DOI Heft:
Fasc. 6
DOI Artikel:Cronaca
DOI Seite / Zitierlink: https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0516
CRONACA
473
luogo, di rimettere il naturale coronamento all’opera
celebrata.
Trieste. Restauri a San Giusto Finora si è proce-
duto ad assicurare le parti cadenti della vetusta basi-
lica, e l’opera merita encomio; ma ora comincia a
farsi strada l’idea di adornare il luogo, di rivestirlo
di pittura. E qui vai meglio di far sosta, e di rispon-
dere a queste domande: possiamo noi mutare il ca-
ratteristico effetto di quell’architettura che attesta dei
primi sforzi degli artisti romanici, incapaci ancora a
far uso dei loro strumenti? In quelle forme deboli,
incerte, non è forse scritta una pagina importante
della storia de’ primordi dell’arte romanica? Le poche
tracce della decorazione della navata mediana sono
scomparse quasi del tutto ; e chi può pensare di ri-
chiamare in vita le imagini della pittura medioevale?
Prendere a prestito le forme da altri monumenti, ap-
piccicarle al San Giusto, non significherebbe sempre
dargli una veste da maschera? Conserviamo perciò
religiosamente l’antico, puntelliamolo, teniamolo su,
non tocchiamone la superficie. Intorno alle arcate delle
navi si potrà richiamare tutt’al pili quella fettuccia che
vi girava attorno; e quando si arriverà all’abside cen-
trale, là dove è permesso di fare il nuovo, per essere
purtroppo un rifacimento di tempi moderni, si faccia
il nuovo, come può farlo Trieste, in una forma d’arte
intonata all’antico, ma ricca di forza propria, non con-
traffazione dell’opera dei tempi andati. E sia un’espres-
sione della vita nuova che anima la bella città, una
impronta di grandezza e di gloria! Tutti i tempi hanno
portato alle Cattedrali il tributo dell’arte loro: solo
noi, piccoli archeologi moderni, portiamo l’offerta di
contraffazioni dell’antico. Meglio sarà di provarci a
dire una parola nostra là dove è lecito dirla !
A. V.
L'Arte. IX, 60.
473
luogo, di rimettere il naturale coronamento all’opera
celebrata.
Trieste. Restauri a San Giusto Finora si è proce-
duto ad assicurare le parti cadenti della vetusta basi-
lica, e l’opera merita encomio; ma ora comincia a
farsi strada l’idea di adornare il luogo, di rivestirlo
di pittura. E qui vai meglio di far sosta, e di rispon-
dere a queste domande: possiamo noi mutare il ca-
ratteristico effetto di quell’architettura che attesta dei
primi sforzi degli artisti romanici, incapaci ancora a
far uso dei loro strumenti? In quelle forme deboli,
incerte, non è forse scritta una pagina importante
della storia de’ primordi dell’arte romanica? Le poche
tracce della decorazione della navata mediana sono
scomparse quasi del tutto ; e chi può pensare di ri-
chiamare in vita le imagini della pittura medioevale?
Prendere a prestito le forme da altri monumenti, ap-
piccicarle al San Giusto, non significherebbe sempre
dargli una veste da maschera? Conserviamo perciò
religiosamente l’antico, puntelliamolo, teniamolo su,
non tocchiamone la superficie. Intorno alle arcate delle
navi si potrà richiamare tutt’al pili quella fettuccia che
vi girava attorno; e quando si arriverà all’abside cen-
trale, là dove è permesso di fare il nuovo, per essere
purtroppo un rifacimento di tempi moderni, si faccia
il nuovo, come può farlo Trieste, in una forma d’arte
intonata all’antico, ma ricca di forza propria, non con-
traffazione dell’opera dei tempi andati. E sia un’espres-
sione della vita nuova che anima la bella città, una
impronta di grandezza e di gloria! Tutti i tempi hanno
portato alle Cattedrali il tributo dell’arte loro: solo
noi, piccoli archeologi moderni, portiamo l’offerta di
contraffazioni dell’antico. Meglio sarà di provarci a
dire una parola nostra là dove è lecito dirla !
A. V.
L'Arte. IX, 60.