CORRIERI
465
I Riccomanni. — Questa famiglia di scultori di
Pietrasanta operò per tutto il Quattrocento : la tradi-
zione artistica fu iniziata da un maestro Riccomanno,
quegli che diede il nome e l’impulso a questa famiglia
d’artefici ; poi subito, fatta più degna per il valore di
Leonardo suo figlio, fu conservata negli anni con
attività e con fede.
Un’opera di Riccomanno, ancora oggi conser-
vata, è l’opera di un semplice scalpellino ma esperto
nella sua arte, abile tecnico, padrone del marmo,
come sempre furono gli artefici di Pietrasanta.
I frati di Sant’Agostino di Pietrasanta con stru-
mento del 16 dicembre 1431, rogato da ser Niccolò
di Coluccio da Pietrasanta, allogarono a Ricco-
manno e a suo figlio Leonardo l’ornamento che è
sopra i tre grandi archi della facciata della loro
chiesa ; ed i maestri si obbligarono per il prezzo
di 140 fiorini di dar compiuto in un anno quel
lavoro con tutte le dodici colonnine di marmo,
basi, capitelli, archetti e cornici. Così da questa
opera noi dovremo giudicare i maestri Riccomanno
e Leonardo come due scalpellini, nulla di più. Ma
a togliere ogni errore di giudizio premetto subito
questa osservazione : anche nel Quattrocento, come
oggi ancora, nei paesi delle cave tutti gli scultori,
anche i più degni, accanto alla bottega dove essi
lavoravano, avevano pure un laboratorio di marmi
dove per il piccolo commercio si eseguivano lavori
di poca importanza. Gli stessi artisti assumevano
quindi a solo scopo di guadagno, delle vere im-
prese commerciali. Non è quindi esatto fondare
un giudizio su tutta l’opera di maestro Riccomanno
basandosi sul modesto lavoro eseguito per la chiesa
di Sant’Agostino, l’unico lavoro che ci rimanga di
lui. Ed a riprova di questa conclusione ecco l’esempio
che ci offre subito maestro Leonardo. Questi che
nel 1331 s’incarica con il padre della povera orna-
mentazione di Sant’ Agostino , nell’anno succes-
sivo 1332, fuori di patria, a Sarzana, dove era giunta
la sua fama, assume la grande opera dell’Altare che
oggi ancora attesta solennemente la sua gloria di
scultore.
Gio. Iacopo Cristofori, nella sua qualità di operaio
delle chiese diSanta Maria e di Sant’Andrea di Sar-
zana, con atto di Ser Andrea del fu Iacopino de’
Griffi, rogato il giorno 8 novembre del 1432, diede
incarico a maestro Leonardo Riccomanni extruenda et
fabricanda quadam tabula de marmore prò malori altare
ecclesìe Sanate Marie e nel contratto definisce la struttura
di questo altare. Nel 1450 Andreola e Filippo Calan-
drini, Runa madre e l’altro fratello uterino di Nic-
colò V, vollero dedicare a San Tommaso, in onore
del pontefice che portava appunto questo nome, la
cappella a sinistra nel transetto del Duomo di Sar-
zana. Ampliata ed abbellita questa cappella per opera
dei maestri Antonio Maffiolo da Carrara e Benedetto
Beltrami da Campione, nell’interno fu trasportata
l’ancona che il Riccomanni aveva eseguito per l’altare
maggiore. L’opera bellissima è ancora a questo posto.
In questa nota riassuntiva tralascio la descrizione del-
l’altare ed accenno solo alle conclusioni dell’esame
stilistico. 1 L’ ancona è tutta opera di Leonardo Ricco-
Fig. 2 — Sarzana, Duomo
Particolare dell’altare suddetto - (Fotografia Alinari)
manni, egli da solo l’ha eseguita nei suoi più minuti
particolari, sempre diligentemente con la sua mano im-
peccabile. Questo maestro ha una grande anima mo-
derna, profonda nella penetrazione del carattere umano ;
egli vede la fisonomia particolare di ogni persona,
ben distinta da tutte le alrre e la fissa nel marmo
1 II Gerini, il Santini, il Varni attribuiscono questo altare a
Lorenzo Stagi e lo giudicano unanimemente inferiore all’altro che
sta nella cappella di fronte. Giovanni Sforza, nel suo volume su
Niccolò V, pubblica l’atto che alloga questo lavoro al Riccomanni.
L'Arte. IX, 59.
