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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

DOI issue:
Fasc. 5
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Brunelli, Enrico: Pietro de Saliba
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0409

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368

ENRICO BRUNELLl

diritto su un piccolo parapetto. Vi è una connessione intima fra questa composizione e
quella, poco sopra ricordata, della Galleria di Berlino. La Madonna, di forme cimesche rese
alquanto dure e rigonfie, di aspetto piuttosto severo, presenta, con quella di Berlino, una
affinità strettissima, quasi un’identità nell’atteggiamento e nei lineamenti; il Bambino è
variato, e, invece che verso la madre, si volge in senso opposto, verso un agnello che egli
trae a sè con una cordicella. La Madonna ha manto e tunica di stoffa pesante, di color
paonazzo cupo; le carni sono di un giallo torbido, con ombre forti, carboniose, opache. Nel
fondo il cielo, di un azzurro denso in alto, si rischiara in basso, su un paesaggio trattato
con qualche varietà e minuzia di accessori. Se la paternità del quadro può esser contesa
fra i due fratelli, è lecito affermare che esclusivamente fra essi, deve limitarsene la ricerca ;
e mentre l’affinità col quadro di Berlino farebbe pensare ad Antonello, l’esecuzione men che
mediocre sembra indicare Pietro. Veramente il quadro, esposto in luogo elevato e in pes-
sima luce, sconsiglia un’affermazione recisa; ma, osservando la mano sinistra della Madonna,
scorrettissima e di enorme lunghezza, io sono indotto a concludere per Pietro e a considerare
questa come un’altra opera sua che, per il carattere maggiormente antonellesco, precede a
quelle di Padova e di Venezia.

La ricerca della paternità si presenta assai più malagevole, per la seria antonellesca
dei busti di San Sebastiano. Va aggiunto ai quattro citati quello della collezione Hertz, qui
per la prima volta riprodotto. Questi busti non sono tutti di una mano sola, e vi è fra essi
una sensibile differenza di pregio ; il migliore senza dubbio e il più prossimo all’ arte di
Antonello seniore è quello dell’Istituto Stadel, il più rozzo è quello della collezione Hertz.
In quest’ultimo appunto, e in quest’ultimo soltanto, può a mio avviso vedersi, con proba-
bilità confinante con la certezza, la mano di Pietro.

Il San Sebastiano della collezione Hertz, nella serie dei busti, ricorda soprattutto per
l’atteggiamento quello della collezione Crespi. I busti Hertz e Crespi si differenziano dagli
altri tre, in quanto nei primi due la testa e il torso del martire sono disposti verso sinistra,
negli altri la testa si volge a sinistra e il torso si dispone all’opposto, verso destra; nei
primi due il martire protende la testa all’ indietro e affissa gli occhi al cielo, con espressione
di sofferenza acuta, mentre negli altri reclina la testa sulla spalla sinistra, mollemente, con
espressione di disgusto stanco, di abbattimento rassegnato, piuttosto che di dolore. Fra il
busto Crespi e il busto Hertz le differenze sono invece minime ; nel primo la testa è circondata
da una nube sottile di pulviscolo aureo, nel secondo da un nimbo bianco regolare, a due
cerchi concentrici ; nel primo i capelli, che scendono in massa abbondante e folta sulle spalle,
terminano lisci, nel secondo incorniciano il volto con le anella dei grossi ricci bene ravviati ;
nel primo la fronte è chiusa a triangolo dalla massa dei capelli e due ciocche di questi sfug-
gono in modo da formare su di essa una coda di rondine, nel secondo la fronte quasi scompare
fra gli archi tesi delle sopracciglia nere e la corona regolare dei ricci; nel primo, infine, le
frecce forano variamente il collo, le braccia, il costato, nel secondo sono infìsse simmetrica-
mente nelle mammelle. Da queste pur lievi differenze si comprende agevolmente la supe-
riorità dell’esemplare Crespi, più espressivo, più drammaticamente concepito, condotto anche
con maggiore vigoria nell’esecuzione. Questa, nell’esemplare Hertz, non potrebbe essere più
liscia, più piatta, più fiacca. Il corpo offre una superficie levigata, su cui i chiaroscuri fanno
l’effetto di macchie. Il colore è brutto; le carni sono di un giallo torbido monotono, nel fondo
è una luce di un verde incerto, su cui i contorni del corpo si profilano senza sufficiente rilievo.
Lo scorcio del naso è esagerato ; il torso, a destra, offre un difetto sensibile di modellatura, che
trova riscontro nel Cristo alla colonna della Galleria di Budapest. Fra le due opere, insipide
e vuote, è nell’esecuzione corrispondenza piena ; e la firma, segnata da Pietro a Budapest,
può valere per il San Sebastiano della collezione Hertz. E pure, rispetto a quella figura volgare
di Cristo, non può dirsi che questa figura di martire adolescente sia assolutamente priva di
ogni attraenza, non può dirsi che essa non desti qualche interesse. Traverso alla scialba imi-
tazione, s’intravede e si pensa alla bellezza giovanile, alla finezza del prototipo.
 
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