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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 6
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0495

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452

MISCELLANEA

Vivio valsero maggiore fama le sue scolture in cera
stuccata che non i commenti al Digesto, nei quali era
anche versato. Egli, come si è visto, migrò dalla patria
per venirsene a Roma e applicarsi quivi, nelle ore di
ozio, ai suoi prediletti lavori. Non è meraviglia perciò
che gli storici aquilani, all’infuori del Massonio, aves-
sero di lui taciuto e perfino lo stesso fratello Fran-
cesco, giureconsulto di grido, il quale nei suoi pon-
derosi trattati delle Decisiones Regni Neapolitani e
nelle Silvae communium opinionum fece somme lodi dei
suoi avi Girolamo ed Antonio, dei fratelli Ottavio in-
si gnis literaturae vir e Giulio, valente giureconsulto,
ma non disse una parola di Giacomo. Forse tra loro
regnava discordia ?

È da credersi che il Vivio oltre al bassorilievo ri-
cordato, ne avesse condotto a termine un altro di
significato e proporzioni non meno grandiosi. Il sog-
getto di questo secondo bassorilievo fu il Giudizio
Universale di Michelangelo, e ad elogiarne il pregio,
l’amico Massonio vi scrisse sopra due sonetti sfuggiti
pure a quanti s’occuparono fino ad oggi di notizie
patrie, compresi i più diligenti scrittori di cose aqui-
lane, il Dragonetti e il Leosini. I sonetti sono ripor-
tati alla pag. 88 e seg. del libretto a tutti sconosciuto,
che ha per titolo : Delle rime di Salvatore Massonio
detto V Avviluppato, Prencipe dell1 Academia de’Velati.
Prima parte. Dedicate al Baron Bartolomeo Fibioni
(Insegna dell’Aquila), hi Vicenza, Appresso Giacomo
Ce scalo, 1606. Con licenza de’ Superiori. I11-80. Ecco il
testo dei due sonetti che riproduco a semplice tito’o
di documenti non certamente come modello di bello
scrivere in poesia :

AL DOTTOR GIACOMO VIUIO NELL’OPRA DI BASSO . RILIEVO
DI CERA STUCCATA DA LUI FATTA DEL GIUDITIO DEL
BUONAROTL

Quel, ch’in parete accorta man dipinse
Voi rileuato il paragone hauete,

E tanto al paragon cede il parete,

Quanto maggior uaghezza il uostro attinse.

E se raro pennello unqua s’accinse
Ad altri simulacri, hor giace in Lete,

Voi sol, Viuio gentile, à uoi traete
Quant’ honor temerario altri mai cinse.

Già d’angelica man dipinta uscio
Quella prim’opra, hor la seconda uostra
Vien da l’onnipotente man di Dio ;

Questa eterni principi in sè dimostra,

Quell’è soggetta ah tempo edace, e rio,

Si ch’à l’una di par l’altra non giostra.

PER L’ISPESSO.

L’alto rilieuo tuo, cui tanto ammira,

Viuio gentil, la gran città di Marte

Raro vedrassi in. bronzi, in marmi, e’11’carte

Fra quanti in terra il sol discuopre e mira.

E’ 1 tempo, la cui forza ingorda, e dira
Qua giù diuora il tutto a parte, a parte,

Dirà, Questi per forza di nou’artè
Con opra eterna ad etern’ opra aspira.

Hora ben sei di doppio lume ornato,

L’ uno à Papinian la vista adombra,

L’ altro à Pigmalion la fama inuola.

A te, Viuio felice, il Cielo ha dato

Ch’inante al tuo l’altrui fauor com’ombra
Fuggendo si dilegui oscuia,e sola.

Nella descrizione del primo bassorilievo più sopra
riportata, il Vivio accenna, in un punto, ad un altro
componimento da lui scritto e intitolato : Specchio
universale, intorno a cui stava ancora occupandosi.
Ora il Massonio, 1 completando la notizia, soggiunge:
« Scrive ora lo specchio universale del quale fa men-
tione nel libro del discorso, oue si tratta degli effetti
della natura e dell’arte con mirabile ordine, con di-
scorsi dottissimi e con vaghissime figure di bellissimi
intagli ». Sembra da ciò che il Vivio si fosse applicato
anche all’incisione su rame; ma di quel componi-
mento io non ho trovato esemplare, nonostante la più
minuziosa ricerca. Forse non fu mai pubblicato.

Ho voluto ricordare, sulla testimonianza di fonti
bibliografiche, il nome e l’opera del Vivio finora sco-
nosciuti ; e non esito a credere, dopo quello che ho
esposto, che altri, con zelo più fortunato del mio,
vorrà applicarsi alla ricerca del luogo dove i due fa-
mosi bassorilievi possono essere custoditi. Varrebbe
la pena di farlo, per mettere in maggiore evidenza due
documenti d’arte al certo notevolissimi se, come non
dubito, le testimonianze storiche corrispondono ai
fatti- Forse i musei stranieri potranno additarci la loro
esistenza. E non mi meraviglierei che anche queste del
Vivio, come tante altre manifestazioni dell’arte abruz-
zese, fossero andate a cercarvi rifugio.

Sulmona, luglio del 1906.

Giovanni Pansa.

La pala d’AntonelIo da Messina a Palazzolo
Acreide. — Fra i molti documenti che Gaetano La
Corte-Cailler ha avuto il merito di trovare nell’Ar-
chivio di Messina,2 uno, di capitale valore, non è stato
a bastanza sfruttato. E quello in cui « honorabilis ma-
gis'.er Antonius de Anthonio, pictor, Civis nobilis Ci-
vitatis Messane» si’obbliga a dì 23 agosto 1474 di
dipingere «venerabilj dopmino Juliano Manjuni... de
terra palacioli » una Anmlnzìazìone. E il quadro esiste
ancora nella chiesa dell’Annunziata a Palazzolo Acreide
(provincia di Siracusa), come già assicurò lo stesso
La Corte-Cailler. La sua conservazione pessima, quale
può riscontrarsi dalla qui unita riproduzione per la
prima volta pubblicata, ci toglie purtroppo gran parte
del piacere artistico, ma non ci priva degli elementi
necessari per le conseguenze storiche.

Chi esamini senza prevenzioni il trittico che si
conserva nel Museo di Messina, firmato da Antonello
e datato del 1473, può facilmente accorgersi della man-
canza assoluta di elementi artistici veneziani, quali
invece troviamo abbondantemente nelle opere dal 1475
al 1478. In queste infatti è tutta una trasformazione
dell’arte antonelliana verso principi di armonia de-

1 Memorie cit., loc. cit.

2 G. La Corte-Cailler. Antonello da Messina, in Archivio
Sporico Messinese, anno IV, f. 3-4.
 
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