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I Riccomanni. — Questa famiglia di scultori di
Pietrasanta operò per tutto il Quattrocento : la tradi-
zione artistica fu iniziata da un maestro Riccomanno,
quegli che diede il nome e l’impulso a questa famiglia
d’artefici ; poi subito, fatta più degna per il valore di
Leonardo suo figlio, fu conservata negli anni con
attività e con fede.
Un’opera di Riccomanno, ancora oggi conser-
vata, è l’opera di un semplice scalpellino ma esperto
nella sua arte, abile tecnico, padrone del marmo,
come sempre furono gli artefici di Pietrasanta.
I frati di Sant’Agostino di Pietrasanta con stru-
mento del 16 dicembre 1431, rogato da ser Niccolò
di Coluccio da Pietrasanta, allogarono a Ricco-
manno e a suo figlio Leonardo l’ornamento che è
sopra i tre grandi archi della facciata della loro
chiesa ; ed i maestri si obbligarono per il prezzo
di 140 fiorini di dar compiuto in un anno quel
lavoro con tutte le dodici colonnine di marmo,
basi, capitelli, archetti e cornici. Così da questa
opera noi dovremo giudicare i maestri Riccomanno
e Leonardo come due scalpellini, nulla di più. Ma
a togliere ogni errore di giudizio premetto subito
questa osservazione : anche nel Quattrocento, come
oggi ancora, nei paesi delle cave tutti gli scultori,
anche i più degni, accanto alla bottega dove essi
lavoravano, avevano pure un laboratorio di marmi
dove per il piccolo commercio si eseguivano lavori
di poca importanza. Gli stessi artisti assumevano
quindi a solo scopo di guadagno, delle vere im-
prese commerciali. Non è quindi esatto fondare
un giudizio su tutta l’opera di maestro Riccomanno
basandosi sul modesto lavoro eseguito per la chiesa
di Sant’Agostino, l’unico lavoro che ci rimanga di
lui. Ed a riprova di questa conclusione ecco l’esempio
che ci offre subito maestro Leonardo. Questi che
nel 1331 s’incarica con il padre della povera orna-
mentazione di Sant’ Agostino , nell’anno succes-
sivo 1332, fuori di patria, a Sarzana, dove era giunta
la sua fama, assume la grande opera dell’Altare che
oggi ancora attesta solennemente la sua gloria di
scultore.
Gio. Iacopo Cristofori, nella sua qualità di operaio
delle chiese diSanta Maria e di Sant’Andrea di Sar-
zana, con atto di Ser Andrea del fu Iacopino de’
Griffi, rogato il giorno 8 novembre del 1432, diede
incarico a maestro Leonardo Riccomanni extruenda et
fabricanda quadam tabula de marmore prò malori altare
ecclesìe Sanate Marie e nel contratto definisce la struttura
di questo altare. Nel 1450 Andreola e Filippo Calan-
drini, Runa madre e l’altro fratello uterino di Nic-
colò V, vollero dedicare a San Tommaso, in onore
del pontefice che portava appunto questo nome, la
cappella a sinistra nel transetto del Duomo di Sar-
zana. Ampliata ed abbellita questa cappella per opera
dei maestri Antonio Maffiolo da Carrara e Benedetto
Beltrami da Campione, nell’interno fu trasportata
l’ancona che il Riccomanni aveva eseguito per l’altare
maggiore. L’opera bellissima è ancora a questo posto.
In questa nota riassuntiva tralascio la descrizione del-
l’altare ed accenno solo alle conclusioni dell’esame
stilistico. 1 L’ ancona è tutta opera di Leonardo Ricco-
Fig. 2 — Sarzana, Duomo
Particolare dell’altare suddetto - (Fotografia Alinari)
manni, egli da solo l’ha eseguita nei suoi più minuti
particolari, sempre diligentemente con la sua mano im-
peccabile. Questo maestro ha una grande anima mo-
derna, profonda nella penetrazione del carattere umano ;
egli vede la fisonomia particolare di ogni persona,
ben distinta da tutte le alrre e la fissa nel marmo
1 II Gerini, il Santini, il Varni attribuiscono questo altare a
Lorenzo Stagi e lo giudicano unanimemente inferiore all’altro che
sta nella cappella di fronte. Giovanni Sforza, nel suo volume su
Niccolò V, pubblica l’atto che alloga questo lavoro al Riccomanni.
L'Arte. IX, 59.