai maggiori di lui.

Ecco tutto quanto può dirsi, in via di fatto e in via di congettura, della vita di Pietro.
E come dalle notizie della vita possiamo indurne la mediocre fortuna, così dall’esame delle
opere possiamo indurne il mediocre valore.

Fra le opere di Pietro, deve parlarsi in primo luogo di quella, già più volte rammen-
tata, che si conserva in un oratorio annesso alla chiesa di Santa Maria Formosa. E vera-
mente una povera cosa questa tavoletta, dove vedesi la Madonna, a mezza figura, con le
mani giunte, in adorazione del Bambino Gesù. Questi, in figura intera, nudo, siede su un
piccolo parapetto, ove è segnata la firma PETRVS . MESSANEVS. Il putto, dall’espres-
sione insulsa, dal naso schiacciato, dalle estremità tozze, è un vero mostriciattolo; la Ma-
donna, derivazione scialba da un tipo di Cima, ha un’espressione di serietà accigliata, che
traduce, come era dato al meschino pittore, quel sentimento, comune a tante Madonne del
tempo, di ansia materna, di tenerezza pensierosa, cui risponde l’atteggiamento interrogativo
del Bambino.

La Madonna ha il capo cinto d’un velo bianco e il corpo vestito da una tunica rossa
e da un mantello azzurro. Il fondo è,occupato per due terzi da una tenda di un rosso più
forte, che lascia appena visibile il paesaggio, d’una tinta azzurrina più chiara, ove sono

1 Di Marzo, Di Aìitonello da Messina e dei suoi 2 Alizeri, Notizie dei professori, ecc., voi. II, Ge-

congiunti, pag. S2-83. . nova, 1873, pag. 363-368.
 
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